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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

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I VANGELI NARRANO IL DIGITALE

Una lettura biblica al tempo dei social

Edoardo Mattei

 


I VANGELI NARRANO IL DIGITALE

 Indice

Prefazione di don Luca Peyron

Introduzione

  1. Esegesi per il tempo digitale
    • Bibbia e tecnologia
    • Esegesi per tempi digitali

Parte prima

Il digitale nel vangelo

  1. Emorroissa
    • Il testo
    • Spiegazione
    • Interpretazione nel digitale
  2. Zaccheo
    • Il testo
    • Spiegazione
    • Interpretazione nel digitale
  3. Il buon samaritano
    • Il testo
    • Spiegazione
    • Interpretazione nel digitale

  1. Pescatore di uomini
    • Il testo
    • Spiegazione
    • Interpretazione nel digitale

Parte seconda Pericopi digitali

  1. Tommaso ed il touch screen
    • Touch screen o lampada di Aladino?
    • Antico Testamento: toccare rende impuri
    • Nuovo Testamento: ripensare l’impurità
    • Dov’è il touch screen di Gesù?
    • Conclusione
  2. Virtù e peccati dei cookie
    • Web e biscotti
    • Altare come cookie di Dio
    • Dio onnipresente
    • Sacramenti: cookie di Dio
  3. Traduttori istantanei per Babele
    • La crisi linguistica di Babele
    • La stanza cinese di Babele
    • Un solo linguaggio ma lingue diverse
  4. Che selfie c’è sulla moneta?
    • La nemesi di Narciso
    • Di chi è l’immagine?
    • Narrazione del sé per immagini
  5. Eva e le fake news
    • Adamo ed Eva
    • Dalla bugia alla fake news
  6. In quel giorno mi direte «Ho messo un like»
    • Non tutti quelli...
    • Cacciati demoni e social media

  1. Lazzaro, alzati e connettiti
    • Lazzaro: morto, risorto… ma poi morto!
    • Lutto e morte cristiana
    • Lutto digitale
  2. Il Padre tuo, che vede nella disconnessione, ti ricompenserà
    • Non pregate come gli ipocriti
    • I luoghi della preghiera
    • Da smartphone a smartprayer
    • La preghiera al tempo del digitale
  3. Marta e Maria riappacificate dal digitale
    • Marta e Maria, servizi nella chiesa
    • Epoca digitale, epoca di affrancamento
    • Definizione di un nuovo ruolo
  4. Il settimo giorno e l’apericena
    • Il testo
    • Spiegazione
    • Interpretazione nel digitale

Parte terza Tracce per l’apostolato

  1. La sfida del digitale
    • Reincanto tecnologico
    • Affermazioni da correggere
    • Nuova comprensione
      • Più chiesa meno istituzione
      • Nuova idea di comunità
      • Il battesimo conta
  1. Apostolato per l’epoca digitale
    • Pastorale delle domande
    • Dai trattati al manuale
    • Pastorale narrativa
    • Conta quello che capisco
    • PageRank di Dio

  • Mille liste valgono più di una parola
  • Immagine e pensieri
  • Esame di coscienza al cellulare

Prefazione

Il codice rappresenta la nuova frontiera della comprensione. Il dato, il mantra dell’economia di questo decennio e l’intelligenza artificiale, la nuova frontiera dell’umano. Se questa è la narrazione del tempo che viviamo essa corrisponde alla realtà che pratichiamo? Soprattutto in questa narrazione tecnica l’essere umano dove si colloca, come si colloca, come desideriamo si possa collocare? Ed in questa temperie culturale come rendere ragione della fede e come viverla concretamente?

Abbiamo bisogno di un codice che ci aiuti a leggere tali codici. Il codice dei codici, per i credenti ma non solo per loro, è certamente la Scrittura, la Bibbia. La Tradizione ed il Magistero della chiesa cattolica ci invitano da sempre a farne la regula fidei ed ogni generazione si trova nella posizione di doverne comprendere sempre nuovamente il senso ed il significato. La chiesa ed i credenti sono dunque nuovamente chiamati a questa diaconia come, ai primordi della stessa chiesa, Filippo (At 8,30-35) fece per l’eunuco della regina Candace che si interrogava sul senso di un passo del libro di Isaia (Is 53,7-8). Due sono le sfide che si aprono per chi desidera pensare la fede e pensare attraverso la Scrittura il tempo che viviamo. Da un lato come custodire la dimensione trascendente in questo tempo e dall’altro come tenere aperta la dimensione trascendente nelle scelte concrete che le tecnologie emergenti ci chiedono di fare.

Rispetto al passato, tali sfide sono rese più ardue da alcuni fattori.

Il primo è rappresentato dalla cangiante ed alluvionale mutevolezza degli scenari che ci vengono prospettati. Se la rivoluzione industriale ci ha consegnato il mito della velocità ad ogni costo, la rivoluzione digitale ci consegna il mito dell’immediatezza, dell’istantaneità. Una dimensione in cui collocarsi nello spazio-tempo del tutto differente se non antitetica rispetto al testo biblico, al suo snodarsi nella storia e nelle storie, al suo continuo rimandare alla memoria come unico possibile motore del presente e soprattutto del futuro. Oggi la storia è frammento, da fruire tutto e subito. Questa quindi la prima sfida: tenere insieme la modalità biblica di leggere la storia ed il modo frammentato di viverla dei nostri contemporanei e della cultura tecnica che li circonda.

