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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

La FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, con sede principale a Roma) ha lanciato un Decennale del Family Farming (2019-2028), dell’agricoltura familiare.pdf
Il nome stesso della campagna fa tornare alla mente i nostri nonni contadini, oppure tutto lo sforzo della pubblicità delle imprese agro-alimentare per convincerci che i loro prodotti sono genuini e vengono prodotti dalla terra con metodi d’altri tempi.

Entrambi i ricordi, come spesso accade, sono ‘mitologici’.

Ah, i bei tempi antichi delle famiglie contadine, quando tutti insieme e concordi lavoravano lo stesso fazzoletto di terra!

Ah, i prodotti genuini della terra che esse producevano senza concimi chimici e anticrittogamici!

In realtà tutti sappiamo bene quanto fosse dura la vita contadina di qualche decennio fa e quanto sia ambigua la pubblicità delle grandi Food Companies.

Anche l’aspetto religioso fa parte di questa figura mitizzata. Si pensi al famoso quadro L'Angélus dipinto da Jean-François Millet, realizzato nel 1859 e conservato nel Museo d'Orsay di Parigi, dove la famiglia contadina prega sul campo, in piedi, prima di rientrare per la cena.

Non che la famiglia contadina del passato non fosse religiosa, ma non va dimenticato che la sua totale dipendenza dalla meteorologia e dalle condizioni sociali, favoriva non poco la sua devozione.

Ma soprattutto non va dimenticato che questo lavoro famigliare della terra è oggi ancora molto attuale in molti paesi. La FAO, appunto, calcola che l’80% della produzione alimentare mondiale viene ancora dal Family Farming, e che le imprese di questo tipo siano 500 milioni.

Si veda la piattaforma dell’iniziativa altamente informativa e comprensiva

http://www.fao.org/family-farming/background/en/

«Why family farming? Family farming is the predominant form of agriculture both in developed and developing countries. There are over 500 million family farms in the world.  Family farmers range from smallholder to medium-scale farmers, and include peasants, indigenous peoples, traditional communities, fisher folks, mountain farmers, pastoralists and many other groups representing every region and biome of the world.  They run diversified agricultural systems and preserve traditional food products, contributing both to a balanced diet and the safeguarding of the world’s agro-biodiversity.  Family farmers are embedded in territorial networks and local cultures, and spend their incomes mostly within local and regional markets, generating many agricultural and non-agricultural jobs.  All the characteristics above mean that family farmers hold the unique potential to move towards more productive and sustainable food systems if policy environments support them in this path».

E ancora:

«More than 90 percent of 570 million farms worldwide are managed by an individual or a family and rely primarily on family labour. Family Farms produce more than 80 percent of the world’s food in value terms, confirming family farming’s central importance in world food security today and for the future generations».

Se si esplora questa piattaforma del Decennale FAO saltano subito agli occhi i database di diverso tipo che sono unici e molto utili per la consultazione diretta.

Da un punto di vista etico è agevole, dopo l’analisi dei dati, cogliere i valori sottesi e prospettici dell’impresa contadina. La sua coincidenza con la famiglia la rende essenziale per il processo di integrazione dei singoli membri nella più ampia socialità, inoltre costituisce una palestra di iniziativa locale che contrasta con la “globalizzazione selvaggia” che riconosce solo il profitto come finalità dell’impresa. La famiglia contadina lega tra loro e al territorio persone affini e ne mantiene un legame forte con lo stesso.
Inoltre questa grande massa di operatori economici, proprio per il loro stretto legame con la natura biologica, possono essere spinti a rispettarla ed a gestirla in modo sostenibile. A differenza di tante altre forme di produzione di beni e servizi.

I primi tre articoli del nostro fascicolo vogliono dunque essere il nostro contributo a questo decennale e di riconoscimento delle benemerenze della FAO, spesso accusata di inefficacia.

Aggiungiamo il cap. 2 della tesi di dottorato in Scienze Sociali presso l’Angelicum di Olha Kostyuk: Contributi socio-economici delle imprese dei migranti a Roma. Il caso degli imprenditori ucraini e moldavi. Il lavoro presentato alla fine dell’anno accademico 2018-19 è stata diretta dal Prof. Cristiano Colombi, mentre il Prof. F. Compagnoni è stato il secondo relatore. A giudizio della commissione d’esame il lavoro è uno dei migliori presentati negli ultimi decenni alla Facoltà.

Nella rubrica Spazio Aperto/Open Space presentiamo sei preziosi contributi di giovani studiosi dal Centro Est Europa che investigano l’impatto della Dottrina Sociale della Chiesa nei loro rispettivi Paesi sotto un punto di vista specifico. Questi giovani hanno partecipato, insieme a quattro altri nel luglio 2019 ad una Summer School a Roma presso l’Angelicum sul tema: “Catholic Social Thought in Central and Eastern Europe” presso la Facoltà di Scienze Sociali. L’attenzione principale è stata portata su: “Catholic Social Thought and Migration.” 

In tal occasione e subito dopo ha avuto luogo anche un incontro su tra docenti di Dottrina Sociale della Chiesa nel Paesi della stessa area geografica. I loro contributi saranno presto disponibili all’inizio del 2020 come volume edito dalla Angelicum University Press, sotto il titolo: In a Different Voice. Reflections on the Catholic Social Thought from and for Europa.

 

La rubrica Una Pagina Classica/A Classical Text è dedicata a Primo Mazzolari, con un brano scelto per noi dal presidente della sua Fondazione Bruno Bignami.

 

Francesco Compagnoni

 

 

 

 

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