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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

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HANBOOK OF MULTI-LEVEL CLIMATE ACTIONS

Sparking and Sustaining Transformative Approaches

Eds. M. Starik, Rands G.P., Deason J.P., Kanashiro P.

Edward Elgar publishing, 2023

ISBN: 978 1 80220 244 1; 338 pp.

 

MANUALE DI AZIONI PER IL CLIMA MULTI-LIVELLO

Innescare e Sostenere un Approccio di Trasformazione

Recensione a cura di Stefania Lucchesi

 

Il volume è a cura di quattro docenti universitari statunitensi (M. Starik, Rands G.P., Deason J.P., Kanashiro P.) di varia estrazione, dal management, alla sostenibilità ambiente, all’etica sociale. Contiene numerosi contributi di co-autori provenienti da diverse parti del mondo, attivamente coinvolti in progetti e ricerche inerenti la relazione tra cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile, nonché educazione, economia ed amministrazione pubblica.

La notevole varietà di apporti conferisce al testo un carattere multi- e inter-disciplinare, inoltre, il riferimento a ricerche sperimentali ed esperienze specifiche applicate ai diversi ambiti e contesti geografici, ne fanno un vero e proprio manuale sul tema.

Obiettivo degli Autori è fornire una raccolta di articoli scientificamente documentati e aggiornati “per individuare mentalità, strategie e azioni pratiche che sottolineino quanto è stato fatto, quanto si sta facendo e quanto debba ancora essere fatto a più livelli delle attività umane” allo scopo di attuare un vero e proprio “rinnovamento climatico”.

Il filo conduttore è l’interconnessione esistente sia tra le diverse tematiche in relazione ai cambiamenti climatici, sia tra i livelli di interazione che queste hanno con i singoli, le famiglie, le comunità locali, le aziende, le amministrazioni e i governi, sintetizzate nel termine “azioni multi-livello”. Si evidenzia come “ciascuna azione possa essere armonizzata con quelle di altri livelli, in modo da creare una sinergia, superare le lacune e condividere e utilizzare le risorse allo scopo di una inversione della crisi climatica”.

Le diversificate proposte di azione per contrastare i cambiamenti climatici presentate nel libro - secondo gli Autori - dovrebbero stimolare chiunque a coinvolgersi in tali azioni e a chi si domanda “a chi tocca” e “quando” fare qualcosa per risolvere la questione climatica globale, la risposta dovrebbe essere: “a noi e ora”.

Il volume propone un buon equilibrio tra il tema centrale relativo ad azioni climatiche multi-livello e la possibilità di spaziare su più ampi argomenti di sostenibilità sociale e ambientale, tenendo come sfondo gli obiettivi globali UNSDGs (United Nation’s Sustainable Developement Goals) per il 2030.

La prospettiva di un approccio a più livelli fornisce un ampio potenziale di soluzioni e allo stesso tempo consente di valutare in modo più puntuale le risorse necessarie e i punti di intervento più strategici. D’altro canto la complessità stessa del sistema globale richiede una maggiore capacità di analisi e di gestione.

Il testo è suddiviso in quattro parti:

1. la mentalità multi-livello dell’azione climatica,

2. l’educazione e il sistema informativo dell’azione climatica,

3. luoghi e tempi dell’azione climatica,

4. economia e finanza dell’azione climatica.

Ciascuna parte contiene articoli specifici di approfondimento per lo più esperienziali, a loro volta strutturati secondo il seguente schema: lo stato attuale delle conoscenze sull’argomento esaminato attraverso un nutrito numero di fonti bibliografiche, indicazioni sulla metodologia delle ricerche applicate, un riepilogo dei dati esperienziali spesso corredati di grafici e, infine, una conclusione con eventuali limiti e prospettive future. 

