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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

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La figura del prof. Piana nelle vicende della teologia morale in Italia, in particolare il cammino dell’Atism.[1]

Francesco Compagnoni

 

 

«Se dovessi riassumere il senso del mio insegnare e lavorare, potrei dire:

ho cercato di contribuire a che il Dio cristiano possa fare bella figura nella storia del pensare ed agire umano,

e di chiedermi perché questo risulti tanto difficile». (Elmar Salmann, monaco benedettino, * 1948)

 

L’ATISM Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale fu fondata a Pasqua del 1966 a Napoli, da Dalmazio Mongillo, Domenico Capone e Tullo Goffi.

1. Non so se Giannino abbia partecipato a questo primo incontro, ma nel secondo Congresso Nazionale nel 1968 ad Assisi (Libertà – Liberazione nella vita morale) Giannino c’era (ed anch’io allora studente di P. Mongillo all’Angelicum).

Fu il congresso di Ambrogio Valsecchi, che insieme a Leandro Rossi avrebbe presto preparato la prima edizione del Dizionario di Morale della S. Paolo: Dizionario enciclopedico di teologia morale, con Leandro Rossi, Paoline, 1973.

A questo dizionario, comunque, Piana, che iniziava ad insegnare a Novara e a Milano, partecipò con la voce: Libertà.

2. Giannino fu figura centrale dell’Associazione nei primi decenni: come segretario Atism dal 1975 al 1984, e come Presidente dal 1984 al 1992. Giannino Piana: «Un periodo assai difficile per una situazione conflittuale creatasi tra teologia morale e magistero (della chiesa italiana in particolare);… ma soprattutto per la necessità di dare vita al rinnovamento voluto dal Concilio… vennero in quegli anni fatto oggetto di studio, sia nei congressi nazionali che negli incontri regionali… le questioni di fondo della teologia morale: dalla specificità della teologia morale all’ermeneutica della legge morale; dal significato della legge naturale al primato della coscienza morale, fino al problema dell’intrinsece malum».

(Cf Paolo Carlotti, La teologia morale italiana e l’ATISM a 50 anni dal Concilio: Eredità e futuro, Cittadella Editrice, Assisi 2017.  pp. 421-425 Incontro coi presidenti emeriti).

Conservo ancora due sue lettere del 1976/77 di Giannino che mi scriveva a Friburgo per organizzare un gruppo di studio del Congresso ATISM imminente a Zafferana Etnea: La fondazione della norma morale e marxista contemporanea, aprile 1977).

3. Lo incontrai di personale la prima volta alla Facoltà Interregionale di Milano (quella di Carlo Colombo, Pino Colombo, Cipriano Vagaggini, Tullo Goffi, Mons. Franco Festorazzi e del giovane Giovanni Ferretti) agli inizi degli anni ’70: io facevo il dottorato e Giannino, che era più vecchio di me di 15 mesi, veniva già trattato come un giovane talento che la Facoltà cercava di ingaggiare stabilmente come docente.

In seguito ci incontrammo spesso a Bologna dai Dehoniani di Lorenzetti per la direzione della Rivista di Teologia Morale fondata nel 1972. Giannino vi rappresentava con tranquillità e decisione il rinnovamento della teologia morale cattolica in Italia, non solo della sua decostruzione, bensì della sua ricostruzione.

In seguito abbiamo diretto insieme le edizioni del 1989 e del 2019 del Dizionario di morale. Nelle numerose sedute di preparazione Piana assumeva spesso una posizione di mediazione tra due estremi.

4. Perché, dato i miei limitati meriti come teologo, Giannino mi abbia costantemente coinvolto direttamente in tanti suoi lavori editoriali o di conferenze, non saprei proprio dire. Tra l’altro sono stato dagli anni ’80 suo successore presso l’Ut Unum Sint, primo istituto italiano di insegnamento teologico per corrispondenza/a distanza. Forse perché avendo io una forte formazione tomista ed insieme una apertura alla modernità sentiva una certa assonanza tra i nostri discorsi.

Lui però rappresentava la svolta ermeneutica, francofila: Luigi Pareyson, per indicazione di Giannino stesso, fu il suo iniziatore a tale prospettiva ermeneutica.

Mentre io avevo imboccato una svolta linguistica-analitica, oltre che germanofila (insieme a Salvatore Privitera, geniale prete di Acireale).

Entrambi eravamo contrari alla metodologia dei manuali di teologia morale diffusissimi fino al Concilio, ma penso per ragioni parzialmente diverse, e con esiti chiaramente diversi.

Delle sue prese di posizione sul referendum per il divorzio e l’aborto, potete leggere sulla sua autobiografia intellettuale che ho potuto pubblicare nel volume a lui dedicato: UN'ETICA PER TEMPI INCERTI - GIANNINO PIANA TEOLOGO ITALIANO Cittadella 2021.

In questa raccolta di saggi a lui dedicati ho analizzato il suo metodo di lavoro della maturità nel mio saggio ivi apparso sul suo concetto di Coscienza. Il suo metodo fondamentalmente era quello di prendere le posizioni tradizionali cattoliche - non quelle manualistiche però, direi piuttosto quelle tomiste aperte - di contrapporvi gli sviluppi e sfide moderne-contemporanee, e di cercare in seguito una mediazione sulla linea ermeneutica alla Paul Ricœur. Aveva spesso riferimenti alla psicanalisi, all'economia e alle scienze politiche. Fondamentalmente era per il rinnovo delle istituzioni ecclesiastiche e per una presenza sociale della chiesa che non fosse conservatrice.

