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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

1. Il fascicolo della rivista è dedicato al rapporto tra queste due grandezze storiche. Previamente però sono necessarie alcune precisazioni per poter delimitare il fenomeno di cui stiamo trattando.pdf

Io direi che per prima cosa bisogna fissare dei limiti spazio-temporali. Noi parliamo qui della vasta area dei paesi “d’origine cristiana”, quindi d’Europa e dell’America (in concreto degli USA). Inoltre ci riferiamo all’epoca attuale e non ad eventuali altri tempi di esplorazione.

2. Poste queste limitazioni non da poco, è necessario aggiungere che anche in Occidente il fenomeno attuale ha radici lontane e prossime che si possono dividere in due solchi.

Il primo di essi è la ‘prima’ secola-rizzazione come espropriazione dei beni del clero, la sua esclusione dalle funzioni statuali e dalle scuole, addirittura la soppressione di ordini religiosi e strutture ecclesiastiche. Questo grosso modo è avvenuto dal secolo XVII ( iniziando con le guerre di religione) al secolo XX (in Francia con l’anticristianesimo massonico, in Germania con il nazional-socialismo e nei paesi comu-nisti dell’est europeo).

Il secondo è la secolarizzazione dei compor-tamenti dei membri di una popola-zione: l’allontanamento dall’appartenenza alla co-munità religiosa, non sostentamento volon-tario delle strutture ecclesiali, oppo-sizione al ruolo pubblico dei leader religiosi anche nei mass media. L’esempio più eclatante, perché avvenuto apparentemente in un breve periodo, è il caso dell’Irlanda cattolica. Sembra che le strutture ecclesiali ed ecclesiastiche siano state le responsabili di tutti i mali del paese: si è giunti a togliere all’ambasciata irlandese presso la Santa Sede la sede romana. Ritengo che fondamentalmente tutto quello che è avvenuto in questo caso esemplare non sia dovuto ad uno stato particolarmente grave ed immorale della chiesa cattolica d’Irlanda, ma ad un cambiamento di attitudine di parte della popolazione nei suoi riguardi. La religione tradizionale non più guardata come bene prezioso ed utile, bensì come male immorale, da estirparsi nel più profondo.

3. E’ di questa ‘seconda’ secolarizza-zione che ci occupiamo nel fascicolo.
Per avere comunque una breve ma succosa introduzione storica all’uso dei due termini di cui discutiamo si può leggere quanto scrive il nostro economista Ferruccio Marzano. Ciò non deve sorprendere, perché l’economia è una scienza umana e quindi ha le sue radici profonde nella filosofia sociale e politica.

Ora, i fautori della prima secola-rizzazione intendevano abbattere le strutture ecclesiastiche secolari perché ritenevano che (perlomeno) avessero fatto il loro tempo e che ora “il popolo” dovesse essere liberato. Liberazione borghese quella della Rivolu-zione francese e di molte dell’Ottocento. Li-berazione proletaria quella comunista. Libe-razione ‘eroica’ quella nazionalsocialista.

Ma sempre di liberazione si parlava! E del cammino verso la democratizzazione, del potere attribuito al popolo liberato, cioè di un cammino verso la democrazia.

Attualmente che la religione è in apparente ritirata nei nostri paesi, lo è perché i cittadini sono più istruiti, più liberi, più dotati di comunicazione vicina e lontana? Perché quindi regna più libertà, consapevolezza, conoscenza, coscienza, autodeterminazione, democrazia?

Non è una novità l’affermare, come sostengono non pochi sociologi della religione, che quello che è in evidente ritirata è la religione organizzata, delle chiese stabilite, con strutture tradizionali. Mentre quella diffusa, individuale o di gruppi in qualche modo autonomo non lo sarebbe affatto.

4. Ci sembra significativo a questo riguardo il libro di Roberto Cartocci che presentiamo nella recensione di Marcin Lisak (sociologo polacco). Il metodo d’indagine perseguito da Cartocci rappresenta assolu-tamente una novità: si basa su indicatori estratti da dati statistici sicuri, quelli dell’istituto statistico nazionale italiano.
E’ limitato per la portata, certo, e non solo perché si riferisce solo all’Italia. Ma il suo modo di procedere ci sembra convincente e promettente a livello empirico.

5. Il saggio di Alberto Lo Presti su Böckenförde ci mostra un aspetto del problema quasi opposto a quello di Cartocci. Il giurista tedesco si riferisce allo stato contemporaneo, quindi ‘laico’ e democratico, e si chiede se i suoi fondamenti teoretici sono autofondantesi oppure se invece tali fonda-menti non pendano nel vuoto. Per capirci: i diritti umani alla base delle Costituzioni contemporanee come possono essere fondanti ‘democraticamente’ in regime di pluralismo formale ?

6. A livello storico, una risposta possibile è quella che ci da Allen Moran con la sua articolata storia della libertà religiosa negli USA. Tale libertà costituisce chiara-mente uno dei diritti umani fonda-mentali date tutte le implicazioni di altri diritti che in essa convergono. Ma essa è legata alla democrazia americana fin dal principio, anzi proprio dal principio. E’ interessante, ad esempio, quanto Moran afferma a proposito del 4° Presidente Madison: “Among his arguments for keeping church and state separated, however, one does NOT find the modern prejudices that religion has nothing good to contribute to civic society or that religion in all of its forms is hostile to true freedom.”

In questo senso oggi ci sono quindi dei democratici che sostengono che la religione è contraria alla libertà nella società, e quindi alla stessa democrazia. Come non ricordare qui Hans Kelsen quando sostiene che la società democratica si fonda sullo scetticismo e che lo stato liberale relativista è l’unica espressione possibile di democrazia ? Il credente, quindi, non può essere un buon cittadino perché sicuro delle sue convinzioni che vuole imporre anche agli altri; solo chi dubita può essere democratico.

7. Ma anche il contributo di Alejandro Crosthwaite sulla tipica secolarizzazione nei mass media americani ci apre prospettive non banali. “This essay will demonstrate that in the current U.S. cultural milieu, it is the secular and liberal trend in Hollywood that is not reflective of a largely traditional and devout America – a particularly social, cultu-ral and religious phenomenon that is unique to the United States among the highly Indus-trialized and modern nations of the world”.

8. L’implicita domanda che mi sono posto all’inizio - c’è una relazione tra secola-rizzazione e democratizzazione? - potrebbe allora avere un tentativo di risposta. La democratizzazione - che è stata possibile per la diffusione del benessere, della cultura, della scienza, e delle visioni del mondo corrispon-denti - non favorisce le chiese stabilite. Queste hanno gerarchie di comando e di credenza rigide e lasciano tendenzialmente poco spazio all’iniziativa individuale fuori della tradizione. Ma non c’è una relazione tra democrazia e secolarizzazione della religione ‘interiore’, o per lo meno questa relazione dovrebbe essere provata. Comunque oggi non si nasce più in una confessione religiosa, la si deve scegliere e questo è forse un effetto della pdfdemocrazia pluralista prima ancora culturale che politica.
In fondo la seconda secolarizzazione è un fenomeno degli ultimi decenni. Prima abbiamo avuta una storia bimillenaria del cristianesimo di tutt’altro genere. Dovremo attendere ancora del tempo per verificare se la svolta attuale è epocale e per vedere in che senso essa si svilupperà.

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