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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

pdf1. L’invecchiamento è un processo legato a tutte le età della vita umana successive a quella della crescita. Quindi grosso modo inizia dopo il venticinquesimo anno di età.

Ad un certo punto della vita però il processo diventa un problema per gli individui e le loro società. Genericamente si potrebbe dire che diventa un problema serio quando si giunge alla maturità. Cosa ho costruito a livello degli affetti, della famiglia ? Cosa ho realizzato nella mia ‘carriera’ ? Cosa posso realizzare ancora nel ‘futuro’ ?, si chiedono la maggior parte delle donne e degli uomini quando giungono a questa svolta del loro esistenza.

Ne segue che si può affermare che è proprio sul ‘futuro’ che si gioca individualmente e socialmente il problema dell’invecchiamento. Cosa mi aspetta nei prossimo anni ? Ma anche, dal punto di vista sociale: quanto verranno a costare le persone invecchiate che non lavorano più e per di più esigono una costosa assistenza?

E’ quindi ragionevole tener distinti i problemi specifici che nascono nelle diverse fasce di età riguardo all’invecchiamento. Noi in questo fascicolo ci occupiamo dell’invecchiamento nella fase nella quale la persona non è più nel ‘processo produttivo sociale’. Del pensionato, insomma. Certo, la maggior parte dell’umanità non gode della pensione; tutti però in qualche modo escono dal processo produttivo sociale.

2. Da un punto di vista strettamente etico i valori (e le virtù necessarie per realizzarli) non cambiano con l’età. Cambiano gli accenti, le gerarchie dei valori, l’interessamento esplicito. Infatti la persona umana nella sua sostanza profonda non cambia nel divenire temporale le proprie strutture fondamentali. Cambiano la psicologia dell’individuo, l’influsso dei diversi gruppi sociali su di lui, cambia persino il funzionamento e l’anatomia del suo cervello, ma non la questione del senso del suo vivere, cioè la finalità ultima della vita.

Affermo questo perché se vogliamo in qualche modo far valere i valori degli anziani e dei vecchi oltre che per loro anche per la società nella quale sono inseriti, dobbiamo mostrare che tali valori sono validi presso tutte le persone umane di tutte le età - con le specificazioni limitanti accennate sopra.

Questo vale analogicamente anche per i valori umani delle diverse culture e dei diversi popoli. Pur nella loro diversità verificabile fenomenicamente, esistono alla loro base una serie di valori generali che ogni cultura – pur in modo diverso – apprezza. Esempi sono l’equità, l’imparzialità, la sincerità, la generosità, la capacità ad immedesimarsi nella situazione dell’altro (compassionabilità).

E’ sempre aperto il problema se le virtù, tali virtù, siano formali (assunzione di responsabilità autonoma…) o sostanziali (scegliere i valori oggettivamente giusti, come la veridicità, ad es.). Personalmente ritengo che esistano valori etici universali non solo formali e che quelli più facilmente verificabili siano quelli legati alla giustizia.

Non dimentichiamo comunque che se, come ci ha insegnato tra gli altri il teologo morale tedesco Bruno Schueller, la validità morale di un atteggiamento umano non dipende dalla sua genesi, ne segue – per il nostro ragionamento - che i valori degli anziani possono avere una valenza sociale per tutte le età.

3. La ‘felicità terrena’ dei vecchi, la ‘salvezza eterna’ che rappresenta l’aspetto religioso, l’adempimento del senso della vita che è l’aspetto etico-filosofico, sono comunque l’interesse principale della persona giunta all’età non più (pienamente) lavorativa. Non sempre esplicitato ma soggiacente di certo.

La visione filosofica della vecchiaia, dal punto di vista etico, non può essere disgiunta dalla visione complessiva del senso della vita umana.

E’ innegabile che nell’invecchiamento, e nella probabile revisione della propria vita, la religione riprenda un suo significato esistenziale che durante il periodo produttivo potrebbe aver perso. Magari per rifiutare l’istanza religiosa ulteriormente o di nuovo: ma il problema del significato generale della propria vita ritorna e esige di essere risolto.
E’ però significativo il detto di Norberto Bobbio nella sua Autobiografia: con l’età mi sono diventati più importanti gli affetti che le idee. Dove il problema teoretico arretra nell’interesse esistenziale, mentre riemergono le istanze primordiali dell’essere accettato, amato, stimato.

4. Nei contributi che la rivista propone sono più presenti gli aspetti descrittivi che normativi. Infatti tali aspetti sono stati studiati ampliamente nel passato per l’età evolutiva, ma quelli relativi agli anziani mi sembra che solo recentemente siano diventati una impresa seria. E non di mercato o di ascolti.