5. Il grande merito di Piana è stato, nei suoi decenni, quello di aver affrontato le sfide multiformi della teologia e della chiesa italiana. Altri “innovatori” vedevano le stesse cose ma non sapevano proporre pubblicamente soluzioni socialmente viabili. Il mio maestro D. Mongillo ed io stesso restavamo ai discorsi di fatto solo teoretici.

Per me è la stessa situazione con Papa Bergoglio: affronta i problemi e propone soluzioni, che non sempre sono condivisibili. Ma chi ha soluzioni migliori si faccia avanti! Piana e Bergoglio hanno proposte sul divorzio, l’aborto e i matrimoni omosessuali che io non riesco a condividere; ma io non saprei come risolvere questi tre maxi problemi sociali che sono più che reali. Anche il loro distanziamento dalle strutture ecclesiastiche per me fa problema, perché ritengo che senza strutture stabili la presenza sociale di una comunità sia a rischio continuo di scomparire.

Fondamentalmente la mia difficoltà ad accettare queste soluzioni “progressiste” nella pratica consiste nel fatto che mi sembra che non tengano affatto in conto la ricaduta sociale ed educazionale di queste scelte puramente riservate alla coscienza dei singoli. Ma la mia riserva potrebbe anche dipendere a diversità di temperamento e disposizione al rischio da parte loro e mio.

In questo senso io sono con loro, perché essi hanno cercato e cercano di influenzare gli eventi sociali, mentre altri colleghi che li criticano non sono in grado di farlo. Piana e Bergoglio sono nell’agone sociale ed ecclesiale, qualche volta sono troppo aperti alla modernità, ma senza dialettica non si ha progresso né teoretico né sociale. Senza di loro nel campo della teologia morale saremmo ancora ai manuali scritti (ed insegnati) da dottori in diritto canonico: uno degli effetti dell’impatto del Codice canonico del 1917 sulla nostra disciplina. Ma, di contro, se non teniamo conto dell’impatto sociale delle nostre riflessioni e proposte, a chi insegneremo con i seminari e le facoltà teologiche già ora semivuote?

6. Piana era amico/consigliere di personalità come il Card Martini con il quale si incontrava regolarmente. Ha fatto viaggi con l’amico Enzo Bianchi, con il quale è rimasto in contatto fino alla fine. Senza dimenticare i suoi “compagni del Lombardo” come i cardinali Ravasi (che faceva riferimento a lui per la teologia morale anche sul domenicale de Il Sole 24 Ore), e il canonista Francesco Coccopalmerio; ma anche il biblista Romeo Cavedo (perla nascosta a Cremona).

Soprattutto negli ultimi suoi anni ci siamo sentiti molto spesso (ogni 15 giorni) e parlavamo particolarmente di politica (ecclesiastica e civile). Ultimamente le sue posizioni erano vicine a quelle di Calenda.

Non abbiamo mai parlato della sua scelta personalissima di lasciare il ministero sacerdotale e lui stesso non ne parla nella sua intervista biografica di cui sopra.

Giannino è stato un uomo del suo tempo: direi per 40 anni è stato tra i più ascoltati teologi italiani e senza cercare lo scoop è stato costante nel seguire gli eventi e nell’essere seguito nelle sue prese di posizione della chiesa italiana. Soprattutto con conferenze e rubriche, ad es. su Jesus, Rocca, il Gallo, diffondeva questo suo metodo ed i suoi risultati.

È stato un uomo e un cristiano del suo tempo, ma ha influito incisivamente sul suo tempo anche perché era un ottimo scrittore ed un fine polemista. Oltre ad aver insegnato la morale cattolica e centinaia di seminaristi e teologi, sia direttamente che attraverso il suo grande manuale edito dalla Cittadella: In Novità di Vita, in IV volumi, 2012-2016. Dove il suo metodo di lavoro sopra accennato è chiaramente adottato.

Era una persona gentile, anche se conscio del proprio valore intellettuale. Ma di questo non faceva un vanto: era invece una delle ragioni del suo impegno costante e deciso, teoretico e sociale.

7. Mi sia permessa, per chiudere, una citazione da una intervista recente del teologo tedesco Gisbert Greshake (*1933) sulla perdita di importanza della teologia cattolica del suo paese:

«Potrebbe anche avere a che fare con il fatto che la teologia di lingua tedesca ha avuto un enorme impulso teorico. Ciò significa che soprattutto i teologi più giovani credono di dover dimostrare scientificamente, soprattutto nelle università, di avere un'elevata capacità di teorizzazione, anche rispetto ad altre scienze. Di conseguenza, però, si è persa la teologia come scienza che, in ultima analisi, deve servire la fede, che deve dischiudere il mondo della fede. Quello che sento ripetere sempre dagli studenti è che manca qualcosa nello studio della teologia, cioè che ne esca qualcosa per la loro fede personale. Per me questo ha a che fare con l'immensa priorità data alla teoria nella teologia di lingua tedesca.»

Questo errore Piana, pur nella serietà scientifica dei suoi testi, non lo ha mai commesso.

Ha servito la sua comunità di fede, locale e nazionale, e l'ha interpretata (die Glaubenswelt aufzuschlüsseln) per tutti noi in modo eccellente.

 

[1] Contributo alla «Giornata di studio in memoria di G. Piana», presso la Facoltà Teologica di Torino, 8 marzo 2024.

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