EDITORIALE / EDITORIAL
Dignitas infinita?
Francesco Compagnoni
La Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede pubblicata l’8 aprile 2024 necessita di non poche premesse per essere percepita nella sua valenza originale presso coloro che non hanno dimestichezza con il mondo Vaticano o cattolico in genere.
Diciamo che si tratta di un documento sia teoretico/fondativo che di indicazioni per la prassi.
L’autore, il firmatario ufficiale, è il Cardinale Victor Manuel Fernández che ha la funzione di consultore teologico molto stretto di Papa Francesco. Tanto da essere stato recentemente messo a capo del dipartimento vaticano più importante dal punto di vista dottrinale e disciplinare.
In pratica il cardinale elabora, sviluppa, redige, propone al Papa i testi che il Pontefice ritiene importanti ed in tal modo il nostro testo è espressione diretta di Papa Bergoglio. Nella Presentazione il cardinale dice: «Il Papa [il 13 novembre del 2023] … mi ha inoltre chiesto di evidenziare nel testo tematiche strettamente connesse al tema della dignità, come ad esempio il dramma della povertà, la situazione dei migranti, le violenze contro le donne, la tratta delle persone, la guerra ed altre».
Chi ha letto il volume/intervista LIFE. La mia storia nella Storia, scritto dal Papa stesso con il giornalista Fabio M. Ragone, può comprendere la Dignitas infinita come il fondamento teoretico e “amministrativo” che sta dietro e sostiene l’auto comprensione di Papa Bergoglio. In LIFE abbiamo l’esposizione dei sentimenti e pensieri personali di questo vescovo gesuita, ma in DIGNITAS ne vediamo le strutture portanti e le conseguenze operative.
Non per nulla il Card. Fernández nell’Introduzione a DIGNITAS racconta l’iter di nascita ed elaborazione del documento, parallelo allo sviluppo dell’azione multiforme del Papa. Non uno sviluppo di “parallele che non si incontrano mai”, bensì i “due binari di una stessa linea ferroviaria”, o se si vuole: LIFE sono i binari sui quali si muove Bergoglio, mentre le traversine che li sostengono sono esposte nella DIGNITAS. Perché Bergoglio in questo è molto simile a Roncalli: entrambi non sono dei filosofi/teologi teoretici ma uomini di governo che perseguono ideali ben radicati perché personalizzati.
Detto questo, ci possiamo chiedere: qual è dunque il significato di DIGNITAS sia all’interno della vasta chiesa cattolica che del mondo che la circonda? Non dimentichiamo che la chiesa cattolica a livello globale è una delle più vaste strutture sociali in assoluto e che quindi ha delle responsabilità di istanza morale non trascurabili.
La Dichiarazione è composta da due parti essenziali: una teoretica e una operativa. Operativa nel senso che si risale da tutta una serie di azioni indicate come contrarie alla dignità della persona umana per mostrare come certe linee teoretiche ci aiutino a fondare questo rigetto ed a prepararne al contrario gli sviluppi positivi. La metodologia è parallela a quella della nostra esperienza individuale: vedere atti e situazioni che ci urtano moralmente ci aiuta molto a formulare e attualizzare i nostri valori morali, spesso impliciti.
Qualche cosa di simile aveva inteso fare Giovanni Paolo II con la sua enciclica Veritatis Splendor (1993).
Trent'anni dopo la situazione intra-ecclesiale e quella della secolarizzazione dell’Occidente è diversa, le facoltà di teologia cattolica sono in crisi di alunni e di docenti accademici, il clero è diminuito e soprattutto invecchiato. E poi ora i mass media hanno preso una tale rilevanza sociale da condizionare letteralmente ogni ambito del pensiero e dell’azione dei singoli e delle istituzioni sociali.
Questo però non ci dispensa dalla convinzione che sia necessario per un dialogo interno ed esterno aver chiari quali sono le proprie posizioni dalle quali partire per il dialogo, e da proporre anche ad altri. La fluidità sociale non deve riversarsi sul dialogo teoretico, altrimenti si fa dello small-talk, del dialogo da salotto e non della discussione seria ed impegnata.
DIGNITAS, nella mia comprensione, è dunque per Papa Francesco l'esposizione dei principi cattolici che reggono l’antropologia cristiana nel mondo presente e che quindi ha ricadute precise per uscire da “alcune gravi violazioni della dignità umana”. L’elenco di queste ultime inizia con il “dramma della povertà, la guerra, il travaglio dei migranti…” per elencare anche “abusi sessuali, aborto, maternità surrogata …” mostrando, come già accennato, che il Papa ha espressamente integrato l’istanza sociale a quella bioetica. Giornalisticamente si parlerebbe - se non fosse una sciocca banalità – di destra conservatrice e di sinistra progressista.
Papa Francesco, lo sappiamo è fatto di un’altra pasta da quella di Giovanni Paolo II e proviene da un contesto sudamericano (e mondiale) ben diverso. Le “sue scelte pastorali” circa l’ammissione all'Eucaristia dei divorziati risposati o la benedizione dei matrimoni omosessuali, non sarebbero probabilmente condivise dal Papa polacco, ma questo non ci può far concludere che la loro antropologia cristiana ed umana sia molto diverse. GP II era stato docente di Etica Filosofica all’Università di Lublino e Papa Francesco Arcivescovo di Buenos Aires: le idee altamente astratte non sono marcate geograficamente, mentre lo sono i sentimenti e l’autocomprensione.