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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

09 paginaclassica 

 

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Così questo processo entra completamente nella realtà del secondo livello: la Chiesa è certamente corpo e pienezza del Dio tri-personale, corpo e pienezza del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, fino ad essere veramente Chiesa universale di un Dio universale. 

Certamente essa lo è come corpo e pienezza del Cristo, in cui Cristo è l'unico capo del corpo, e perciò «Cristo tutto in tutti», «Cristo ieri e oggi e sempre» ; Cristo inteso quindi come universale nello spazio e tempo, e Chiesa intesa a sua volta, in senso vero, come tale homo universali universi mundi: uomo universale nel mondo universale; si tratta perciò di una Chiesa che è autenticamente Chiesa universale, poiché qui ed ora presenza del Dio universale nel Cristo universale.

Proprio qui appare la Chiesa nel senso più limpido, come vero corpo di Cristo, come egli è veramente nel suo farsi uomo: uomo delimitato da un popolo limitato, da una famiglia specifica, in un tempo delimitato, per una comunità delimitata. Il Cristo, che come capo e corpo della Chiesa - come unità in Cristo - è in senso vero uno con tutti gli uomini, appare unicamente come l'artigiano di paese: Gesù, figlio a sua volta dell'artigiano Giuseppe, proveniente da Nazareth, luogo di montagna nella malfamata Galilea. Proprio qui la Chiesa è corpo e pienezza di Cristo. Essa è veramente Chiesa universale, ma ogni volta appare come tale solo in una forma delimitata: Dio che è il limite della creatura, Cristo che è il limite, fatto uomo, della creatura, la Chiesa, a sua volta, come corpo e pienezza di questo limite divino-umano della creatura: in tutto questo, appunto, si mostra chiaramente la logica della rivelazione che avviene in una creatura auto-delimitatasi.

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In tal senso la vera Chiesa universale appare ogni volta come Chiesa delimitata nel qui ed ora: Chiesa giudeo-cristiana della Palestina, Chiesa greco-romana del tempo dei padri, Chiesa della ormai decadente antichità greco-romana, Chiesa delle migrazioni dei popoli, Chiesa del medioevo franco-germanico, Chiesa dello scisma avignonese e della riforma, Chiesa del tempo moderno, Chiesa dei continenti asiatico-americano-africano che sorgono all' orizzonte della storia. Sì, Chiesa come Chiesa universale che è talmente dentro e sottoposta a questi limiti, da trovarsi nella - sempre rinnovata - tentazione storica di auto-porsi e di intendere, nelle differenti fasi storiche, queste delimitazioni come assolute e universali. Attribuendo cioè il criterio della verità cattolica e universale, ogni volta, ad una Palestina, un' antichità, un medioevo, una modernità, un occidente - a forme storiche e periodi che risulterebbero così cattolicizzati e universalizzati in tutto - fino al punto in cui questa Chiesa universale arriva a considerare la rottura di questi limiti e di queste forme come la propria morte definitiva, e la vive come se essa stesse o cadesse come Chiesa universale con il venire meno della Palestina, dell'antichità, del medioevo, della modernità e dell'occidente. Risultando, così, cieca e inconsapevole rispetto al fatto che Dio l'ha conformata come vera Chiesa universale proprio in questa sempre nuova trasformazione.

pdfCerto, la cristianità è talmente inserita e sottoposta al mistero di questo limite da porlo talvolta come assoluto e universale, fino a giungere alla rivolta contro Dio e il Cristo: come il giudaismo non cristiano che assolutizza e universalizza l'Antico Testamento, come la Chiesa greco-ortodossa che assolutizza e universalizza il cristianesimo orientale, come il nucleo portante della riforma che assolutizza e universalizza lo spiritualismo occidentale.

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