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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

Piccoli agricoltori in Mozambico:

una scommessa per il futuro

Bruno Bignami

In queste poche righe, vorrei provare a condividere una analisi, seppur succinta e non esaustiva, su un esempio di approccio all’agricoltura familiare in un contesto di estrema povertà quale è il Mozambico. pdf
A tal fine è necessario anzitutto comprendere alcune caratteristiche del paese per poter poi entrare più in dettaglio con analisi più specifiche.

Il Mozambico rimane uno dei paesi più poveri del mondo1, ha una popolazione di oltre 27 milioni di persone, di cui più della metà ha meno di trent'anni2. La speranza di vita alla nascita è inferiore a cinquantacinque anni. Elevati livelli di fame e malnutrizione sono prevalenti sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Epidemie mortali come la malaria, la tubercolosi e l'HIV/AIDS continuano ad alterare negativamente la struttura sociale del Mozambico e la promozione della parità di genere rimane una sfida. Circa il 52% della popolazione mozambicana è costituita da donne e il 72,2% delle donne vive in zone rurali. Gli indicatori di sviluppo umano per le famiglie guidate da donne sono estremamente bassi. Sono stati compiuti sforzi per garantire l'accesso all'istruzione, ma permangono discrepanze, soprattutto per le ragazze delle regioni più povere (spesso rurali). I tassi di completamento degli studi rimangono estremamente precari in tutto il paese. I livelli di analfabetismo sono molto più elevati tra le donne (63,1%) che tra gli uomini (33,2%). Le donne e le ragazze, in particolare, sono il gruppo più vulnerabile all'HIV/AIDS, con una percentuale di donne affette dal virus tre volte superiore a quella degli uomini nella fascia di età 15-24 anni.

L'agricoltura è la principale fonte di reddito in Mozambico; il settore occupa il 90% della forza lavoro femminile e il 70% di quella maschile e rappresenta un pilastro dell'economia nazionale, contribuendo a più del 20% del PIL. Si stanno compiendo progressi nella realizzazione di un'agricoltura sostenibile, ma essa è ancora ostacolata dallo scarso accesso dei piccoli agricoltori ai fattori di produzione e ai mercati.

A ciò si aggiunga che il Mozambico è uno dei paesi più esposti alle calamità naturali. Estremamente ricorrenti sono sia le inondazioni che le gravi siccità, causando danni significativi ed insicurezza alimentare. A tal riguardo si ricordano i 2 cicloni Idai e Kenneth che a Marzo e Aprile u.s. hanno distrutto migliaia di case ed ettari di colture, colpendo più di un milione di persone.

Ma come spesso succede nei paesi più poveri, avere un’agricoltura così diffusa non sempre vuol dire sicurezza alimentare; infatti l'alimentazione rimane un grave problema in Mozambico. Più del 40 per cento dei bambini al di sotto dei cinque anni sono cronicamente malnutriti.

In questo contesto la strategia governativa circa la sicurezza alimentare e la nutrizione definisce come obiettivo centrale lo sviluppo sociale ed economico, il soddisfacimento del fabbisogno alimentare e la creazione di posti di lavoro per combattere la fame e la povertà assoluta nel paese. Riconosce, altresì, la necessità di aumentare la produzione locale così da soddisfare il fabbisogno nutrizionale in termini quantitativi e qualitativi.

Per rispondere a queste sfide molte organizzazioni internazionali e della società civile hanno iniziato ad agire in termini di agricoltura familiare. Non quindi lo sviluppo di un’agricoltura commerciale su larga scala, di cui comunque non mancano gli esempi, ma un approccio volto a sostenere e rafforzare il lavoro e l’iniziativa dei piccoli e piccolissimi agricoltori. Non dimentichiamo, infatti, che la quasi totalità della popolazione impegnata in attività agricole, possiede solo un piccolo appezzamento di terra inferiore all’ettaro e rudimentali strumenti da lavoro. Ma sono proprio essi stessi il più grande e potenziale fattore di sviluppo e di contrasto anche ai cambiamenti climatici. Sono agricoltori che vivono ben al di sotto della soglia di povertà e che hanno bisogno di un sostegno oserei dire a 360 gradi: migliorare le proprie conoscenze su tecniche agricole, migliorare approccio all’uso del suolo, cominciare a sviluppare conoscenze di base sul mercato, igiene, gestione etc. Sembrerebbe una sfida impossibile e invece i risultati che si apprezzano, anche solo dopo qualche anno, sono decisamente interessanti: la loro vita cambia totalmente, il loro modo non solo di vivere ma anche di pensare al loro futuro ai loro figli all’importanza della loro comunità, addirittura i loro stereotipi tradizionali possono vedere degli sviluppi inattesi.

