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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

 

1. L'incidente accorso all'aereo spia americano il 1 aprile 2001 sulle coste della Cina ha riportato d'attualità il problema. Il Washington Post del 19 aprile 2001 scrive:

The two governments differ on almost everything surrounding the collision: what caused it, which country is to blame for the death of the Chinese fighter pilot, whether the United States is justified in conducting surveillance flights in international airspace just off the Chinese coast and whether the close-in tactics of Chinese interceptor pilots pose an unacceptable danger.
Ma l'incidente rivela ben altre incomprensioni.

Più di un miliardo di persone, portatrici di un una civiltà millenaria profondamente diversa da quella occidentale è entrata realmente nel circuito internazionale. E non solo con immigrazioni, con prodotti di scambio come tè o porcellana, o come meta turistica, bensì come stato, come nazione e popolo. Entra, con il seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU e, dopo la sua accettazione nel WTO, come soggetto di diritto internazionale con tutte le carte in regola.

Il processo di avvicinamento, iniziato con la guerra dell'oppio a metà del XIX secolo, è praticamente concluso. La prova? Il leader mondiale, sia politico che culturale, gli USA hanno necessità di tener sotto controllo questo immenso paese, queste infinite masse di uomini e donne che sono definitivamente capaci di far rispettare i propri diritti. La domanda più importante è però: ne ha solo paura o ne ha anche rispetto?

2. Si conclude ora il sogno di Sun Yat-sen (1866-1925), uno dei fondatori della Repubblica Cinese del 1912. I suoi Tre principi del popolo - nazionalismo, democrazia, socialismo - sono stati realizzati all'interno della Cina? Il primo non c'è dubbio: i cinesi si sentono una nazione e sono anche considerati internazionalmente come tali. La democrazia - che nella tradizione del termine cinese significa diritti popolari o potere popolare - è probabilmente vicina ad un buon standard di realizzazione. Nel senso che la tradizione cinese è sempre stata elitaria ma che il governo ha sempre ricevuto la sua legittimità ultima dall'accettazione popolare, dall'accettazione da parte del Cielo. Oggi probabilmente il popolo cinese è abbastanza soddisfatto dei propri governanti. Soprattutto perché il terzo principio - il cui termine classico significa 'possibilità di vita' per il popolo, condizione non troppo disagiata per gli stati inferiori del popolo - è stato realizzato. Per la prima volta nella storia cinese, le carestie (dopo quella della fine degli anni '50) sono attualmente un ricordo dei vecchi.

3. Un problema molto serio - a medio e lungo termine - è costituito dal fatto che l'ideologia marxista e comunista ufficiale è finita. E' fuori servizio, ha servito ma ora nessun più vi può fare affidamento. Eppure non sembra possibile un governo, uno stato senza il supporto di una visione globale per giudicare il proprio presente e guidare il proprio futuro? Questo problema di filosofia politica non può essere risolto direttamente rifacendosi ai Tre principi del popolo e alla Costituzione dei Cinque Poteri del progetto di Sun Yat-sen, anche se costituiscono un sistema molto elastico e disponibile alle modifiche consigliate dall'esperienza. Pertanto sembra che non si possa semplicemente ritornare ai principi della Repubblica del 1912.

Il pericolo, in teoria e dal punto di vista puramente logico, è quello di scivolare in questo campo verso un neoliberismo non solo economico, bensì culturale. Verso una visione del mondo umano costituito solo da individui, tutti tesi a realizzare i propri insindacabili obiettivi, dotati di diritti da far valere soprattutto contro i propri governanti. Ma non c'è, in realtà, nulla di più lontano da questa visione della tradizionale cultura cinese che sempre si rifà a Confucio. Gli USA attingono dalla loro storia le tentazioni costanti verso tale visione radicale. La Cina, invece, ha alle proprie spalle una visione sociale collettivistica. Per rendersene conto si pensi che quando alla fine del XIX secolo vennero tradotti i classici del liberalismo occidentale (Adam Smith, John St. Mill, Thomas Huxley) fu chiaramente sottolineato dal traduttore il valore dei principi liberali non per garantire le libertà individuali sotto l'impero della legge, ma per costruire la ricchezza e la potenza della nazione attraverso gli energici sforzi che ogni individuo fa per realizzare se stesso.