Un secondo fattore che deriva dalle tecnologie emergenti è la visione dell’essere umano. Benché il dibattito sull’etica della tecnologia ripeta in continuazione l’istanza di porlo al centro, la gran- de questione inevasa resta chi l’umano sia. La rivoluzione digitale sta rivoluzionando l’umano non solo nel suo percepirsi - pensiamo all’identità ad esempio – ma anche se non soprattutto nel suo comprendersi come tale. L’ibridazione uomo macchina, il cyborg e le visioni transumaniste e postumane rappresentano una sfida culturale ineludibile a cui l’antropologia biblica può dare delle ri- sposte, deve dare delle risposte.

Un terzo fattore consiste nella globalizzazione delle questioni e nelle globalità delle risposte conseguenti. La struttura iperconnessa della realtà ha in qualche modo tecnicamente realizzato, almeno in parte, l’immagine biblica dell’unico corpo. Anche se questa rap- presentazione non è del tutto esatta e corretta, resta il fatto che la ragnatela entro cui tutta l’umanità è ingabbiata rende concreto che un tocco in qualunque dei punti significhi un vibrare, per quanto flebile, lungo tutto il sistema sino al capo più lontano. Rientra in gioco qui la pretesa di universalità di un testo che nasce in un contesto molto preciso e secondo stilemi e canoni culturali molto parziali. La pretesa universale del messaggio di Cristo fa i conti con una società che è universale e globale, uniformata in alcune modalità di linguaggio, ma paradossalmente sempre più refrattaria ad una pretesa veritativa globale, soprattutto se di matrice religiosa.

Se queste possono essere alcune delle questioni ad extra si debbono anche tenere in considerazioni alcune questioni ad intra, per così dire più propriamente ecclesiali e teologiche.

La chiesa si muove con dovuta ed estrema cautela nelle questioni del mondo, fedele al mandato che ha ricevuto e saggiamente attenta a non rispondere di getto alle questioni che le vengono poste man mano dalle occorrenze contingenti. Ciò considerato però essa è in grado non di stare al passo, perché non sarebbe nella sua natura, ma di essere capace di profezia? La profezia nasce da una attenta analisi del presente, una profonda conoscenza dell’oggi affinché sia possibile – guidati dallo Spirito – vedere oltre, vedere altro. Più in là di Natanaele sotto il fico. La lettura del dato biblico è sempre stata, per tali ragioni, molto prudente, attenta alle fughe in avanti e nello stesso tempo consapevole del rischio della stagnazione letteralistica di alcuni momenti e movimenti. Quale influenza può avere la temperie culturale attuale nell’applicazione dei metodi che ordinariamente usiamo per leggere la Scrittura? Il metodo storico critico come può avvantaggiarsi delle nuove tecnologie di analisi del linguaggio, ad esempio? Gli approcci alla Scrittura legati alle scienze umane quali risultati ci possono restituire? La nuova idea di intelligenza che nasce dal confronto con l’intelligenza artificiale tra le diverse? Tra gli approcci contestuali alla Scrittura, come quello femminista o legato ai movimenti di liberazione vedrà la nascita di un nuovo approccio digitale e tecnologico? Questo libro che ho l’onore di presentare ne rappresenta uno dei primordi?

Recenti pronunciamenti del Magistero ci aiutano a prendere coraggio ed avanzare in un territorio che è di fatto inesplorato e bisognoso di esplorazioni non ingenue. Faccio due citazioni tra le diverse che si potrebbero assumere: la prima deriva dalla costituzione apostolica del 2018 Veritatis gaudium di papa Francesco circa le Università e le Facoltà ecclesiastiche. In essa chiaramente si invitano gli studi teologici a divenire laboratori culturali in piena sinergia con chi fa pastorale e si applica all’annunzio del vangelo. In particolare si sottolinea che:

La teologia, non vi è dubbio, dev’essere radicata e fondata nella sacra Scrittura e nella Tradizione vivente, ma proprio per questo deve accompagnare simultaneamente i processi culturali e sociali, in particolare le transizioni difficili. Anzi, «in questo tempo la teologia deve farsi carico anche dei conflitti: non solamente quelli che speri- mentiamo dentro la chiesa, ma anche quelli che riguardano il mondo intero». Si tratta di «accettare, di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo», acquisendo «uno stile di costruzione della storia, un ambito vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita. Non significa puntare al sincretismo, né all’assorbimento di uno nell’altro, ma alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto» (4, b).

