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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

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Indagine sul lavoro

dei migranti a Roma: “Occupati tra dignità e sconvenienza”

Aissata Camara, Carolina Delgadillo Mejia

 

Aspetti economici e contrattuali

In base ai risultati del campione emerge un primo dato significativo: l’ammontare dello “stipendio medio mensile” di un immigrato che lavora e vive a Roma è pari ad euro 1.102. Questo valore è molto vicino alla soglia di povertà dichiarata dall’ISTAT per la città di Roma e fissata in euro 1050.06[1] (ISTAT). Il dato è ancora più preoccupante se si considera che il 41,5% del campione percepisce un reddito da lavoro mensile inferiore ai mille euro. In particolare la condizione di povertà affligge soprattutto le donne infatti il 51% percepisce un reddito inferiore ai mille euro[2], mentre per gli uomini la percentuale si attesta al 30,6%.

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Per quanto riguarda la paga, ad eccezione di circa un 20% che si ritiene soddisfatto, una maggioranza significativa riporta un parere negativo (il 76,9%).

In merito al numero di “ore di lavoro settimanale” gli immigrati che vivono e lavorano a Roma prevalentemente effettuano, per la loro attività un impegno corrispondente alle 50 ore settimanali, oltrepassando di molto le 40 ore settimanali stabilite dalla linea guida fissate nella contrattazione collettiva. Automaticamente sorge la domanda sulla vita sociale degli immigrati: come è possibile coniugare lavoro e socialità?

Altro aspetto indagato è quello relativo alla “modalità di pagamento” relativamente alla paga dello stipendio. Dai risultati emerge come soltanto una metà del campione riceve il salario mediante un bonifico bancario (il 50,5%); se si fa riferimento in generale a mezzi comunque tracciabili la percentuale complessiva sale al 60,0%; mentre resta una percentuale molto alta (il 29,3%) di coloro che sono pagati esclusivamente in contanti, mentre il restante 10,7% è pagato in modalità mista (mezzi tracciabili, e contante). Dietro questi dati possono emergere rischi di diverso tipo: talvolta una paga che non corrisponde effettivamente a quanto è dovuto, il mancato versamento dei contributi previdenziali e assicurativi, l’evasione delle imposte dovute, e tutto ciò che potrebbe essere inquadrato nell’ambito dello sfruttamento.

tabgraf2.pngPer quanto riguarda invece la “modalità di pagamento del lavoro straordinario”, risulta inaccettabile che le persone lavorino oltre le ore ordinarie senza ricevere nessun compenso.  Nel campione il 22,2% dichiara di non ricevere alcun compenso per le ore di straordinario svolto; anche qui emerge una situazione grave per cui una percentuale consistente di lavoratori immigrati che vive a Roma sembra di fatto sfruttata dal suo datore di lavoro. Inoltre il 31,1% dei migranti per il lavoro straordinario è pagato in contanti, evidenziando una ulteriore forte zona di irregolarità.

Dal punto di vista del “salario medio orario” il valore medio è pari a circa 8 euro l’ora, con una differenza lieve in rapporto al genere, mentre la differenza più significativa è in rapporto alle ore settimanali (45,6 h /settimana per gli uomini, 39,9 h / settimana per le donne).

Risulta così curiosa l’evidenza che la condizione dei lavoratori migranti a Roma riesce a fare scomparire la disparità di genere (per l’uomo 7,9 euro/h, per la donna 8,1 euro/h).tabgraf3.png

Dai dati del campione emerge anche come il titolo di studio non manifesta una associazione significativa con il salario medio orario. La tabella evidenzia addirittura il dato controintuitivo per cui chi non ha alcun tipo d’istruzione riesce ad ottenere una paga orario più alta[3].

In conclusione, il quadro che emerge, in questa indagine, per quanto è relativo agli aspetti economici e contrattuali consente di affermare che siamo molto lontani dagli schemi del decent work. L’insieme delle domande in questa dimensione raggiunge un valore pari soltanto al 40,3%.

TITOLO DI STUDIO

W/h

scuola elementare - media / primaria

7,6

scuola superiore / secondaria

7,5

laurea triennale

7,9

laurea specialistica / magistrale

9,5

dottorato di ricerca

7,8

nessuna istruzione

10,3

In generale una situazione che risulta compromessa probabilmente dall’assenza di adeguati controlli, e resa ancora più complessa dalla struttura dimensionale di molteplici piccole-medie imprese che possono facilmente nascondere casi di illegalità, e di sfruttamento del lavoro, probabilmente presenti nell’ambito del commercio, del turismo[4].

 

[1] Il dato fa riferimento alle tavole per le soglie mensili di povertà con riferimento all’area “Centro area metropolitana” ed in corrispondenza della condizione di un singolo componente in fascia di età compresa tra i 30 e i 59 anni. Questa soglia supera i 1.500 euro se si prevede un figlio a carico tra 0 e 3 anni. Rif.to: https://www.istat.it/it/archivio/289724.

[2] In questo caso probabilmente incide l’alta percentuale di donne impegnate in servizi alla persona.

[3] I casi registrati con “nessuna istruzione” sono soltanto 4.

[4] Da non dimenticare i servizi della persona, dove è difficile esercitare un controllo efficace.

BORSE DI STUDIO FASS ADJ

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