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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

zancanella

 

1. Introduzione al problema della visione integrale

pdfIn un articolo apparso il 1° settembre 2016 sull’edizione online di The Guardian1 dal titolo “Pope Francis says destroying the environment is a sin”, la giornalista, Josephine McKenna, definisce l’enciclica Laudato sì provocatoria riguardo l’ambiente, provocative encyclical on the environment, trasmettendo in qualche modo l’idea che essa abbia come focus il solo ambiente, facendo solo qualche breve cenno alle importanti tematiche sociali che sono invece l’asse portante dello scritto papale.

Secondo le parole del Pontefice, pronunciate in un video messaggio del settembre 2021 al Congresso Universitario Laudato si’, “l’enciclica Laudato si’ non è solo una enciclica “verde”, ma «è un’enciclica “sociale”2. La stessa posizione è stata affermata in altre occasioni, tra le quali si possono citare il messaggio per il rilancio della piattaforma Laudato si’ in cui il Papa, dopo un’introduzione prettamente ecologica, dice chiaramente “che [l’enciclica] non coinvolge solo le questioni ambientali, ma l’uomo nella sua totalità”3. In un video del 23 ottobre 2019 dice che “non è un enciclica verde, ma sociale”4, togliendo così ogni dubbio rispetto ad una posizione riduzionista del punto di vista di Francesco. Sempre al fine di supportare la visione integrale del problema ecologico, vale citare il passo in cui si legge che “dal momento che tutto è in relazione, non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto”5 e nello stesso paragrafo Francesco cita la Caritas in Veritate di Benedetto XVI in cui si legge che “Se si perde la sensibilità personale e sociale verso la nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono” 6.

Mi sembra quindi chiaro che il problema che pone il Papa sia molto più ampio del solo tema ambientale, che, se assolutizzato, potrebbe porre le basi per una pericolosa diluizione dell’uomo come vertice del Creato, così come invece ricordato anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica, che così recita: “Il dominio accordato dal Creatore all'uomo sulle risorse minerali, vegetali e animali dell'universo, non può essere disgiunto dal rispetto degli obblighi morali, compresi quelli che riguardano le generazioni future”7.

Partendo, dunque, da queste premesse di ampio respiro morale, mi sembra interessante notare che negli ultimi 20 anni si è provato a sviluppare in ambito principalmente finanziario una riflessione circa un modello di investimento e gestione che andasse oltre i semplici dati economico-finanziari. Questo modello, almeno nelle intenzioni, cerca di porre al centro il tema di una visione integrale, considerando i temi dell’ambiente, i temi sociali e della governance aziendale. Esso si chiama ESG (Environment, Social, Governance) e si è guadagnato una forte eco, soprattutto sui mercati finanziari.

 

2. Motori del cambiamento

È corretto dire che una gestione aziendale è buona solo quando essa si interessa della bottom line e dell’enterprise value? È vero che “cash is king” e che non ci sono altre misure per giudicare l’operato degli amministratori di un’azienda? È vero che tutti gli investitori vogliono solo che il loro rate of return sia il più alto possibile? La risposta a queste domande era affermativamente scontata fino alla fine degli Anni Ottanta, tanto che le fondamenta argomentative sulla quali poggiava quella visione erano frutto delle riflessioni della Chicago School Of Economics, il cui elemento di spicco, il futuro premio Nobel per l’Economia nel 1976 Milton Friedman, scrisse il 3 settembre 1970 un articolo su The New York Times8 dall’eloquente titolo “The Social Responsibility Of Business Is to Increase Its Profits”, deridendo gli amministratori che in qualche modo si interessavano di temi sociali descrivendoli come “unelected government officials”.

Se dal fronte occidentale, o meglio anglosassone, come abbiamo visto sopra, la visione del business era di natura prettamente economico-finanziaria, non si può dire che dal fronte orientale, ovvero il blocco sovietico, il problema ecologico fosse sentito, come riporto in alcuni esempi sotto.