Anche e soprattutto rispetto all’evoluzione tecnologica che è sorvegliato speciale (ivi 5). La seconda citazione dalla esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit del 2019 ove si legge al numero 89:

L’ambiente digitale caratterizza il mondo contemporaneo. Larghe fasce dell’umanità vi sono immerse in maniera ordinaria e continua. Non si tratta più soltanto di «usare» strumenti di comunicazione, ma di vivere in una cultura ampiamente digitalizzata che ha impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di sé, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, di informarsi, di entrare in relazione con gli altri. Un approccio alla realtà che tende a privilegiare l’immagine rispetto all’ascolto e alla lettura influenza il modo di imparare e lo sviluppo del senso critico.

La rivelazione è per sua natura innovativa: proprio per il suo carattere rivelativo, disvelante, essa lo è. La Scrittura non contiene una notizia vecchia, ma una notizia nuova capace di fare nuove tutte le cose. Si tratta di accorgersene, si tratta di gioirne, si tratta di giovarne. Ben venga dunque questo lavoro di Edoardo Mattei che si inoltra come coraggioso esploratore in una terra che non può che essere promessa e promettente perché già Cristo l’ha raggiunta, in essa già Cristo ci anticipa. In questa Galilea delle Genti, Egli infatti ci invita, come fece con Pietro, a gettare le reti dalla parte destra, la parte che meno frequenteremmo, controintuitiva, eppure proprio su quella parola e solo sulla base di quella parola, capace di riempire le reti dell’immaginabile e dell’inimmaginabile. Pietro riconoscerà così nuovamente il Risorto e ritornerà alla sua vocazione primigenia, noncurante del suo tradimento, benché vergognoso, noncurante della sua nudità creaturale, benché tenti di coprirla. Ma anche a motivo di questo, accolto dal suo Signore, sfamato a quel fuoco di brace ove rinnova balbettando il suo amore per il Signore, il suo tentare di amare il Signore.

Le pagine che leggerete sono soprattutto questo: un tentativo intelligente di amare il Signore in questo tempo digitale, un tentativo di scorgere la tenerezza del falegname di Galilea che costruiva tecnologia per prendersi cura delle persone, che oggi nuovamente ci invita a prenderci cura di esse attraverso la tecnologia, a scoprire nelle pieghe digitali di questo tempo il soffio dello Spirito che increspa le acque facendoci cogliere i bagliori di quell’Eterno che è sfolgorato per sempre dalla tomba vuota. Un grazie sincero dunque all’autore che ha avuto il coraggio di camminare in questa terra di giganti e di frutti straordinari, e che ci riporta il racconto delle sue scoperte con il carico di entusiasmo misto a timore che è proprio di chi ha l’umiltà di riconoscere i propri limiti umani, ma nello stesso tempo la consapevolezza della grandezza dell’umano che, cristificato nel battesimo e nella cresima, affronta la buona battaglia della fede armato anche della propria intelligenza, sapienza e discernimento.

La lettura digitale che incontrerete nei brani che Edoardo Mattei ha scelto ci aiuta ad avere un primo organon di elementi di discernimento, azione e scelta che possano coniugare permanente e transeunte, stabile e stabilito con contingente eppure necessario. Mi pare che di questo noi si abbia sempre più bisogno per uscire da letture ingenue di questo tempo e letture ingenue della Scrittura con le chiavi di questo tempo. Non è infatti il semplice accostamento di questo o quel termine, di quella contingenza simile ad una contemporanea, quanto ci occorre ed effettivamente la Scrittura ci consegna.

Concludo quindi con un auspicio ed una considerazione.

La considerazione non è mia, ma viene da un uomo che è stato capace di lungimiranza e profezia rispetto a questi temi. Tanto citato quanto forse non molto studiato, Marshall McLuhan scrisse a chiare lettere che la chiesa cattolica al tempo di Lutero non comprese la potenza dirompente di quella tecnologia che cambiò il mondo e la cultura che fu la stampa. Perse una occasione impor- tante per adempiere, anche grazie a quella tecnologia, al proprio mandato di annunciare il vangelo ad ogni creatura. Lutero invece lo comprese, purtroppo distaccandosi dalla chiesa. McLuhan si chiese, ormai diverse decine di anni fa, se la chiesa cattolica avrebbe rifatto nuovamente quell’errore di fronte alle tecnologie dell’informazione che stavano avanzando. Mi pare di poter dire che non sta avvenendo di nuovo. La chiesa nata dalle intuizioni del concilio Vaticano II sta affrontando questa situazione che è opportunità ed ostacolo, segno dei tempi e potenziale segno di rottura. Ma tale sfida non si accoglie da soli, ma solo ecclesialmente, chiamando in soccorso, come ricorda Mattei analizzando Lc 5,1-11, le altre barche. Questo libro è un vigoroso colpo di remi in questa direzione.

L’auspicio che ne traggo per ciascuno di noi è quello di prendere coraggio e, secondo la vocazione di ciascuno, le competenze e le capacità, partecipare a questa sfida, così inusuale, ma nello stesso tempo così avvincente. Non per occupare uno spazio reale o virtuale che sia, ma per accompagnare un processo che è già innescato, ma che va alimentato, sostenuto e rinvigorito facendosi ciascuno portatore e datore di quello Spirito che ci è dato, per onorare quello Spirito che il Signore copiosamente non smette di effondere su tutti noi.

Don Luca Peyron Università Cattolica del Sacro Cuore

 

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