1. La mentalità multi-livello dell’azione climatica

Da alcune ricerche effettuate emerge come la collaborazione tra pubblico e privato a più livelli (globale, regionale, locale) sia funzionale ad ottenere migliori risultati nel perseguimento di specifici obiettivi, nel favorire innovazione e buone pratiche, nella creazione di una nuova mentalità e, allo stesso tempo, possa generare maggiori opportunità di interazione tra i vari sistemi (clima, città, energia, edilizia, acqua, trasporti…).Per implementare azioni climatiche e uno sviluppo sostenibile gli Autori propongono un modello “olarchico” (Chertow et al., 2020) che considera ciascun componente (olone) del sistema eco-biologico e di quello sociale avente una sua semi-autonomia, ovvero allo stesso tempo è “parte e tutto”: cerca di raggiungere i propri obiettivi, ma è interdipendente e interagisce con gli altri livelli in sistemi più complessi. Tale metodo risulta efficace ed applicabile in diversi contesti, in quanto prende in considerazione le interazioni tra azioni e “attori” a diversi livelli (individui, organizzazioni pubbliche e private, organizzazioni territoriali e nazionali) e permette di gestire la complessità dei sistemi stessi. Inoltre risulta fondamentale la necessità di una politica integrata e un coinvolgimento personale delle parti interessate per garantire una continuità dei progetti. Essendo il cambiamento climatico un problema globale, coinvolge molti interessi e ha conseguenze su diversi fronti, pertanto necessita di essere contestualizzato e affrontato in modo tale che le azioni globali siano tradotte a livello individuale/locale e che le azioni individuali/locali possano contribuire a soluzioni globali.Alcune ricerche sulle motivazioni personali di lavoratori in aziende private rispetto alla sostenibilità, soprattutto ambientale, hanno evidenziato come i singoli abbiano acquisito tali valori soprattutto attraverso esperienze dell’infanzia e il contesto educativo in cui sono cresciuti. Emerge come i lavoratori più motivati possono dare un contributo innovativo anche all’azienda, e viceversa, se l’azienda è in grado di motivare i dipendenti avrà un miglioramento anche la stessa sostenibilità aziendale. Le proposte a livello aziendale tuttavia risultano più efficaci quando sono supportate da strategie a livello dei governi a diverso livello (nazionale, subnazionale e trans-nazionale), infatti ogni proposta politica di azione climatica induce un cambiamento di mentalità, di comportamento e di gestione delle risorse che coinvolge un complesso insieme di relazioni, dalla sfera pubblica a quella produttiva, a quella sociale.È evidenziato come la globalizzazione economica e l’interconnessione tra individui e comunità in diversi ambiti, rendano la questione climatica sempre più complessa e pervasiva. Non può quindi essere relegata solo alla politica, ma risulta fondamentale una maggiore partecipazione della comunità scientifica ai tavoli negoziali, nonché la partecipazione della cittadinanza.Metodologicamente è proposto un approccio multilaterale che, a partire da un minimo comune denominatore, consenta a tutte le parti in gioco di lavorare in modo concertato nella stessa direzione, passo dopo passo, verso un obiettivo comune a più lungo termine. 

2. L’educazione e il sistema informativo dell’azione climatica

Dalle diverse ricerche proposte emerge come l’aspetto educativo, soprattutto rivolto alle giovani generazioni, sia fondamentale in quanto strumento per preparare, un domani, coloro che avranno in mano le sorti del pianeta, saranno decisori, politici e dirigenti di aziende.

Alcuni studi evidenziano come, anche l’educazione alla sostenibilità, debba seguire un approccio multi-livello: a partire da pratiche individuali, includendo pratiche organizzative e sociali, si aumenta la probabilità che i giovani abbraccino la sostenibilità come stile di vita trasmettendolo, a loro volta, ai loro ambienti di vita anche al termine del periodo di studi. Tale approccio olistico e a più livelli favorisce il trasferimento di buone pratiche dall’ambiente scolastico a quello lavorativo, della vita quotidiana a quella dei sistemi sociali.