A titolo di esempio, voglio citare la mia esperienza con alcune comunità rurali della Provincia di Tete una delle più povere del paese. Ho avuto la possibilità di lavorare con alcune famiglie di agricoltori che hanno scelto di partecipare a un Programma di sviluppo agro-zootecnico secondo le caratteristiche brevemente accennate in precedenza. Queste famiglie sono state aiutate a costituirsi in associazioni di agricoltori.

In ognuna di queste associazioni, c'è un comitato agricolo che trasmette ai membri dell'associazione e alle famiglie le conoscenze sulle tecniche di produzione agricola, di ripopolamento del bestiame, risparmio e credito rotativo.
Maria, 41 anni, è una delle partecipanti alle associazioni che ci ha raccontato come la sua vita sia radicalmente cambiata da quando è entrata a far parte del progetto di appoggio alle famiglie di agricoltori della sua zona: «…per tutta la vita ho pensato che solo gli uomini potessero occuparsi di questioni legate alla produzione di reddito per la famiglia, ammetto che per me è sempre stata una dipendenza totale. Poi ho partecipato al progetto e ho capito molto presto che le cose potevano essere diverse. Già dopo il primo anno ho iniziato a produrre bene e a vendere i miei prodotti al mercato locale». Maria l’anno scorso, oltre alla produzione necessaria al fabbisogno della sua famiglia, è riuscita a vendere 300 kg di pomodoro che le hanno generato 4.500 meticais (80 dollari circa), 100 kg di cavolo che ha venduto per 2.000 meticais (35 dollari circa) e 50 kg di cipolla che le hanno dato 3.200 meticais (50 dollari circa). Per la prima volta Maria ha potuto disporre di più di 160 dollari.

Maria è sposata e la sua famiglia è composta da sei persone. Ci ha raccontato che con quei soldi, ottenuti dalla commercializzazione delle sue verdure, è riuscita a pagare le rette scolastiche per le sue due figlie che studiano nel vicino centro di Moatize e che è stata in grado di comprare vestiti e sostenere altre spese domestiche.

Un altro agricoltore, Manuel, ci ha invece raccontato la sua esperienza nell'uso del compost biologico che ha imparato a produrre. Ci ha detto che ha potuto osservare tanti cambiamenti nella sua capacità produttiva, evidenziando il recupero della fertilità del suolo e come questo si sia riflesso nell'aumento della produzione.

Con un campo di due ettari, Manuel ci ha raccontato che riesce a produrre abbastanza da permettere alla famiglia di nutrirsi e anche vendere l’eccedente e coprire altre spese necessarie della sua famiglia.

Sono solo alcuni esempi, semplici ma esplicativi, che ci hanno fatto apprezzare come investire sull’agricoltura famigliare, insegnando nuove tecniche, un nuovo approccio al suolo, nuove conoscenze circa l’uso degli alimenti, la creazione di piccole attività imprenditoriali, tra le varie iniziative portate avanti, non solo cambiano la vita delle persone ma cominciano anche ad innescare meccanismi di sviluppo di respiro decisamente più ampio: i genitori vogliono far continuare gli studi anche alle figlie (che di solito dopo il primo ciclo di scuola venivano avviate alle attività domestiche o dei campi), la qualità e la quantità dei prodotti divengono fattori rilevanti, l’uso delle risorse naturali viene visto come un bene da preservare etc. Abbiamo potuto vedere che aiutare le persone più bisognose ad uscire da situazioni di povertà estrema in una prospettiva di sviluppo a lungo termine da’ frutti se si parte dalle persone senza la pretesa di voler cambiare, anzitutto, macrostrutture economiche o politiche.

Vorrei concludere questa breve riflessione con le parole che Vaclav Havel ha usato dopo la caduta del muro di Berlino, e che ritengo siano attuali anche oggi: “…un cambiamento in meglio delle strutture che sia reale, profondo e stabile oggi non può partire dall’affermarsi dell’una o dell’altra concezione politica, ma dovrà partire dall’uomo, dall’esistenza dell’uomo, dalla sostanziale ricostituzione della sua posizione nel mondo, del suo rapporto con se stesso, con gli altri, con l’universo…solo con una vita migliore si può costruire anche un sistema migliore…”3 .

 

Gabriele Bertani

 

NOTE:

1 180 su 187 paesi valutati nell'Indice di Sviluppo Umano 2017
2 Population Census, 2017
3 Vaclav Havel: Il Potere dei Senza Potere (1978)

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