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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

pdfLa parola “famiglia” è ormai da diverso tempo, al centro dell’attenzione sia delle istituzioni civili e ancor più di quelle religiose. Senza disconoscere l’urgenza di affrontare tutte le problematiche che concernono oggi questa realtà, va tuttavia sottolineato come, per tanti anni essa sia stata quasi dimenticata, procedendo comeper inerzia sul piano socialee per schemi fissi sul piano religioso, mentre al suo interno si realizzava un’inarrestabile e incontrovertibile trasformazione. Non si ha bisogno didati statistici per costatare che famiglia e matrimonio sono istituzioni acutamente in crisi, caratterizzate da una provvisorietà, precarietà e instabilità crescenti, poiché in realtà le stesse relazioni risultano sempre più difficili da costruire in modo durevole mentre tutto intorno a noi diviene sempre più fluido e smagliato: amore liquido in una società liquida.1

Crediamo fortemente tuttavia chesia piuttosto necessario focalizzare l’obiettivo e concentrare le energie sul matrimonio, per ridare valore e senso al vivere coniugale, dal momento che è questo, a nostro avviso, il pilastro su cui può trovare il suo fondamento ogni costruzione di realtà familiare. Ciò che generalmente accade, infatti, al momento del costituirsi di una nuova famiglia, senza entrare nel merito di una distinzione tra matrimonio civile, religioso o semplice convivenza, èche la coppia sembra non esistere più come realtà a sé stante, assorbita totalmente dal concetto di famiglia. In realtà la coppia ha e deve mantenere nel tempo una sua identità ben differenziata da quella della famiglia di cui è parte integrante: un uomo e una donna, un marito e una moglie, non sono soltanto un padre e una madre pur con tutta la valenza che questo ruolo e questa funzione comporta.

Il mantenimento di questa identità coniugale costituisce la garanzia per una famiglia sana, forte e stabile nel tempo. Non acquisire o perdere nel tempo, la coscienza di questa identità differenziata coppia/famiglia dà spazio a forme di “morte” del matrimonio e della famiglia di cui non tutti sono profondamente consapevoli.     

Non c’è niente di più facile che costituire una coppia, non c’è niente di più difficile che mantenere viva una coppia.

Affermazione forse scontata ma semplicemente vera, dal momento che siamo contornati da persone che vivono in coppia e nello stesso tempo assistiamo ad un continuo, inarrestabile, disgregarsi di matrimoni e di famiglie. Il problema, infatti, non è la coppia nel suo costituirsi ma la relazione della coppia nel suo vivere quotidiano, nel suo mantenersi nel tempo, nel suo continuo progettarsi e rinnovarsi per restare sempre viva.

L’esigenza forte di questi nostri tempi di così grande disorientamento, e paradossalmente anche di un grande desiderio di ritrovare rapporti autentici più significativi e autentici, diventa allora quello della consapevolezza. Questa non è di per sé la soluzione di tutti i problemi, ma la consapevolezza dà ordine, dà senso, significato, chiarezza al nostro vivere e in tal modo è la base su cui poter intraprendere la ricerca per diverse e molteplici possibili soluzioni.

La consapevolezza di essere “dentro” una relazione coniugale, è di fondamentale importanza per vivere il quotidiano mantenendo costante un orientamento di fondo e restando la guida di noi stessi.

Oggi invece l’ansia del consumismo ha invaso anche il mondo dei sentimenti e dei pensieri, siamo diventati esperti di un linguaggio tecnologico e analfabeti sul piano emotivo e affettivo. Si agisce nel presente senza riuscire a vivere, e soprattutto a comprendere nel profondo, quanto accade dentro e fuori di noi. Ciò vale ancor di più per il rapporto di coppia: è necessario essere consapevoli di ciò che siamo e di ciò che vogliamo diventare, per costruire giorno per giorno la nostra relazione in continuo divenire. La “noità coniugale” è una realtà del tutto nuova che però contiene tracce indelebili della storia dei due: memorie che restano impronte profonde nella nuova relazione. Memorie di educazioni, di norme e di regole ricevute, memorie di figure genitoriali, memorie di esperienze, di conoscenze, di emozioni vissute.

La differenza tra l’essere e il diventare “noi”, la vera essenza di un matrimonio, sta in questa consapevolezza della necessità di un cammino permanente di condivisione e di progettualità che permette alla relazione io/tu di crescere e di rinnovarsi nel tempo senza consumarsi in una routine del vivere che spegne ogni sguardo sul futuro.

Oggi invece la realtà sociale, per altro da noi stessi realizzata, induce a vivere secondo un carpe diem delle situazioni e delle relazioni che non permette alcuna vera elaborazione cosciente delle scelte piccole o grandi che costituiscono il nostro quotidiano. La prima consapevolezza che bisogna acquisire, nell’ambito di una scelta matrimoniale, è, pertanto, quella di aver risposto ad una vocazione coniugale. Siamo stati chiamati “per nome” dalla vita, e per i credenti dal Signore, a realizzare la nostra storia d’amore e questa è una chiamata che si ripete ogni giorno, anche se forse la routine del vivere lo fa spesso dimenticare.

C'è qualcosa nell’incontro tra un uomo e una donna che sfugge ad ogni razionale comprensione perché spesso l'incontro di un momento, spesso originato dalla casualità, si trasforma in un percorso che abbraccia un'intera vita. Eppure ciò che meraviglia noi, provocava lo stesso stupore secoli fa dal momento che nel Libro dei Proverbi troviamo scritto:


Tre cose sono per me così misteriose
che non le comprendo:
il percorso dell'aquila nell'aria,
il sentiero del serpente tra le rocce,
la rotta della nave in alto mare.
E ce n'è soprattutto una quarta:
la via dell'amore tra un uomo e una donna”.2


Fin dall'antichità è espresso lo stupore di fronte a ciò che rende possibile la via dell'amore tra un uomo e una donna. Tracciata da chi? Percorsa come?