A partire dalla caduta del muro di Berlino si sono notati alcuni cambi di paradigma sui temi ambientali e sociali che possono essere ricondotti ad alcuni casi iconici, di cui quattro hanno a che fare primariamente con l’ambiente, mentre uno manifesta un evidente riflesso sociale. Si tratta (1) del disastro della centrale atomica di Cernobyl del 1985, (2) del prosciugamento del Lago d’Aral9 a causa delle colture troppo intensive, (3) del Great Pacific Garbage Pack10 causato dall’accumulo di rifiuti nell’Oceano Pacifico, (4) dello sversamento di petrolio della Deep Water Horizon11 del 2010 nel Golfo del Messico e (5) dello scandalo nel 2000 in Cambogia relativo allo sfruttamento di minori per la produzione di abbigliamento sportivo da parte dei terzisti di Nike12.

I casi riportati hanno avuto una fortissima eco nell’opinione pubblica occidentale e da essi si possono trarre alcune conclusioni che diventano premesse per gli avvenimenti futuri:

  • in seguito a Cernobyl si inizia a porre in maniera radicale il problema della modalità dell’approvvigionamento energetico;
  • il caso del Lago d’Aral pone il problema dei limiti delle risorse disponibili;
  • il caso del Great Pacific Garbage Pack evidenzia il generale problema del rispetto dell’ambiente e in particolare della gestione dei rifiuti su larga scala;
  • il caso Deepwater Horizon evidenzia i rischi intrinseci che esistono in alcune attività umane e la necessità di un ripensamento delle governance aziendale;
  • lo scandalo Nike ha posto agli occhi dell’opinione pubblica occidentale il problema sociale che si genera dall’eccessiva sete di ottimizzazione dei costi.

Gli esempi estremi riportati sopra sono così le basi per cercare una soluzione che non sia solo su base ambientale, ma consideri, come dice Francesco uno sviluppo sostenibile ed integrale13 dell’uomo e della società in cui vive.

 

3. ESG dal punto di vista operativo

Le prime risposte operative

In parziale risposta alle crescenti criticità ambientali, sociali e di governance si notano, a partire dalla metà degli Anni Novanta, alcuni significativi cambiamenti che afferiscono la gestione aziendale: viene redatta la prima versione delle norma ambientale ISO 14001 Environmental Management System, nel 1999 vede la luce la norma per sicurezza sugli ambienti di lavoro OHSAS 18001 che nel 2018 è stata trasformata nella norma ISO 45001, nel 1992 viene proposta la prima versione del modello EFQM (European Foundation for Quality Management) che, nato con l’idea di migliorare la competitività delle aziende, pone la sua attenzione sul fatto che l’azienda deve rispondere non solo ai suoi azionisti (shareholders), ma ad una più ampia platea di stakeholders, tra cui le comunità locali.

La norma ISO 14001 per l’ambiente è nota al grande pubblico delle aziende italiane, sia grandi che piccole, ed è molto diffusa; la norma ISO 45011 per la sicurezza viene addirittura riconosciuta dall’INAIL ai fini della riduzione dei premi assicurativi14 per le aziende che si certificano; il modello EFQM, molto più di nicchia e senza molta eco, cerca di ampliare l’orizzonte della gestione aziendale. Tuttavia, né le norme ISO, né il modello EFQM evidenziano quel carattere di completezza posto a tema della Laudato si’, infatti il loro focus si limita ad alcuni aspetti particolari, ma non coglie la questione nella sua complessità.

 

Alcune controverse risposte ESG in ambito finanziario

zancanellaAnche in seguito ai disastri ambientali citati sopra, a partire dalla fine degli Anni Novanta nel mercato finanziario anglosassone sono nate importanti iniziative legate al tema della sostenibilità degli investimenti, tra queste vale la pena citare la nascita del Dow Jones Sustainability Index nel 1999. Da una parte l’accresciuta sensibilità ambientale del mercato e degli operatori, dall’altra l’intuizione di una possibile impetuosa crescita di prodotti finanziari eco-sostenibili, hanno creato un ecosistema finanziario che nel 2020 è riuscito a crescere in maniera enorme15, passando negli Stati Uniti da 21 miliardi di dollari nel 2019 a 51 miliardi nel 2020, convogliando oltre un quarto di tutti gli investimenti, che invece nel 2014 rappresentavano solo l’1% del mercato.

