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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

Bertuzzi 1

PREMESSA

pdfL’intento dell’enciclica “Fratelli tutti”, così com’è dichiarato nella sua parte introduttiva, è quello di “far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità1, e quello di “porre attenzione ad alcune tendenze del mondo attuale che ostacolano lo sviluppo della fraternità universale2. Questa Lettera apostolica ha dunque due finalità: 1) quella di individuare ciò che ostacola negativamente “lo sviluppo della fraternità universale”; 2) quella di promuovere positivamente “un’aspirazione mondiale alla fraternità”.

Questo compito viene assolto nel primo capitolo dell’enciclica con una rassegna su ciò che ostacola negativamente lo sviluppo di una fratellanza universale, e nei restanti sette capitoli con la promozione positiva di quello che può soddisfare l’aspirazione mondiale alla fraternità e all’amicizia sociale.

L’enciclica contrappone il “mondo chiuso” in cui viviamo, chiusi nel nostro “io” e nell’egoismo3, al “mondo aperto4, che abbiamo l’occasione di inaugurare e generare, a cui possiamo accedere se facciamo prevalere la logica del “noi”, dell’amore e della fraternità.

Il modello di spiritualità al quale il documento si ispira è quello di San Francesco, come dichiara lo stesso Papa Bergoglio5, ed è significativo che egli abbia scelto proprio Assisi come luogo dove firmare l’enciclica, il 3 ottobre 2020, e che lo stesso titolo del documento sia una citazione del santo di Assisi6.

Questa enciclica si caratterizza, perciò, per questo forte richiamo alla fraternità, rivolto a tutti gli uomini, ma in particolare a coloro che hanno responsabilità di potere in tutti i settori della politica. Nel compiere questa missione papa Francesco non sostiene niente di diverso o di nuovo rispetto a ciò che La Chiesa ha sostenuto attraverso l’insegnamento del Concilio Ecumenico Vaticano II, attraverso le encicliche che si sono succedute dopo tale Concilio, e attraverso la sintesi sulla dottrina sociale, che è stata offerta dalla Commissione Giustizia e pace nel “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa”. Papa Francesco si richiama continuamente a quello che è stato dichiarato dai suoi predecessori, e a quello che egli ha ripetuto nei suoi documenti precedenti, e nelle sue precedenti dichiarazioni o nei suoi numerosi discorsi. Tutto però converge in questa solenne dichiarazione: il mondo potrà essere salvato soltanto se tutti sapranno condividere questo sogno di fraternità universale, e per tutti si intende tutti coloro che appartengono a qualsiasi nazionalità, religione o aggregazione sociale e politica. E questo sogno si potrà realizzare soltanto se nessuno verrà escluso, soprattutto i più poveri ed emarginati della Terra, e se si sapranno superare, con il vero dialogo e il confronto sincero, tutti i muri e i conflitti che dividono gli uomini a tutti i livelli, personali, politici e internazionali

1. La chiusura, analizzata nel primo capitolo, è caratterizzata dai seguenti fenomeni

Il primo capitolo (9-55) è interamente dedicato alla diagnosi del mondo chiuso in cui viviamo: diagnosi che papa Bergoglio aveva già compiuto nei documenti precedenti del suo pontificato, e di cui aveva già cominciato a occuparsi, quando comparve la pandemia7. I capitoli successivi sono dedicati invece alla terapia che l’enciclica propone, per superare la cultura dell’”io” con quella del “noi”.