4. Certo non sono più sufficienti gli angusti sentieri del confucianesimo cinese storico, tutto concentrato sui valori dell'individuo e della famiglia, ma essi sono allargabili e prolungabili in modo da inglobare anche la comunità nazionale, e successivamente quella internazionale. E questo non solo per gli intellettuali, come la tradizione cinese ha sempre sottolineato, ma come ideale per tutto il popolo. L'idea fondamentale che tutti gli uomini sono disposti al bene, che hanno un innato senso morale e che quindi sono educabili e possono essere indotti soprattutto con l'esempio virtuoso ad agire rettamente, è alquanto astratta ma preziosa. Al contempo, l'altro principio, che la condotta virtuosa del governante spinge gli uomini ad accettare e seguire l'autorità, potrebbe essere un buon contrappunto al tecnicismo impersonale dell'ingegneria sociale contemporanea. E' una visione morale della vita sia individuale che sociale e può essere un buon correttivo all'utilitarismo occidentale dilagante.

La presenza sullo scacchiere mondiale della Cina pone culturalmente un problema proporzionato alle sue dimensioni demografiche. Una grande e antica cultura viene a contatto con noi su un piede di (crescente) parità. Economicamente il suo sviluppo è impetuoso: da più di 20 anni l'economia cresce praticamente del 10% ogni anno e nel 2000 la bilancia commerciale con gli USA ha avuto un attivo di 83 miliardi di dollari, superando di molto il Giappone. E' essenziale allora che la tradizione statuale cinese, che non è violenta, non sia in alcun modo spinta (o provocata) a diventarlo. Magari attraverso il nazionalismo come ideologia di stato. Anzi, alcuni osservatori sottolineano la possibilità di questa, rovinosa, deriva.

Allo stesso tempo, ci dicono gli esperti di relazioni internazionali, la Cina è una struttura fragile e corre il rischio di implosione. Oltre il dissolvimento dell'ideologia marxista, ci sono problemi (che possono trasformarsi in pericoli mortali) come l'urbanizzazione impetuosa di centinaia di milioni di persone con la conseguente disoccupazione di massa ed i massicci inquinamenti dell'acqua e dell'aria. L'attuale leadership saprà governare tali mutamenti radicali? Non c'è dubbio che il resto del mondo si augura seriamente che questo avvenga e anche che la Cina possa partecipare alla soluzione positiva dei problemi internazionali, a cominciare da quelli dell'Asia. Un suo contenimento forzato da parte degli USA ne accentuerebbe probabilmente lo sciovinismo - latente in ogni compagine nazionale - e questo sarebbe catastrofico per il futuro di tutti noi.

5. Si è sempre detto che i cinesi, a differenza degli indoeuropei della storia, non hanno una grande tradizione religiosa paragonabile nella sua originalità alla loro tradizione di etica individuale e politica. Pur con tutte le riserve circa questo assioma, possiamo comunque chiederci se questo li rende diversi da noi. Li avvicina, forse, addirittura all'approccio dell'attuale mondo occidentale post-cristiano? Non vorremmo, cioè, che si creassero le condizioni per la nascita presso i cinesi di una religione civile illuministica senza Dio come si sta diffondendo in Occidente. Fatta solo di riti civili, onori ai simboli nazionali, praticamente identica con l'etica pubblica e con l'esclusione di ogni giudizio di valore sulla vita privata (in mancanza di criteri comuni generali).

Probabilmente, però, attraverso la conoscenza di un nuovo modo totalmente diverso di affrontare la morale e le grandi questioni di senso della vita, anche la tradizione morale e religiosa occidentale può arricchirsi radicalmente: riconquistare il senso della comunità, in morale, e quella del significato terreno della Salvezza, in religione, ad es. In questo senso la Cina, per nostra fortuna, è vicina!

La Cina è spesso citata, anche, per essere una dei grandi paesi che accetta teoreticamente con difficoltà i Diritti Umani e che spesso li lede coscientemente. C'è da tener presente che nella loro lunga tradizione morale ogni critica all'autorità è considerato come lesiva del bene comune, ed anche il fatto che comunque l'Occidente nella sua prassi politica rispetta solo alcuni dei diritti umani. Specialmente quelli degli individui adulti appartenenti alle società avanzate. Possiamo realisticamente, comunque, sperare che i diritti umani in Cina si affermeranno solo se la società e la sua filosofia politica si evolveranno verso una maggiore considerazione della persona, di tutte le persone. I bisogni fondamentali di una nazione non debbono venire prima della dignità della persona, anche se questo pone dei limiti allo sviluppo umano collettivo e al benessere diffuso. La Cina può però insegnarci, proprio nel campo dei diritti, il valore della comunità, che spesso noi occidentali sottostimiamo in nome dei diritti individuali. 1. L'incidente accorso all'aero spia americano il 1 aprile 2001 sulle coste della Cina ha riportato d'attualità il problema. Il Washingtonpost del 19 aprile 2001 scrive:


The two governments differ on almost everything surrounding the collision: what caused it, which country is to blame for the death of the Chinese fighter pilot, whether the United States is justified in conducting surveillance flights in international airspace just off the Chinese coast and whether the close-in tactics of Chinese interceptor pilots pose an unacceptable danger.


