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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

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Indagine sul lavoro

dei migranti a Roma: “Occupati tra dignità e sconvenienza”

Victoria Grosu Vremes

  

Grado di soddisfazione nel lavoro

Per rilevare il “grado di soddisfazione nel lavoro” dei lavoratori stranieri a Roma si è cercato di misurare il grado di soddisfazione su vari aspetti del lavoro: guadagno, stabilità, relazione, orario di lavoro, distanza casa /lavoro, interesse per il lavoro. L’indicatore di soddisfazione è una sintesi dei punteggi dichiarati dagli intervistati, misurati su una scala da 0 a 10, dove si tiene conto delle risposte valutate con livello 8-9-10, e che rappresentano il livello maggiore di soddisfazione.  Dai nostri dati risulta in media che solo il 39,5% dei lavoratori migranti a Roma sono soddisfatti del loro lavoro. Comparando questo indicatore con l'indicatore BES dei lavoratori a Roma (49,5%[1])  notiamo una grande differenza di circa 10 punti percentuali. Questi indicatori ci dicono che neanche il 50% degli italiani che lavorano a Roma sono soddisfatti del loro lavoro, e ancora meno soddisfatti sono gli stranieri che lavorano a Roma.

Nello specifico delle singole aree di misura e con riferimento al “guadagno” risulta il livello di soddisfazione più basso rispetto a tutte le altre aree: il fatto che solo il 31% dei lavoratori stranieri a Roma siano soddisfatti del loro guadagno, suona come un campanello di allarme che richiama l'attenzione sui “salari di fame" percepiti dagli stranieri, spesso sottopagati per le loro prestazioni. Questi indicatori ci rivelano quanto sia ancora precaria e difficile la possibilità di raggiungere una condizione retributiva dignitosa per tutti i lavoratori, sia migranti che italiani.

Un altro dato preoccupante è l'indicatore relativo all’area della “stabilità”. Solo il 35% degli intervistati ritiene di avere un lavoro stabile. La costante preoccupazione della stabilità del lavoro, l'insicurezza di avere un lavoro per il domani (per molti migranti è l'unica fonte di risorse per la loro esistenza), determina un alto livello di stress che comporta vari problemi di salute, con conseguenze in ambito psicologico e relazionale. L'instabilità lavorativa può avere un impatto profondo sul benessere e sulla qualità della vita di queste persone, creando incertezza finanziaria, stress emotivo e difficoltà nel pianificare il futuro. L'obiettivo delle politiche pubbliche dovrebbe essere quello di creare un ambiente in cui tutti i lavoratori, inclusi gli stranieri, abbiano accesso a opportunità lavorative stabili e soddisfacenti, contribuendo così non solo al loro benessere individuale ma anche alla crescita economica e sociale della comunità nel suo insieme.

Il grado di soddisfazione maggiore si registra nell’area delle “relazioni” (49,6%); questo dato sul campo di lavoro sembra in dissonanza con il livello di soddisfazione del guadagno e della stabilità, ma in realtà sottolinea la necessità, l'intenzionalità di creare buone relazioni lavorative nella speranza che queste possano garantire una certa stabilità e forse un aumento del guadagno.

Critica risulta invece la misura della soddisfazione della “distanza” (33,9%) tra casa e luogo di lavoro; questo dato è correlato al livello di soddisfazione per il guadagno, in quanto come dimostrato dai dati di questa ricerca, quasi la metà degli stranieri lavoratori presenti a Roma vivono sotto la soglia di povertà, quindi non possono prendere in affitto locali in zona centro ma in periferia, se non fuori Roma. Questo è un altro elemento che mette in evidenza le conseguenze etiche dovute alle basse remunerazioni presenti nel mondo del lavoro, e che di fatto continua ad alimentare la categoria sociale del “lavoratore povero” e marginalizzato - lo scarto sociale sul quale Papa Francesco non si stanca di richiamare l'attenzione, e chiedere di trovare soluzioni per fermare questo fenomeno.

grosuuno.pngPer quanto riguarda il livello di soddisfazione che emerge come “interesse” del lavoro, personalmente si ritiene che la misura possa aver creato equivoci nell’interpretazione.  La percezione è maturata durante la raccolta dei dati, perché veniva interpretato dai rispondenti in due modi: “interesse” valutato come l’importanza di avere un lavoro che permetta comunque di vivere meglio rispetto al paese di provenienza, e “interesse” valutato come soddisfazione per quello che si fa sul lavoro, in corrispondenza alle proprie aspettative sull’attività di lavoro.