1) La rinascita di nazionalismi (11-12) che creano “nuove forme di egoismo e di perdita del senso sociale, mascherate da una presunta difesa degli interessi nazionali” (11). 2) La fine della coscienza storica (13-14), nella pretesa che per rinnovarsi occorra fare “tabula rasa” del passato e ricominciare tutto daccapo. 3) La mancanza di un progetto comune (15-17). Si propongono progetti effimeri e a breve scadenza, a favore del più forte o di chi persegue interessi particolari, e si rinuncia a costruire progetti comuni, in un “noi” per abitare la Casa comune; 4) Lo scarto mondiale (18-21), che consiste soprattutto nel fatto che, per vivere consumisticamente senza limiti, vengono scartate tutte quelle categorie di persone che sono di ostacolo per perseguire questo scopo (nascituri, disabili, poveri e anziani), e vengono promosse regole economiche che provocano diseguaglianze sociali e nuove povertà 8. 5) Il mancato riconoscimento dei diritti umani, che in più parti e in diversi modi non vengono rispettati (22-24). 6) Il clima di conflitto e paura (25-28), alimentato dalle contrapposizioni che tengono gli uomini divisi, in guerra tra di loro, incapaci di convergere in unità e di realizzare il progetto comune di fratellanza che è “inscritto nella vocazione della famiglia umana” (26). 7) Globalizzazione e progresso senza una rotta comune (29-31): insieme ai progressi nella scienza, nella tecnologia, nella medicina, nell’industria e nel benessere si verifica un deterioramento dell’etica, un indebolimento dei valori spirituali e del senso di responsabilità. 8) Le pandemie dimostrano che nessuno si salva da solo, ma ci si salva solo insieme. L’economia era portata a favorire i benefici dei progressi tecnologici per aumentare i profitti riducendo “i costi umani”, mentre la pandemia obbliga a interrogarsi sul bene di tutti e non su quello di una sola parte dell’umanità (32-36). 9) Le mancanze di dignità umana sono gli effetti negativi del fenomeno migratorio, dovuti, da una parte ai comportamenti e agli atteggiamenti di quei paesi che rifiutano l’ingresso degli emigranti, i quali fuggono dalle guerre, dalla fame e da condizioni di estrema povertà, e hanno paura di una loro invasione che metta in pericolo la loro identità; d’altra parte vi sono coloro che sfruttano la condizione di questi bisognosi per realizzare traffici illeciti (37-41). 10) I pericoli legati ai mezzi di comunicazione, I quali producono effetti negativi di diverso genere: a) mentre crescono atteggiamenti chiusi e intolleranti che ci isolano rispetto agli altri, si riducono o spariscono le distanze fino al punto che viene meno il diritto all’intimità (42); b) L’aggressività sociale (anche solo verbale), che trova nei dispositivi mobili e nei computer uno spazio di diffusione senza uguali (44-46; c) nel mondo digitale operano giganteschi interessi economici, capaci di realizzare forme di controllo tanto sottili quanto invasive, creando meccanismi di manipolazione delle coscienze e del processo democratico (45): d) mancano i presupposti per un dialogo corretto, che presuppongono il confronto con la realtà e consistono nella ricerca comune e paziente della verità (47-50). 11) Tutto questo dà luogo nelle coscienze individuali e in quelle nazionali a un’autostima molto bassa, e ad un disprezzo della propria identità culturale, come se fosse la causa di tutti i mali (51-55)9.

In questo primo capitolo di analisi e diagnosi sui mali della pandemia e della situazione di precarietà in cui viviamo papa Francesco cita moltissime volte sé stesso: discorsi, omelie, messaggi radio-televisivi, documenti e interventi di diverso genere e di differenti circostanze. Vengono anche richiamate le encicliche dei suoi predecessori (la “Populorum progressio” e la “Caritas in veritate”) Una sola volta, però, egli fa riferimento alla Evangelii gaudium (n.23) e due volte alla Laudato si’. Stupisce, in ogni modo, il fatto che in questo primo capitolo si denunci la cultura dello scarto (nn. 18-21) senza mai citare la Evangelii Gaudium e Laudato si’, dove questo tema era stato largamente trattato.

 

2. Generare un mondo aperto

Dopo aver compiuto nel primo capitolo una lucida analisi e diagnosi del mondo “chiuso” che questa pandemia ha trovato nel suo recente apparire, e che essa può contribuire a mantenere o ad aggravare ulteriormente, il documento propone, in primo luogo, come terapia nel capitolo secondo la parabola del buon samaritano, e nei capitoli successivi tratta dei valori con i quali è possibile realizzare tale terapia. Tali valori sono: 1) prima, quelli dell’amore e dell’amicizia sociale (cap.terzo, 87-102); 2) quelli della fraternità (cap. terzo,103 ss.), della libertà e dell’uguaglianza (cap.terzo, 103-104); 3) quello della solidarietà e la fondazione sociale della proprietà (cap. terzo, 114-120); 4) quello dell’accoglienza, della gratuità e del dono (cap. quarto, 133-141); 5) quello della carità politica (cap. quinto, 176-197); 6) quello del dialogo finalizzato alla ricerca della verità (Cap. sesto 198-214; cap. settimo,226-227); 7) quello di una nuova cultura dell’incontro (cap. sesto, 215-221); 8) quello della gentilezza (cap. sesto, 222-224):9) quello della pace (cap. settimo, 228-235); 10) quello del perdono (cap.settimo, 236-254); 11) quello delle religioni al servizio della fraternità nel mondo (cap. ottavo).

Questi valori sono tutti in diverso modo legati alla fraternità, per cui adesso cerchiamo di dare ad esso una trattazione specifica.