Ma l'incidente rivela ben altre incomprensioni.
Più di un miliardo di persone, portatrici di un una civiltà millenaria profondamente diversa da quella occidentale è entrata realmente nel circuito internazionale. E non solo con immigrazioni, con prodotti di scambio come tè o porcellana, o come meta turistica, bensì come stato, come nazione e popolo. Entra, con il seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU e, dopo la sua l'accettazione nel WTO, come soggetto di diritto internazionale con tutte le carte in regola.

Il processo di avvicinamento iniziato con la guerra dell'oppio a metà nel XIX secolo, è praticamente concluso. La prova? Il leader mondiale, sia politico che culturale, gli USA hanno necessità di tener sotto controllo questo immenso paese, queste infinite masse di uomini e donne che sono definitivamente capaci di far rispettare i propri diritti.
La domanda più importante è però: ne ha solo paura o ne ha anche rispetto?

2. Si conclude ora il sogno di Sun Yat-sen (1866-1925), uno dei fondatori della Repubblica Cinese del 1912 . I suoi Tre principi del popolo - nazionalismo, democrazia, socialismo - sono stati realizzati all'interno della Cina? Il primo non c'è dubbio: i cinesi si sentono una nazione e sono anche considerati internazionalmente come tali. La democrazia - che nella tradizione del termine cinese significa diritti popolari o potere popolare - è probabilmente vicina ad un buon standard di realizzazione. Nel senso che la tradizione cinese è sempre stata elitaria ma che il governo ha sempre ricevuto la sua legittimità ultima dall'accettazione popolare, dall'accettazione da parte del Cielo. Oggi probabilmente il popolo cinese è abbastanza soddisfatto dei propri governanti. Soprattutto perché il terzo principio - il cui termine classico significa 'possibilità di vita' per il popolo, condizione non troppo disagiata per gli stati inferiori del popolo - è stato realizzato. Per la prima volta nella storia cinese, le carestie (dopo quella della fine degli anni '50) sono attualmente un ricordo dei vecchi.

3. Un problema molto serio - a medio e lungo termine - è costituito dal fatto che l'ideologia marxista e comunista ufficiale è finita. E' fuori servizio, ha servito ma ora nessun più vi può fare affidamento. Eppure non sembra possibile una governo, uno stato senza il supporto di una visione globale per giudicare il proprio presente e guidare il proprio futuro ? Questo problema di filosofia politica non può essere risolto direttamente rifacendosi ai Tre Principi del Popolo e alla Costituzione dei Cinque Poteri del progetto di Sun Yat-sen, anche se costituiscono un sistema molto elastico e disponibile alle modifiche consigliate dall'esperienza. Pertanto sembra che non si possa semplicemente ritornare ai principi della Repubblica del 1912.
Il pericolo, in teoria e dal punto di vista puramente logico, è quello di scivolare in questo campo verso un neoliberismo non solo economico, bensì culturale. Verso una visione del mondo umano costituito solo da individui, tutti tesi a realizzare i propri insindacabili obiettivi, dotati di diritti da far valere soprattutto contro i proprio governanti. Ma non c'è, in realtà, nulla di più lontano da questa visione della tradizionale cultura cinese che sempre si rifà a Confucio. Gli USA attingono dalla loro storia le tentazioni costanti verso tale visione radicale, Cina, invece, ha alle proprie spalle una visione sociale collettivistica. Per rendersene conto si pensi che quando alla fine del XIX secolo vennero tradotti i classici del liberalismo occidentale (Adam Smith, John St. Mill, Thomas Huxley) fu chiaramente sottolineato dal traduttore il valore dei principi liberali non per garantire le libertà individuali sotto l'impero della legge, ma per costruire la ricchezza e la potenza della nazione attraverso gli energici sforzi che ogni individuo fa per realizzare se stesso.