Anche l’apprendimento informale circa la sostenibilità, la resilienza e i cambiamenti climatici, quali ad esempio momenti formativi rivolti all’apprendimento permanente di adulti che scelgono deliberatamente di accrescere le proprie conoscenze per motivi professionali o personali, a turisti, a membri di gruppi associativi o responsabili di comunità, si è riscontrato avere un contributo positivo: incide infatti indirettamente sul modo in cui le persone si percepiscono e vivono all’interno del sistema globale.

Viene sottolineato anche il crescente impatto dell’attivismo per il clima da parte delle giovani generazioni, soprattutto nelle ultime decine di anni, smentendo alcuni pregiudizi spesso presenti nei loro confronti. L’attivismo risulta proficuo quando non ha prospettive selettive o non è portato avanti da movimenti isolati, ma piuttosto quando è in grado di instaurare una collaborazione con altre realtà evitando esclusivismi ed estremismi.

Inoltre è ribadito come l’attivismo climatico è più che una causa di tendenza, bensì una causa fondamentale che necessita sinergia tra generazioni e contesti differenti. Non si tratta infatti di una questione che deve essere affrontata solo da alcuni gruppi o generazioni, ma da tutti coloro che beneficiano delle risorse del pianeta, attraverso un approccio allo stesso tempo locale e globale: occorre quindi dialogo, collaborazione e inclusione. È riconosciuta anche la positività d’impatto dell’attivismo digitale come mezzo non solo di comunicazione, ma anche spazio di protesta e di formazione.

Rispetto alla gestione sostenibile delle imprese e la dimensione tecnologica è provato come occorra approfondire, sia a livello teorico che di prassi, una ricerca gestionale che sappia conciliare da un lato una mitigazione degli effetti peggiori del cambiamento climatico e dall’altro discernere quali nuove tecnologie possano aiutare una reale transizione ecologica. Il crescente impatto della tecnologia a tutti i livelli risulta ancora una grande sfida per il futuro, in un’ottica di sostenibilità, e richiede pertanto maggiore approfondimento e ricerca nel prossimo futuro.

3. Luoghi e tempi dell’azione climatica

La pianificazione climatica a livello cittadino è uno dei più immediati e potenziali metodi per rispondere al cambiamento climatico, soprattutto in mancanza di un consenso politico a livello nazionale.

È proposto l’esempio di alcune comunità resilienti presenti in territori molto vulnerabili dal punto di vista dei disastri naturali e sensibili ai cambiamenti climatici, come le comunità costiere del Bangladesh. Alcune iniziative per minimizzare gli effetti dei cambiamenti climatici, messe in atto a livello locale (quali la mobilità e l’edilizia sostenibile, la diversificazione dei mezzi di sussistenza, l’integrità degli ecosistemi, la micro-finanza e la gestione delle risorse), si sono rivelate molto efficaci nell’accrescere la resilienza della popolazione e delle comunità, indirizzando gli sforzi all’adattamento più che alla conservazione. Purtroppo si avverte spesso la mancanza di un supporto istituzionale a grande scala per cui l’adattamento a livello privato non ha un effetto omogeneo sulla popolazione, ma le diverse possibilità di azione all’interno della stessa, accentuano le disuguaglianze socioeconomiche e culturali già esistenti.

È affrontata anche la questione dell’impatto dei materiali plastici e dei loro derivati sul clima: essi rappresentano un grave danno agli ecosistemi soprattutto oceanici, sia per il fatto di essere derivati dei combustibili fossili sia per la difficoltà di smaltimento degli stessi. Sono in corso diversi tentativi di riciclo, di riduzione della produzione di plastica e di riconversione in nuovi materiali, ma occorre una vera conversione ecologica.

Inoltre spesso esiste una questione di ingiustizia sociale di fondo per cui gli effetti dannosi dei rifiuti plastici vanno ad incidere maggiormente sui gruppi più emarginati e disagiati della popolazione.

Emerge quindi un duplice problema: accelerare le azioni per il clima e allo stesso tempo garantire l’equità sociale. La transizione giusta è una sfida che dovrebbe essere in grado di conciliare la tensione tra innovazione tecnologica green e giustizia climatica, colmando il disallineamento spesso esistente tra governi, aziende, movimenti sociali e ONG.