Tre elementi, aria, terra, acqua, e uno solo che li contiene tutti: il mondo, dove si apre la via dell'amore.L'aquila vola nel cielo, il serpente striscia sulla pietra, la nave fende l'acqua: per tutti un percorso che non può essere tracciato una volta per sempre.Il cielo che accoglie il volo dell'aquila, la terra che si lascia calpestare dal serpente, il mare che si apre alla prua della nave, si richiudono subito al loro passaggio e ogni volta la via deve essere riaperta. Come non vedere l'analogia con la storia di ogni matrimonio, dove la via dell'amore deve essere ogni volta ribattuta, ritrovata, scoperta, reinventata, riaperta?

Questa via non può essere percorsa in solitudine perché il mondo che accoglie questo cammino è fatto di persone, di cose, di eventi che avanzano, cambiano, si trasformano con noi.

Ed ecco allora la necessità di una seconda consapevolezza: non pensarsi e non vivere in solitudine. La coniugalità, infatti, non si esaurisce in se stessa ma ha bisogno di essere vissuta, condivisa con gli altri per essere pienamente realizzata.

L’uomo e la donna non si sposano per loro stessi. Il matrimonio non è solo un fatto privato, piuttosto rivela il carattere “comune e comunitario” dell’amore e per questo si celebra pubblicamente, a testimoniare la volontà di unire in uno stesso progetto vita personale e vita sociale. L’amore individuale entra in un tempo e in uno spazio collettivo, la vita matrimoniale partecipa ad una vita sociale che in qualche modo si ricollega al progetto personale della coppia. Uomo e donna nella loro relazione d’amore indicano, infatti, anche il senso profondo di tutte le relazioni umane.

Il fiorire, in questi anni, di tanti movimenti e associazioni a carattere familiare e coniugale, laici e religiosi,è l’espressione concreta di questa esigenza del condividere la vita e del crescere insieme.
 
La nostra personale esperienza ci ha portato ad entrare nel Movimento Equipes Notre Dame,3 pochi mesi dopo il nostro matrimonio perché era l’unica realtà, allora e forse ancora oggi, che metteva al centro la coppia e non la famiglia, proponendo un metodo pensato in modo vivo e concreto, indirizzato specificamente agli sposi. Vivevamo il ’68 ma cercavamo anche, spinti dal Concilio, una spiritualità coniugale come specifico e particolare aspetto della spiritualità cristiana.
 
In questo Movimento siamo ancora presenti da più di quaranta anni senza avvertire alcuna stanchezza o segno di fatica, anzi con l’entusiasmo di proporlo a giovani coppie con la semplice testimonianza di quanto bene abbia portato a noi perché offre un cammino di spiritualità coniugale incarnata nel quotidiano. Nel Movimento, insieme con altre coppie e in un lavoro personale di riflessione costante cui ci richiama, abbiamo imparato e cercato di vivere con fede e laicamente la spiritualità del dialogo attraverso l’impegno del “dovere di sedersi”, un appuntamento speciale che ogni coppia prende almeno una volta al mese per parlarsi e ascoltarsi reciprocamente pensando di essere alla presenza di pdfDio, senza fretta e in totale sincerità; la spiritualità della condivisione intesa come “messa in comune”, cioè l’impegno a condividere con gli altri frammenti delle nostre vite così come spezziamo insieme il pane dell’Eucarestia; la spiritualità dell’azione pastorale grazie al dibattito e confronto su un tema di studio che di anno in anno ogni équipe sceglie di approfondire; la spiritualità eucaristica e del perdono, grazie ai momenti di preghiera personale, coniugale, comunitaria e ai momenti di compartecipazione, cioè di verifica delle nostre scelte e impegni di fede. Il Movimento END non è stato e non è totalizzante ma è come un leitmotif di fondo che ha accompagnato la nostra vita matrimoniale e che offre gli strumenti per vivere il matrimonio come sacramento-segno di ogni giorno presente.

Un matrimonio chiuso in se stesso corre il rischio dell’asfissia e della fine. Amore coniugale è, invece, anche sentirsi parte della storia dell’umanità, è accoglienzadi quella storia come un dono che ci fa comprendere che l’amore di coppia vive e cresce perché si nutre del rapporto con gli altri, con il mondo, con la storia presente e futura.


NOTE

1. Bauman Z., Liquid Love. On the Frailty of Human Bonds, Cambridge-Oxford, 2003, trad. it., Bari-Roma, Laterza, 2003.

2. Prv 30,1819 – Probabile redazione definitiva del libro avvenuta nel V secolo a.C., raccogliendo testi composti da autori ignoti lungo i secoli precedenti fino al periodo monarchico (XI-X secolo a.C.).

3. www.equipes-notre-dame.it, Il Movimento END nasce in Francia nel 1939 per opera di 4 coppie che si rivolgono ad un giovane prete, l’Abbé Caffarel, per chiedere se fosse presente nella Chiesa una realtà dove poter vivere la spiritualità coniugale. Vista l’assenza di tale realtà, non è restato altro a quei pionieri di una visione “profetica” del matrimonio di “cercare

insieme”. Da allora le équipes, gruppi di 5/6 coppie e un sacerdote, si sono sviluppate nel mondo con una velocità significativa e sono presenti oggi in tutti i continenti con quasi 150.000 membri tra coppie e sacerdoti.

 

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