Nell’analizzare alcune associazioni si evidenzia come il tipo di contratto abbia un impatto significativo sulla stabilità e sulla soddisfazione lavorativa. Solitamente, i contratti a tempo indeterminato offrono una maggiore sicurezza lavorativa rispetto ad altri tipi di contratto. Un contratto a tempo indeterminato, dà una sensazione di stabilità che può influenzare positivamente la produttività e il benessere sul lavoro. Inoltre il contratto a tempo indeterminato consente un maggiore beneficio al livello previdenziale, maggiore tutela in rapporto alle condizioni di cessazione del lavoro, e altre agevolazioni che possono contribuire al benessere complessivo dei dipendenti. Il tipo di contratto standard ha così un impatto diretto sulla stabilità e sulla soddisfazione lavorativa, influenzando il modo in cui le persone percepiscono il proprio lavoro e la loro situazione lavorativa generale.

Gli ambiti di lavoro con maggiore soddisfazione in rapporto alla stabilità, per i lavoratori stranieri a Roma, sono il settore delle costruzioni, quello per l’assistenza delle persone, seguito dal settore turistico. Questi settori spesso offrono opportunità di impiego più stabili a causa della costante domanda di servizi legati alla manutenzione delle infrastrutture, e all'assistenza alle persone, in una città come Roma con una popolazione anziana significativa.

L'alto livello d'istruzione non risulta associabile alla soddisfazione sul lavoro; paradossalmente i dati della nostra ricerca rivelano che più basso è il livello d’istruzione più alto è il grado di soddisfazione.  Il lavoro come badante, operaio o autista offre opportunità di lavoro più accessibili, ma questo non sempre riflette le competenze o il livello di istruzione della persona. Servirebbero politiche che favoriscano da una parte il riconoscimento dei titoli e dall’altra consentano una valutazione accurata delle competenze acquisite all'estero, al fine di permettere ai lavoratori qualificati di sfruttare appieno le proprie abilità per il bene proprio e allo stesso tempo per il bene comune dell'intera comunità.

Al livello generale resta comunque un 60,5% di lavoratori stranieri che presenta un basso livello di soddisfazione a Roma. Un dato che dovrebbe essere valutato con attenzione sia dall'opinione pubblica, che dal governo. Questa basso livello di soddisfazione dovrebbe essere indicazione di problemi strutturali nel mercato del lavoro e di questioni sociali che richiedono attenzioni immediate; infatti i lavoratori stranieri che si trovano in condizioni precarie o che sperimentano insoddisfazione possono portare a una serie di problematiche, tra cui tensioni sociali, disagio emotivo e, in alcuni casi, situazioni di sfruttamento. Questi fattori possono impattare negativamente non solo sulla vita dei lavoratori stessi ma anche sull'intera comunità. Il governo e gli enti responsabili dovrebbero prendere seriamente in considerazione questi segnali e adottare misure volte a migliorare le condizioni di lavoro per i lavoratori stranieri. Riconoscere e affrontare la questione della soddisfazione lavorativa tra i lavoratori stranieri non solo migliora le loro vite, ma contribuisce anche a una società più equa e inclusiva nel suo complesso.

 

[1] Il dato è fornito dall’Ufficio di Statistica del Comune di Roma, nel report “Il Benessere Equo e

Sostenibile a Roma - 6° Rapporto - 2023”: p.39.

Accesso online, file: https://www.comune.roma.it/web-resources/cms/documents/Bes_Roma_2023_unito.pdf.

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