 4. Economia e finanza dell’azione climatica

Anche il settore economico-finanziario è connesso agli effetti del cambiamento climatico. Esiste infatti una relazione tra rischio climatico, attività economica e rischio dei sistemi finanziari. In particolare il rischio finanziario ed economico indotto dai cambiamenti climatici può aumentare la vulnerabilità del sistema finanziario. Una ricerca applicata al contesto statunitense mostra come la Federal Reserve porti avanti un continuo monitoraggio della vulnerabilità di azioni o shocks del sistema finanziario in relazione agli effetti del cambiamento climatico.

Sono in forte crescita gli istituti bancari statunitensi impegnati nel raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050, come sancito dagli accordi sul clima, sia attraverso fondi di investimento che a livello di gestione interna. È tuttavia necessario un approccio integrato e multi-livello per affrontare la crescente intensità, frequenza e severità dei cambiamenti climatici: proprio a partire dalle regolamentazioni del settore bancario e della gestione delle risorse finanziarie si possono innescare azioni incisive per contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Ad esempio introdurre tali aspetti tra le priorità delle varie compagnie finanziarie o istituti bancari, formare e informare il personale sulla gestione del rischio dovuto ai cambiamenti climatici, favorire investimenti sostenibili, ecc… considerando l’impatto ambientale e climatico in tutto il ciclo produttivo e dei servizi.

Per quanto riguarda la finanza è documentato come l’interesse verso investimenti specificatamente rivolti alla sostenibilità ambientale siano sempre più ricercati, in quanto strategicamente importanti sia a livello finanziario che etico. Negli Stati Uniti è in sperimentazione una “green tax incentive” (incentivo sulle tasse green, ovvero una riduzione della tassazione sugli eventuali proventi degli investimenti green) per incoraggiare ad investire capitale, sia a livello privato che istituzionale, in compagnie che partecipano attivamente o fanno innovazione contro il cambiamento climatico. Esistono diverse tipologie di investimenti sostenibili basati su diversi criteri di selezione: esclusione di aziende con effetti negativi sul clima, promozione di settori con specifici obiettivi ambientali, alto valore delle caratteristiche SDG, ricerca di partenariati attivi, investimenti d’impatto soprattutto nei settori di energia, trasporti, cibo e agricoltura. Gli incentivi sembrano dare buoni risultati a livello pubblico, tuttavia sono da calibrare attentamente in modo da non gravare eccessivamente sullo Stato o favorire monopoli da parte di grandi aziende d’investimento. Certamente resta un elemento di supporto a quanto la sola azione e la partecipazione a più livelli possono portare avanti. L’aspetto economico è certamente essenziale per sostenere e promuovere una cultura della sostenibilità climatica, introducendo anche nuovi indicatori nella definizione del PIL di uno Stato, quali il benessere, la felicità e la protezione dell’ambiente.

In conclusione il manuale offre un ampio spettro di spunti di riflessione e molteplici proposte di azione per la mitigazione dei rischi connessi ai cambiamenti climatici e delle loro conseguenze. Emerge come sia prioritaria la necessità di un cambio di mentalità a tutti i livelli e di una operatività che coinvolga il più possibile le diverse entità, sia pubbliche che private della società. La prospettiva degli Autori è positiva e fiduciosa nei confronti delle capacità di governi, imprenditori e singoli nel mettere in atto strategie e azioni in tal senso. Non sono celati i limiti evidenziati nei vari ambiti di applicazione, riconoscendo che il tema deve essere ancora approfondito a livello teorico e che le iniziative sono ancora limitate a livello locale e sperimentale. I contesti applicativi e di ricerca sono generalmente lontani da quelli Europei, ma non per questo non applicabili anche a situazioni e ambienti a noi più vicini. Certamente la necessità di crescere, come singoli e come società, nella sensibilizzazione e nell’educazione al cambiamento in un’ottica di sostenibilità climatica, rappresenta ancora una grande sfida rivolta a tutte le generazioni di ogni latitudine.    

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