Il secondo volume della collana Persona, Imprese e Società 2 è un utile manuale per conoscere il bilancio sociale. Il testo, curato dal professor Rusconi e dal responsabile Area Responsabilità Sociale d’Impresa presso le Acli Milanesi, Michele Dorigatti, è la raccolta di 12 contributi di autori diversi che dalla teoria più generale (poca) fino all’esame di più casi pratici ci spingono alla conoscenza della rendicontazione sociale.
Il Professor Rusconi, ordinario di ragioneria ed etica di impresa e bilancio sociale presso la Facoltà di Economia di Bergamo, apre gli interventi con una chiara e schematica descrizione di cosa è un bilancio sociale e a cosa serve, come dovrebbe essere fatto, ovvero i principi di redazione, e quali sono i contro di una simile rendicontazione. Molto utile l’ampia bibliografia che permette di approfondire questa introduzione stringata e senza fronzoli. Il secondo capitolo ci catapulta subito nel tecnico. La Prof.ssa Gabrovec Mei (di economia Aziendale a Trieste), dopo una breve analisi dei vari modelli di bilancio sociale si concentra su due standard - uno italiano, il GBS, ed uno internazionale, il GRI - mettendoli a confronto su caratteristiche, struttura e contenuto. Quindi concentra l’ultima parte del lavoro sulla determinazione del Valore aggiunto e sulla sua ripartizione, che è indubbiamente l’elemento centrale e di sintesi di ogni forma di rendicontazione sociale. Le formule e gli schemi permettono un immediato utilizzo.
Il terzo “paper” (che forse andava posto in seconda posizione) esamina la letteratura internazionale, soprattutto anglosassone, sull’utilità o meno della rendicontazione sociale. Il dott. Contraffatto, ricercatore di strategia aziendale e di accounting, dopo una breve analisi storica, inquadra gli economisti in diversi schieramenti: i liberisti radicali, i radicalisti socialisti, i managerialisti e gli educazionalisti. A parte la scarsa fantasia nei nomi, l’analisi teorica è ben strutturata e sintetizzata. Potrebbe essere utile per creare un test sui manager per comprendere la loro disposizione d’animo alla rendicontazione sociale.
Il quarto contributo è un abstract di John Elkington, guru della sostenibilità aziendale, dal suo testo Cannibals with forks: the Triple Botton Line of 21st Century Business. L’autore allarga il discorso dalla rendicontazione sociale ad un approccio strategico che le imprese dovrebbero avere per accrescere la loro sostenibilità: la Triple Bottom Line. Ovvero l’idea che le imprese debbano incorporare nella propria strategia obiettivi di prosperità economica, di qualità ambientale e di giustizia sociale. L’autore molto schematicamente pone delle domande a cui ogni azienda dovrebbe rispondere, non solo in termini di comunicazione esterna, ma in fase di pianificazione strategica. Molto utile per un primo briefing di sostenibilità.
Il quinto intervento è consequenziale al precedente e molto specifico: si occupa di descrivere, a grandi linee, il modello Q-Res, in cui il bilancio sociale è solo una fase di un processo di responsabilizzazione. L’autrice Emma Baldin introduce il modello con una analisi teorico - contrattualistica molto interessante.
Il sesto intervento e il settimo intervento uno del Prof Luciano Hinna, esperto di bilanci sociali, l’altro di Marco Livia direttore dell’IREF trattano il tema della rendicontazione sociale nel settore non profit. Forse il documento di Livia andava preposto a quello di Hinna, in quanto più generale sul passaggio da bilancio sociale a bilancio di missione. Il testo del professore di Tor Vergata invece si concentra sulle fondazioni di origine bancaria e sul ruolo del bilancio di missione più come fase di un processo strategico che di documento comunicativo. Luisa Pulejo autrice di varie opere sulla responsabilità sociale d’impresa, descrive nel suo contributo evoluzioni e prospettive del bilancio sociale in Francia che è documento obbligatorio per talune imprese fin dal 1970. In realtà tale documento descrive solo alcuni elementi riguardanti i rapporti di lavoro e non compie un esame su tutti gli stakeholders. L’autrice effettua comunque un’analisi del contesto normativo per poi concentrarsi sui limiti del modello statale e sulla distanza tra intenzioni del legislatore ed applicazione pratica. Chiude il lungo intervento con delle riflessioni sulle future prospettive della rendicontazione sociale in Francia.
Il nono intervento è un po’ atipico e tratta dei premi e dei sistemi di benchmark per i bilanci. In particolare analizza l’Oscar di bilancio e la sua evoluzione nel tempo, da premio per la trasparenza e la chiarezza della rendicontazione civilistica, a premio per una comunicazione triple bottom line. L’autore è Ruggero Bodo, socio fondatore di Sodalitas.
Gli ultimi 3 capitoli sono dedicati a tre casi: Sabaf, BCC di Treviglio e Geradadda, Granarolo. Il caso Sabaf è presentato dal coordinatore del progetto bilancio sociale della società stessa; il contributo (forse troppo breve) fa che un’analisi di struttura molto oggettiva del documento di rendicontazione ma non risponde appieno alle aspettative del titolo “dalla cultura d’impresa alla gestione della sostenibilità”. Sabaf infatti per gli analisti di CSR è un’azienda modello e ci si sarebbe aspettato una descrizione un po’ più approfondita. Molto più dettagliato e completo il caso sulla BCC di Treviglio e Geradadda, presentato da un responsabile dell’azienda e un consulente esterno. Dopo una sintetica descrizione dell’attività e dell’identità aziendale, si spiegano i motivi del documento ed il processo seguito (tra l’altro evidenziando l’integrazione con il piano strategico e la prospettiva di miglioramento continuo). Viene brevemente descritta la struttura del documento riportando alcuni indicatori “sociali” e sottolineando l’importanza dell’analisi del valore aggiunto. Si evidenzia poi la componente comunicativa (d’altronde è il tema del volume) e si conclude con l’obiettivo futuro: il maggior coinvolgimento degli stakeholder.
Dulcis in fundo il caso Granarolo, descritto da Maria Luisa Parmigiani che ha collaborato alla redazione del bilancio sociale della società. La consulente descrive il processo culturale - organizzativo che ha permesso a Granarolo di diventare un modello di impresa socialmente responsabile (oltre che supportarne il successo di mercato). In particolare analizza quattro aree rilevanti toccate dalla redazione del bilancio sociale che sono state le fasi storiche di questo processo. Il contributo continua con una ricostruzione della struttura del bilancio attraverso l’evoluzione storica e le varie figure coinvolte nella redazione, per concludere con le aree di miglioramento. Certo è che non bastano 16 pagine per descrivere l’interessante modello di Granarolo.