4. Certo non sono più sufficienti gli angusti sentieri del confucianesimo cinese storico, tutto concentrato sui valori dell'individuo e della famiglia, ma essi sono allargabili e prolungabili in modo da inglobare anche la comunità nazionale, e successivamente quella internazionale. E questo non solo per gli intellettuali, come la tradizione cinese ha sempre sottolinato, ma come ideale per tutto il popolo. L'idea fondamentale che tutti gli uomini sono disposti al bene, che hanno un innato senso morale e che quindi sono educabili e possono essere indotti soprattutto con l'esempio virtuoso ad agire rettamente è alquanto astratta ma preziosa. Al contempo, l'altro principio, che la condotta virtuosa del governante spinge gli uomini ad accettare e seguire l'autorità, potrebbe essere un buon contrappunto al tecnicismo impersonale dell'ingegneria sociale contemporanea. E' una visione morale della vita sia individuale che sociale e può essere un buon correttivo all' utilitarismo occidentale dilagante.
La presenza sullo scacchiere mondiale della Cina pone culturalmente un problema proporzionato alle sue dimensioni demografiche. Una grande e antica cultura viene a contatto con noi su un piede di (crescente) parità. Economicamente il suo sviluppo è impetuoso: da più di 20 anni l'economia cresce praticamente del 10% ogni anno e nel 2000 la bilancia commerciale con gli USA ha avuto un attivo di 83 miliardi di dollari, superando di molto il Giappone. E' essenziale allora che la tradizione statuale cinese, che non è violenta, non sia in alcun modo spinta (o provocata) a diventarlo. Magari attraverso il nazionalismo come ideologia di stato. Anzi, alcuni osservatori sottolineano la possibilità di questa, rovinosa, deriva.
Allo stesso tempo, ci dicono gli esperti di relazioni internazionali, la Cina è una struttura fragile e correr il rischio di implosione. Oltre il dissolvimento dell'ideologia marxista, ci sono problemi (che possono trasformarsi in pericoli moratali) come l'urbanizzazione impetuosa di centinai di milioni di persone con la conseguente disoccupazione di massa ed i massicci inquinamenti dell'acqua e dell'aria. L'attuale leadership saprà governare tali mutamenti radicali ? Non c'è dubbio che il resto del mondo si augura seriamente che questo avvenga e anche che la Cina possa partecipare alla soluzione positiva dei problemi internazionali, a cominciare da quelli dell'Asia. Un suo contenimento forzato da parte degli USA ne accentuerebbe probabilmente lo sciovinismo - latente in ogni compagine nazionale - e questo sarebbe catastrofico per il futuro di tutti noi.


5. Si è sempre detto che i cinesi, a differenza degli indoeuropei della storia, non hanno una grande tradizione religiosa paragonabile nella sua originalità alla loro tradizione di etica individuale e politica. Pur con tutte le riserve circa questo assioma, possiamo comunque chiederci se questo li rende diversi da noi. Li avvicina, forse, addirittura all'approccio dell'attuale mondo occidentale post-cristiano ? Non vorremmo, cioè, che si creassero le condizioni per la nascita presso i cinesi di un religione civile illuministica senza Dio come si sta diffondendo in Occidente. Fatta solo di riti civili, onori ai simboli nazionali, praticamente identica con l'etica pubblica e con l'esclusione di ogni giudizio di valore sulla vita privata (in mancanza di criteri comuni generali).
Probabilmente, però, attraverso la conoscenza di un nuovo modo totalmente diverso di affrontare la morale e le grandi questioni di senso della vita, anche la tradizione morale e religiosa occidentale può arricchirsi radicalmente: riconquistare il senso della comunità, in morale, e quella del significato terreno della Salvezza, in religione, ad es. In questo senso la Cina, per nostra fortuna, è vicina !
La Cina è spesso citata, anche, per essere una dei grandi paesi che accetta teoreticamente con difficoltà i Diritti Umani e che spesso li lede coscientemente. C'è da tener presente che nella loro lunga tradizione morale ogni critica all'autorità è considerato come lesiva del bene comune, ed anche il fatto che comunque l'Occidente nella sua prassi politica rispetta solo alcuni dei diritti umani. Specialmente quelli degli individui adulti appartenenti alle società avanzate. Possiamo realisticamente, comunque, sperare che i diritti umani in Cina si affermeranno solo se la società e la sua filosofia politica si evolveranno verso una maggiore considerazione della persona, di tutte le persone. I bisogni fondamentali di una nazione non debbono venire prima della dignità della persona, anche se questo pone dei limiti allo sviluppo umano collettivo e al benessere diffuso. La Cina può però insegnarci, proprio nel campo dei diritti, il valore della comunità e, che spesso noi occidentali sottostimiamo in nome dei diritti individuali.

6. Se vediamo giusto, l'entrata della Cina nella politica mondiale su un piano di (molto vicina) parità è un avvenimento epocale. Forse più importante di quello dell'affermarsi mondiale degli USA dopo il prima guerra mondiale. Infatti, qui non si tratta solo dell'affermarsi di una nuova potenza economica, né di un una nuova grande nazione. Si tratta dell'incontro globale delle due civiltà mondiali più importanti della storia: quella a oriente e quella ad occidente della grande barriera dell'Himalaya. Su un piano di parità e di (possibile) arricchimento umano reciproco.

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