Indagine sul lavoro
dei migranti a Roma: “Occupati tra dignità e sconvenienza”
Gabriela Torres Barbosa
Tutela e sicurezza
Per quanto è relativo alla variabile “partecipazione sindacale” risulta una significativa distanza tra il lavoratore migrante e le forme di partecipazione sindacale. In totale infatti circa il 18,5% del campione ha aderito/partecipato ad attività sindacali[1]: il 4,0% di questo gruppo dichiara di aver subito ripercussioni negative riconducibili proprio a questa partecipazione. Malgrado le difficili condizioni, sopra evidenziate, l’81,5% dei lavoratori resta così lontano da questa possibile forma di tutela: il 26,1% di questo gruppo dichiara di non partecipare perché teme ripercussioni negative.
Si potrebbe indagare sulle possibili connessioni tra il settore di attività e la partecipazione sindacale, dal momento che il 36,6% dei nostri intervistati presta servizi alla persona (badante, colf, assistenza domiciliare, ecc.). Forse il fatto di lavorare all’interno delle case può creare lontananza, isolamento, dalle pratiche collettive più comuni nell’ambiente aziendale.
Un altro fattore potrebbe essere la non padronanza della lingua italiana che può influire sulla comprensione della complessa legislazione presente nel mondo del lavoro, e sul livello di conoscenza dei propri diritti, causando di fatto uno scarso contatto con il mondo dei sindacati.
Sulle valutazioni relative ad un “ambiente pulito e sano” il 50,9% dichiara che considera l’ambiente di lavoro pulito, il 35,8% lo considera pulito e sano, ma con aspetti che potrebbero essere migliorati. In questo caso si può considerare la soggettività relativamente alla cultura e la provenienza delle persone riguardo alle opinioni sulla pulizia e sanità sui luoghi di lavoro. L’origine, l'accesso o la consapevolezza di certi standard di igiene possono influenzare enormemente la valutazione dell’intervistato; anche in questo caso la padronanza linguistica, e la conoscenza e comprensione della legislazione potrebbe influenzare sulla consapevolezza delle regole di pulizia e sanità.
In merito alla variabile “sicurezza sul luogo del lavoro” emergono i seguenti risultati: il 46,2% si sente sicuro al lavoro, e protetto in modo adeguato, il 36,0% si sente al sicuro, ma ritiene che alcune procedure di sicurezza potrebbero essere migliorate, mentre il 9,7% percepisce il proprio ambiente di lavoro come un luogo non sicuro. Anche in questo caso sono valide le osservazioni fatte in precedenza relativamente alla soggettività delle percezioni sulla sicurezza, rammentando che il 48% non ha comunque mai svolto nessun corso di formazione, e quindi neanche quello obbligatorio per legge sulla sicurezza. Si ritiene che non tutti gli stranieri hanno strumenti per valutare oggettivamente la situazione sul proprio posto di lavoro; infatti, ad esempio, una persona che è abituata a lavorare senza protezioni, e attrezzature di sicurezza può credere di essere al sicuro, e non riuscire a giudicare. Resta sempre vero che per la quota relativa al lavoro domestico non esiste di fatto modalità che possano assicurare il rispetto delle regole d’igiene e sicurezza.
L’indice di sintesi del decent work associato a questa dimensione risulta pari al 74,1%: è la dimensione con il valore più alto, ma come espresso con diverse perplessità.
[1] Diverse stime indicano un tasso di sindacalizzazione in Italia intorno al 30%.