 

3. La fraternità

Il tema della fraternità dà il titolo all’enciclica ed è il valore attorno al quale tutti gli altri trovano la loro collocazione e il loro pieno significato. Papa Bergoglio gli dedica un breve spazio nel terzo capitolo, insieme alla libertà e all'uguaglianza (103-105). Il confronto con la fraternità, tuttavia, prosegue in tutti i capitoli successivi; ma soprattutto è il capitolo finale, l'ottavo, dedicato a "Le religioni al servizio della fraternità nel mondo"(nn.271-287), che permette in modo definitivo di affermare la dimensione universale di questo valore, perché tutti sono chiamati a riconoscerlo, non solo coloro che hanno la fede in Dio, ma anche chi ha fede nella fraternità umana.

Passiamo, ora, in una rassegna di rapida successione i temi affrontati dall’enciclica, così come si presentano a partire dal terzo capitolo, in modo da capire il loro diverso legame con quello della fraternità.

Il tema della fraternità comincia a essere impostato nel terzo capitolo, dedicato a "pensare e generare un mondo aperto". Questo capitolo dell'enciclica parte dalla considerazione del valore dell'amore (91-94), inteso come capacità di aprirsi e di comunicare con l'altro (cfr. 87-89). Prosegue con la considerazione della progressiva e universale apertura a tutti (nn.95-96) e della capacità di integrare tutti (97-98)10. L'amore trova la sua attuazione universale nell' "amicizia sociale", che non va intesa come un'uniformità unidimensionale, una globalizzazione che distrugga la peculiarità di ciascuna persona e di ciascun popolo (99-100), ma come la capacità di superare tutto ciò che impedisce di trattare l'altro come "prossimo" e non semplicemente come "socio", cioè come colui che è associato a me per determinati interessi11 (101-102). A questo punto il valore dall'amore universale permette di sviluppare quello della fraternità, in relazione alla libertà e all'uguaglianza (103-105). Tali valori tuttavia, rimangono fondati sull’unità e l’unicità della persona umana, considerata nel suo sviluppo integrale, che non consiste solo nel riconoscimento dei suoi diritti individuali, ma occorre che il diritto di ciascuno sia armonicamente ordinato a un bene più grande, ovverosia al bene comune (111). In questo modo il valore dell'amicizia sociale e della fraternità universale (106) è strettamente legato a quello della solidarietà (114-117), e alla luce di questi principi è possibile anche cogliere e impostare la funzione sociale della proprietà (118-120)12, i diritti delle singole persone e quello dei popoli (121-127).

I capitoli successivi sono dedicati ad approfondire il livello sociale e internazionale dell'amore (capitolo quarto: "Un cuore aperto al mondo intero") e a trattare dell'amore politico (capitolo quinto: "La migliore politica") - L’amore politico è la categoria che più di ogni altra chiede in questa enciclica di essere compresa, accettata e attuata, affinché questo documento possa raggiungere il suo scopo, che è quello di promuovere un mondo nuovo, fondato sull’amore e sulla fraternità. All’interno di questo capitolo vengono identificati i tre scogli che ostacolano il raggiungimento di una buona politica e che sono il populismo, il neoliberismo e la tecnocrazia (155-177)13, viene ribadita la coappartenenza della carità con la verità (185), viene anche compiuta l’importante distinzione tra amore elicito e amore imperato (186). e viene richiamato il compito che la politica deve assolvere di difendere i diritti umani, soprattutto quelli dei poveri e degli ultimi (187-189). Il capitolo quinto si conclude con l’invito a percorrere, anche a livello politico, le vie della sussidiarietà e della solidarietà (187), della tolleranza e della tenerezza che devono raggiungere le singole persone (194). Quello che conta non è ottenere grandi risultati, ma “avviare processi” i cui frutti saranno raccolti da altri (196).

Tra i mezzi indispensabili per realizzare la fraternità e l’amicizia papa Francesco individua soprattutto il valore del dialogo in riferimento alla verità (capitolo sesto: “Dialogo e amicizia sociale”)14, e quello dell’incontro in rapporto al perdono (capitolo settimo: “Percorsi di un nuovo incontro”)

Il capitolo ottavo, infine, indica il fondamento religioso, di ogni religione, del valore della fraternità, nel riconoscimento che la fraternità trova la sua origine nella trascendenza e nella comune appartenenza a Dio come suoi figli (279). Il capitolo (e l’intero documento) si conclude richiamando gli appelli alla fraternità e alla pace che sono stati rivolti a tutta l’umanità nel “Documento sulla fraternità umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, steso ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 insieme al Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb15.