Nelle riflessioni etiche comunque non possiamo lasciarci sopraffare da dati sociologici, psicologici o storici. E tantomeno massmediali. Questi ultimi nel migliore dei casi sono orientati al commercio, ma normalmente al puro divertimento basato sulla curiosità dell’uditorio (di questa categoria fanno parte le rappresentazioni ossessive del sesso e della violenza).

Sarà di notevole interesse la lettura della Recommendation CM/Rec(2014)2of the Committee of Ministers to memberStates on the promotion of human rights of olderpersons (Adopted by the Committee of Ministers on 19 February 2014 at the 1192nd meeting of the Ministers’ Deputies) (https://wcd.coe.int/) che elenca non solo principi ma tutta una serie di buone pratiche realizzate da parte di vari stati europei.
Da tale lettura non è difficile risalire al contenuto del mainstraem, all’opinione dominante oggi in Europa riguardo al problema dell’invecchiamento.

5. Tra i contributi presentiamo per primo quello del neurologo studioso delle malattie da invecchiamento. Avremmo potuto forse inserire uno studio medico breve sullo stato generale dell’invecchiamento dell’individuo umano, o magari sull’invecchiamento biologico dell’animale in genere. Ma quanto Simone Pomati propone sembra sufficiente per il puzzle semplificato che cerchiamo di delineare.Anche gli aspetti economici del nostro problema vi sono appena accennati, ma ritengo che siano intuitivi.

Il contributo sulla medicina anti-aging di Alberto Bondolfi, membro di diversi comitati bioetici internazionali, esce dal biologico in senso stretto per inquadrare la svolta medica che la nostra società occidentale ha intrapreso nel cercare di prolungare la vita dell’anziano, anzi la qualità della sua vita.

Lo psicologo Daniele Fedeli si inserisce nel discorso appunto con una riflessione sulla qualità della vita e sull’atteggiamento che l’anziano assume riguardo ad essa. Qui si prospettano esplicitamente modelli che devono essere seguiti dai soggetti coinvolti per ottenere un livello sufficiente di “felicità”.

Ferruccio Marzano, da sempre interessato all’impostazione teoretica della scienza economica, delinea con semplicità essenziale il modo ‘etico’, quindi non autoreferenziale, che la scienza economica deve assumere per gestire il caleidoscopico mondo degli anziani. Si tenga presente che il fenomeno non pesa solo sulle economia sviluppate, bensì – ed in forma spesso drammatiche – anche sulle società economicamente meno sviluppate. In Africa dove l’attesa di vita sta felicemente incrementandosi contemporaneamente mancano le strutture per gestire il fenomeno dell’invecchiamento corrispondente.

Il contributo di Riccardo Della Rocca è un esempio tutto italiano di programmazione dell’educazione permanete sviluppato dall’autore all’interno di un movimento di adulti che conta 6000 aderenti (paganti). Il modello di base proposto è quello di Baden-Powell, sviluppato però per il nostro tempo e per gli adulti.

Massimo Petrini è uno specialista delle fasi terminali della vita. Non è un medico, ben sì un teologo con molta esperienza nel campo specifico e con le pubblicazioni relative. L’anziano inevitabilmente si pone, inconsciamente se non altro, il problema della fine prossima. Si contano non tanto gli anni passati (pur importanti per la memoria) quanto quelli che restano (importanti per il presente ed il futuro). Anche qui ci troviamo di fronte ad una molteplicità di dati descrittivi di recente acquisizione.

Alejandro Crosthwaite, interessato alla filmografia del suo paese d’origine, ci prospetta un quadro notevolmente significativo di questo mass-medium riguardo alla vecchiaia. Anzi di come ‘i vecchi’ siano importanti nel cinema USA sia come spettatori, come oggetto di rappresentazione ed ancor più come costruttori dei prodotti mediatici.

Oleksii Samoilov, giovane studente ucraino al primo impatto “dal di dentro” con la società occidentale, cerca di delineare la differenza tra l’esperienza di rapporti tra giovani generazioni e generazioni anziane nel suo Paese e all’Ovest. Il suo pdfcontributo è forse un po’ utopico (Wunschdenken, direbbero i tedeschi), ma esprime una posizione ed un linguaggio – alternativa a quella alla quale siamo abituati ad ovest di Leopoli.

Nella Pagina Classica si trova un gioiello – ben noto agli specialisti di storia dei costumi – che ci rimanda alla radici del nostro mondo moderno: al Rinascimento italiano più maturo. Vi è già molto chiaro il problema di qualità della vita; ed i modi consigliati per affrontarlo non si discostano molto da quelli attualmente somministraci da tutti i media.

 

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