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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

Just Transition?

 

Le cronache giornalistiche, le statistiche, le relazioni scientifiche tutte parlano di cambiamento e di sviluppo.

PDF file is comming soon...Lo sappiamo anche dalla nostra esperienza quotidiana: nulla è oggi come era ieri ed ancor più l’altro ieri. Questo in realtà è avvenuto sempre nella vita dei singoli umani e delle loro comunità perché le situazioni sono irripetibili per definizione. Ma negli ultimi decenni tutto è diventato molto più veloce e soprattutto radicale. Forse anche più definitivo. Le cause più riscontrabili: lo sviluppo costante della popolazione umana che attualmente sta andando però verso l’invecchiamento; globalizzazione in tutti i campi sociali, (dalla finanza al turismo, dalla produzione manifatturiera alle materie prime), la crisi ecologica generalizzata.

Un notevole ruolo gioca anche la presa di coscienza che sempre più persone acquisiscono di questa situazione generale, sia attraverso la cultura che i social media.

Oggi comunque siamo tutti molto proiettati verso il futuro, soprattutto perché abbiamo conoscenze scientifiche di sempre più fenomeni naturali e sociali. Questo significa quindi che spesso possiamo prevederne gli sviluppi e, almeno parzialmente dirigerli.
L’uso di dati probabili ai fini dello sviluppo è abbastanza comune nelle imprese di produzione o commerciali, e già da tempo lo è diventato anche sul piano politico. Si pensi ai piani pluriennali, diffusi fino a poco tempo fa’ nei programmi governativi, e non solo nei paesi socialisti.

Da un punto di vista filosofico, cioè onnicomprensivo, il problema che ci pongono le scienze sociali di fronte a questi fenomeni “ciclonici” è se sia possibile anche prevedere sviluppi non solo tecnici o economici, ma anche umanizzanti ed etici.

Per questo si può, seriamente e senza utopismi, parlare di “giusta transizione”, dove l’aggettivo non è meno importante del sostantivo. Anzi, il contrario.
In fondo tutte le polemiche annose sul PIL che non misura la felicità di un popolo, si possono ridurre proprio a questo. Ad esempio, ora sappiamo che attraverso la distribuzione della ricchezza già nel suo prodursi, possiamo ridurre i divari di reddito in modo stabile all’interno della società. Come anche che, se i paesi produttori di sole materie prime non parteciperanno sostanzialmente alla divisione del valore dei prodotti finiti, non ci sarà né pace mondiale né regionale.

Questo passaggio ad una giustizia inclusiva, è possibile se teniamo presente che le transizioni possono essere realmente giuste non solo settorialmente (come quando si riflette sulla possibile perdita di posti di lavoro per l’introduzione del digitale in una azienda o in un’amministrazione pubblica), ma solo se tengono conto anche di problemi come quello ad es. dello sviluppo africano con il suo miliardo di popolazione nera.

Non vanno poi i Paesi, come la Russia e la Cina, che hanno una forte spinta a ristabilire i loro imperi di un tempo, vicino o lontano. Questo trend non è presumibilmente controllabile ed imbrigliabile se gli altri Paesi non costruiscono strutture di riequilibrio generale tra di loro. Vedi per esempio appunto l’Africa, dove la penetrazione invasiva ed invadente cinese e russa si potrebbe limitare notevolmente se i paesi sviluppati aiutassero i paesi africani poveri non solo con aiuti umanitari ma anche con investimenti e collaborazione per stabilire strutture comunicative, educative, sanitarie di grandi proporzioni.

Ne segue che gli sviluppi, i progressi, le transizioni, non possono essere accettate globalmente se non saranno chiaramente giuste per tutti i paesi coinvolti. Ed anche così lo sviluppo economico, sociale, ecologico non sarà facilmente avviabile, perché ci sarà sempre chi canta fuori del coro per ignoranza, incomprensione, voglia di rivincita oppure voglia di essere il più forte.

Gli studi e gli altri contributi che presentiamo in questo fascicolo hanno senso in questo quadro di umanizzazione e, diciamo pure la parola proibita, moralizzazione dei cambiamenti globali, a tutti i livelli.

 

 

Francesco Compagnoni

BORSE DI STUDIO FASS ADJ

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