Questi capitoli permettono di affermare i valori della fraternità universale e dell’amicizia sociale come unici validi rimedi per affrontare i mali della società in cui viviamo. La pandemia in atto: da una parte ha smascherato la fondamentale precarietà e debolezza in cui versa attualmente l’umanità, nonostante le pretese vantate per i progressi scientifici, economici e tecnologici raggiunti. D’altra parte essa rappresenta anche una buona occasione, affinché tutti gli uomini si rendano conto di essere “sulla stessa barca”, e affrontino assieme non solo questa malattia, ma anche tutti i problemi sociali e morali che li affliggono, con i mezzi scientifici, tecnologici e politici che sono a nostra disposizione, ma riconoscendo che solo attraverso un autentico spirito di fraternità e di amicizia sociale questa lotta può essere efficacemente combattuta e vinta.

4. “Fratelli tutti” e alcune pubblicazioni della letteratura laica

L’enciclica “Fratelli tutti” rivolge il suo appello a tutti gli uomini per una fraternità universale, dentro e fuori dalla Chiesa, ed è interessante verificare quali riscontri si possano avere tra i contenuti dell’enciclica e ciò di cui si parla nella letteratura e nella cultura laica. Non intendiamo minimamente compiere un’indagine (e soprattutto una rassegna) completa su tutto quello che è stato e che viene scritto esplicitamente su “Fratelli tutti” nella stampa e negli altri mezzi di comunicazione. Vogliamo solo segnalare alcune interessanti corrispondenze (o coincidenze) tra quello che viene sostenuto da “Fratelli tutti” o dalla dottrina sociale della Chiesa e quello che dicono alcuni autori che appartengono alla letteratura contemporanea.

Segnaliamo prima di tutto la produzione dell’antropologo Pietro AIME, il quale si è occupato delle diverse forme di relazioni che gli uomini stabiliscono tra di loro nelle diversificate realizzazioni di vita comunitarie, nelle grandi trasmigrazioni, nei loro usi e costumi. Egli si è occupato in particolare del termine: comunità, nel libro dell’editrice Il Mulino che porta proprio questo titolo: “Comunità”, ed è dell’anno 2019. È un volumetto che sottolinea l’importanza nella vita dell’uomo del “co-”, vale a dire dell’aspetto relazionale co-munitario e co-ndivisivo, e questo coincide con l’interpretazione relazionale dell’antropologia sostenuta in “Fratelli tutti” (cfr n.87. Ma ciò che avvicina maggiormente l’antropologia di Marco Aime a quella di papa Benedetto XVI e papa Bergoglio è quando sostiene nella parte conclusiva del suo saggio la teoria del “bene comune” e l’importanza del “dono” per la realizzazione della vita comune (cfr. pp. 120 ss.). E quello che è più interessante è il fatto che egli sostenga tutto questo senza fare mai riferimento all’insegnamento pontificio, ma solo ad altri autori laici.

Un libro più datato, del 2009 è quello dello psicoanalista junghiano Luigi ZOJA, che è stato edito dalla Einaudi, e porta il titolo: “La morte del prossimo”. Esso esamina la crisi attuale dell’uomo nelle sue relazioni con gli altri uomini, e sostiene che un recupero del valore della “prossimità” deve passare attraverso la rivalutazione della parabola evangelica del “buon samaritano”, come auspicherà la “Fratelli tutti”, la quale imposta il discorso della fraternità e della solidarietà proprio sulla medesima parabola.

Il libro di Remo BODEI: “Dominio e sottomissione”, uscito postumo nel 2020 per l’edizione del Mulino, non contiene riferimenti alle encicliche di papa Bergoglio, ma nella parte conclusiva, quella dove tratta di come l’uomo contemporaneo, che appartiene all’epoca digitale, può comportarsi per risolvere il problema dell’uso del tempo e del senso della vita, fa appello alla capacità da parte dell’uomo di costruire la propria personalità non individualisticamente ma assieme agli altri: «Il suo compito non si limiterà perciò al ‘conosci te stesso’, ma si amplierà al conosci il ‘noi’ di cui siamo composti nell’unica e inimitabile ‘corda’ che continuiamo consapevolmente o inconsapevolmente a tessere lungo la nostra vita» (p. 381). E questo è perfettamente in linea con il messaggio di superamento dell’individualismo della “Fratelli tutti”. Come pure esiste una forte convergenza sull’esigenza di ricercare la verità: una verità necessaria per evitare che le opinioni si contrappongano equivalendosi relativisticamente in modo tale che alla fine tutti hanno ragione. Pur se il nesso dominio-sottomissione continuerà ad esistere, conclude Bodei (cfr. pp. 286-287) potrà essere correttamente affrontato se viene conservato il rispetto per una verità che non degrada a semplice opinione, e se si manterranno vivi e non snaturati valori come libertà, eguaglianza, dignità, emancipazione, umanesimo, pluralismo e misericordia. E questo è quanto sostiene anche “Fratelli tutti” nella parte dedicata al dialogo (nn. 203-215), dove si affermano i valori del confronto e del rispetto per gli altri, ma si sostiene anche la necessità di fondare il dialogo su una verità oggettiva e riconoscibile da tutti

 

Consigliato per la lettura:
Papa Francesco, Fratelli tutti. Enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale. Guida alla lettura di Alessandra Smerilli. Indici a cura di Giuliano Vigini, ed. San Paolo, Milano, 2020.