L’accresciuta sensibilità ecologica forse ha fatto bene all’ambiente, sicuramente ha migliorato i ricavi di coloro che lavorano nel business della finanza ecologica.

Uno degli aspetti più critici e controversi degli investimenti che vengono presentati come ecologici è il problema della certificazione della loro reale sostenibilità. Infatti, mentre da una parte è prassi nota e riconosciuta la valutazione dei risultati di un’azienda sulla base di bilancio e conto economico, d’altra parte, quando si parla di ambiente, sociale e governance, non è scontato nemmeno capire quali siano i parametri per dare un giudizio fondato su temi non sempre misurabili né nel breve, né nel lungo periodo.

Il mercato della valutazione è concentrato nelle mani di quattro grandi agenzie: MSCI, Sustainalytics, RepRisk e Institutional Shareholder Services (ISS), in cui ognuna di esse si avvale di diversi input e di diversi algoritmi di misurazione, rendendo così molto difficile capire a cosa si riferiscano le loro valutazioni e come possano essere confrontate. Spesso le misurazioni si basano su generici self-assessment che le aziende fanno e poi divulgano oppure sulla comunicazione al mercato di presunti risparmi energetici che però raramente possono essere verificati sul campo.

Il tema della misurabilità delle performance di sostenibilità è molto dibattuto perché da essa dipende la verità di quello che viene detto e proposto agli investitori e, in ultima analisi, sarebbe la controprova per verificare un reale allineamento tra quello che si dice sul mercato e quanto espresso da Francesco a proposito di ecologia integrale. A questo riguardo vale la pena citare un articolo apparso nel luglio 2021 su Harvard Business Review16 che, partendo da un paper sul tema del ESG Ratings17, giunge alla paradossale conclusione che è meglio per le aziende comunicare il meno possibile le loro attività ESG.

 

Un pratico modello operativo di ESG

Esiste un modello operativo proposto da EFFAS18 - European Federation of Financial Analysts Societies – che, sebbene nato in ambito finanziario, sviluppa un approccio operativo semplice e intuitivo che le aziende possono applicare per perseguire realmente obiettivi ambientali, sociali e di governance. Il fondamento del modello ESG è che si dà vero progresso per tutti solo quando si considerano tutti gli elementi del problema e non si assolutizza solo qualche parametro, magari finanziario.

I cardini del modello sono la definizione di un set minimo di indicatori - ambiente (E), sociale (S) e governance (G) - che valgono per qualsiasi azienda e poi, sulla base del tipo di attività svolta, si declinano indicatori specifici per ogni area oggetto di interesse.

A titolo di esempio, si immagini di considerare un’azienda del settore automobilistico19, nel modello sono proposti alcuni indicatori ESG specifici per il settore che si possono raggruppare secondo il seguente schema:

 

- Ambiente:

  • Utilizzo di energie rinnovabili
  • Emissioni di NOx e SOx
  • Rifiuti
  • Compatibilità ambientale
  • Impatto del fine vita del prodotto

 

- Sociale

  • Investimenti coerenti con le politiche ESG
  • Accordi con i fornitori in accordo con le politiche ESG
  • Sicurezza dei prodotti
  • Modalità di rilocazioni di posti di lavoro in caso di riorganizzazione aziendale

 

- Governance

  • Contributi ai partiti politici

 

- Sostenibilità nel lungo periodo

  • Spese in Ricerca e Sviluppo
  • Brevetti
  • Customer retention
  • Soddisfazione dei clienti

Sebbene gli indicatori riportati siano molto semplici, ma chiari e definiti, essi non possono essere cambiati a piacere dagli amministratori sulla base della necessità del momento e permettono agli investitori di avere un quadro preciso e stabile di alcuni aspetti cruciali necessari per investire in maniera sostenibile.

 

 

4. Temi aperti e aspetti critici di ESG

Per quanto di mia conoscenza, la declinazione del modello operativo ESG nelle realtà aziendali appare ancora lontana dall’essere realtà vissuta e rischia quindi di essere ridotta a operazioni di facciata, utili per convincere investitori distratti e spesso interessati solo a “fare soldi”. È ormai noto e addirittura codificato il cosiddetto problema del green washing, in cui un’azienda cerca di confondere il mercato rispetto alle proprie posizioni ambientali ricorrendo a trucchi, il più ridicolo dei quali è l’ormai onnipresente colore verde nei loghi e nelle brochure.