 

Giovanni Bertuzzi

 

NOTE:

1 “Fratelli tutti” (FT), nn. 5-8.
2 FT, n.9.
3 Il mondo chiuso è analizzato nel primo capitolo. Papa Francesco parla di questo superamento dell’”io” autoreferenziale anche nell’enciclica “Lumen fidei”, (n.46).
4 Il mondo aperto è presentato a partire dal capitolo terzo, dedicato a "pensare e generare un mondo aperto" (nn.87-127). Sulla connessione tra pandemia e logica del "noi" cfr. nn.34.35.
5 FT, n.2.
6 Ammonizioni, 6,1; cfr FT, nota 1.
7 Papa Francesco ricorda che l’ispirazione a stendere un documento sulla fraternità gli era già venuta al tempo dell’incontro ad Abu-Dhadi con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb (cfr. n. 7). La comparsa della pandemia ha permesso di riprendere questo tema e di rilanciare l’appello alla fraternità.
8 Per sostenere questa teoria papa Francesco fa qui riferimento alla “Populorum progressio”(n.14) di Paolo VI e alla “Caritas in veritate” (n.22) di Benedetto XVI. Su questo punto, già al tempo della “Evangelii gaudium”, era insorta una celebre controversia ad opera di Michael Novak, il quale negava la teoria dell’economia dello scarto. Questa polemica può essere seguita sulla rivista “I Martedì”, anno 2014 n.324, sugli articoli di Michael Novak (pp.30-33) e Marco Visentin (pp. 37-39).
9 Una buona sintesi di questi elementi negativi, che rappresentano altrettanti ostacoli alla realizzazione della fratellanza, è data da Giannino Piana nel suo articolo sulla presente enciclica (cfr. Giovannino PIANA, A proposito dell’enciclica “Fratelli tutti” di papa Francesco. Per una politica della fraternità e dell’amicizia, in Oikonomia, Febbraio (online) 2021. L’articolo non solo elenca i fenomeni negativi da superare: ma mette in evidenza quali sono, secondo l’enciclica, le cause di questi fenomeni: radici culturali e socio-politiche, che sono alla base dell’affermarsi dei nuovi egoismi di massa e della perdita del senso sociale. Sul primo versantequello culturale — particolare attenzione è riservata alla perdita della coscienza storica (n. 13) , allo svuotamento dei valori e all’impossibilità di elaborare progetti per il futuro (n. 15). Sul secondo versantequello socio-politico — la critica dell’enciclica si appunta anzitutto sull’incapacità del sistema economico capitalista di far fronte ai bisogni delle persone, soprattutto a quelli delle classi più povere (problema degli scarti), e sulla debolezza della politica asservita in larga misura ai poteri oggi egemoni, quelli dell’economia e dell’informazione.
10 È un'accezione dell'amore, per la quale viene citato in particolare più volte San Tommaso: cfr. note: 65, 69, 70, 72, 73, 74.
11 Qui l'enciclica fa riferimento a Paul Ricoeur, "Il socio ed il prossimo", in "Histoire et verité", Ed. du Seuil, Paris, 1967, 113-127.
12 Sul rapporto tra la solidarietà, la proprietà privata e la destinazione universale dei beni papa Francesco si era già pronunciato nella Evangelii Gaudium (n.189)
13 Cfr. Giannino Piana, op cit.
14 All’interno di questo capitolo viene ribadita la necessità di “avviare processi” (217), per promuovere “il dialogo” e “l’incontro”
15 “Il documento sulla fraternità umana”, firmato ad Abu Dhabi da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar
Ahmad Al-Tayyeb si presenta come “una dichiarazione comune di buone e leali volontà, tale da invitare tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme” . Tale documento occupa il capitolo finale di FT, e sostiene in particolare tre cose 1) la dimensione universale della fraternità, 2) la volontà di realizzare un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale, 3) la destinazione dell’enciclica a tutte le persone che portano nel cuore la fede nella fratellanza umana.

 

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