A supporto di quanto sopra, mi sembra illuminante un capoverso dell’enciclica in cui Francesco scrive che “la responsabilità sociale e ambientale delle imprese si riduce per lo più a una serie di azioni di marketing e di immagine”20.

Anche nel mondo finanziario sembra essere molto presente il rischio di cavalcare la moda del momento in attesa di spostarsi su qualche altro tema più redditizio. Viene in mente il travolgente fenomeno della crescita dei valori di borsa delle aziende dot.com all’inizio del Millennio e non escludo un epilogo simile anche per i temi del green, in attesa della prossima cash cow a cui rivolgersi.

Per concludere, sebbene siano evidenti gli sforzi in ambito aziendale e finanziario, non sempre in essi si riscontrano quei genuini valori indicati da Francesco nella Laudato si’. Rimane molta strada da percorrere per avvicinarsi all’ecologia integrale, in particolare, la soluzione difficilmente potrà trovare il suo compimento nella semplice operatività di indicatori, di società di rating e di indici di borsa; al contrario la partita si giocherà su altri piani, infatti “emerge così una grande sfida culturale, spirituale ed educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione” 21.

 

Federico Zancanella

 

 

 

Testi di riferimento

FRANCESCO, Laudato si’ – Lettera enciclica sulla cura della casa comune, Libreria Editrice Vaticana, IV edizione, Città del Vaticano, 2021.
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, Libreria Editrice Vaticana, Seconda edizione, Città del Vaticano, 1999.

 

NOTE:
https://www.theguardian.com/world/2016/sep/01/pope-francis-calls-on-christians-to-embrace-green-agenda, ultima consultazione: 6.12.21.
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2021-08/papa-francesco-videomessaggio-laudato-si-congresso-argentina.html, ultima consultazione: 6.12.21.
3 https://www.youtube.com/watch?v=f6c_7ADEQhY, ultima consultazione: 6.12.21.
4 https://www.youtube.com/watch?v=DeBDmD-SrYo, ultima consultazione: 6.12.21.
5 Francesco, Lett. enc. Laudato si’(24 maggio 2015), 120.
6 Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in Veritate (29 giugno 2009), 28.
7 Catechismo della Chiesa Cattolica, , 2346.
8 https://www.nytimes.com/1970/09/13/archives/a-friedman-doctrine-the-social-responsibility-of-business-is-to.html, ultima consultazione: 6.12.21.
9 https://www.treccani.it/enciclopedia/la-progressiva-scomparsa-del-lago-aral_%28Atlante-Geopolitico%29/, ultima consultazione: 6.12.21.
10 https://www.nationalgeographic.org/encyclopedia/great-pacific-garbage-patch/, ultima consultazione: 6.12.21.
11 https://www.britannica.com/event/Deepwater-Horizon-oil-spill, ultima consultazione: 6.12.21.
12 https://www.repubblica.it/online/esteri/nike/nike/nike.html, ultima consultazione: 6.12.21.
13 Francesco, Lett. Enc. Laudato si’(24 maggio 2015),13.
14 https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-news-brochure-uni-iso-45001.pdf, ultima consultazione: 6.12.21.
15 https://www.cnbc.com/2021/02/11/sustainable-investment-funds-more-than-doubled-in-2020-.html, ultima consultazione: 6.12.21.
16 https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3793804, ultima consultazione: 6.12.21.
17 https://hbswk.hbs.edu/item/what-does-an-esg-score-really-say-about-a-company, ultima consultazione: 6.12.21.
18 https://effas.com, ultima consultazione: 6.12.21.
19 https://effas.net/pdf/setter/DVFA%20criteria%20for%20non-financials.pdf, ultima consultazione: 6.12.21.
20 Francesco, Lett. Enc. Laudato si’(24 maggio 2015), 194.
21 Ibidem, 202.

 

 

 

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