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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

 

La magia ammalia: in questo truismo si riassumono il suo scopo e la legge del suo funzionamento. Le credenze magiche sono generalmente trattate come un esempio di irrazionalità, di fronte al quale l’osservatore incredulo ha la tendenza a domandarsi come è possibile credere a delle relazioni causali così assurde ed irrilevanti. Più avveduta, meno positivista e scientista, l’opinione secondo la quale le credenze magiche sono ritenute un miraggio che, contrariamente alle apparenze, sono l’espressione simbolica di un desiderio, anziché enunciati sul reale 1. L’aborigeno che batte i tamburi quando la siccità si protrae ha l’effetto di produrre la pioggia. Attraverso questo rituale, invece, esprime intensamente il suo voto di veder cadere la pioggia. In questa prospettiva la magia non è priva di qualche razionalità soggettiva. Non prenderò qui posizione sulla natura della magia 2, sia essa primitiva oppure contemporanea. Mi fermerò piuttosto su un aspetto sorprendente e quasi paradossale della magia, particolarmente vistoso nella nostra cultura tecnico-scientifica: presentandosi come una scienza di "fenomeni paranormali" rivendica un forte credito logico per i suoi ragionamenti magici. Ora vorrei esporre alcune considerazioni sulla logica magica, piuttosto che propriamente sulla natura del pensiero magico. A parer mio, più che con una "scienza del paranormale", abbiamo a che fare con una "logica della para-coerenza", sofistica ma assai sottile, che intendo caratterizzare con due particolari:

  1. La logica della paracoerenza fa ricorso ad inferenze con premesse incompatibili. Illustra perfettamente un paradosso ben noto ai logici: qualsiasi argomento con premesse incompatibili è valido, qualunque sia la sua conclusione 3;
  2. La tradizione filosofica classica riconosce che il modo più efficace per persuadere è quello di sviluppare un’argomentazione dimostrativa valida. Ma capita che le argomentazioni logicamente irreprensibili, e persino appartenenti al pensiero scientifico, producano idee false. Diciamo pure che non mancano buone ragioni per sostenere idee erronee. Ora, senza cedere ad un relativismo esagerato, c’è una complementarità nelle certezze delle credenze: se la logica cerca perché una inferenza è erronea, la sociologia cerca perché un ragionamento ottiene un diffuso consenso 4. Uno dei motivi che spiega perché ci lasciamo facilmente persuadere da idee false consiste appunto in un sofisma che chiamerò "le presupposizioni implicite circolari".

 

1. Il paradosso delle inferenze con premesse incompatibili.
All’epoca in cui si attribuiva ai "primitivi" una cosiddetta "mentalità prelogica" 5 si rilevava che la magia apparteneva ad uno stadio della cultura incapace di distinguere tra una coincidenza o una successione temporale con alcuna connessione causale. Il selvaggio che, dopo aver battuto i tamburi, asserisce che ciò sia la causa del riapparire della Luna dopo un’eclisse, adduce come prova il fatto che, ogni qualvolta i tamburi sono stati battuti durante un’eclisse, la Luna è riapparsa, ragiona "magicamente". Sentenziamo che questa confusione grossolana parte dall’assunto fallace "Post hoc, ergo propter hoc". Ma perché prestare agli stregoni un’enigmatica mentalità prelogica se, tutt’oggi, pubblicitari con tanti attestati medici mettono in vendita decotti d’erba e bottigliette di vari distillati per guarire i raffreddori di testa, o per cure dimagranti, o per far ricrescere i capelli? Un meccanismo assai più sottile spiega moltissimi effetti magici. Un martello "magico" produce molteplici effetti meravigliosi. Difatti, nessun oggetto, per quanto duro e resistente fosse, resisterà ad una martellata irresistibile. Però, dove troverete un martello perfettamente irresistibile ed un materiale assolutamente duro e infrangibile? In nessuna parte! La fisica magica fa eccezione alla terza legge della meccanica newtoniana 6:

"Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria: ossia, le azioni di due corpi sono sempre uguali tra loro e dirette verso parti opposte. Qualunque cosa pressi o tiri un’altra cosa, è pressata e tirata da essa nella stessa misura. Se qualcuno preme una pietra col dito, anche il suo dito sarà premuto dalla pietra". Tuttavia, non è tanto su questa "curiosità" fisica che voglio attirare l’attenzione, quanto sulla perfetta validità logica, anche se paradossale, dell’inferenza magica. Se mi chiedete: "Cosa succede quando una martellata magica di forza irresistibile urta una cosa immobile e infrangibile?" vi risponderò: "Qualsiasi effetto magico, anzi, qualunque cosa". Probabilmente respingerete la mia risposta, dicendomi che non faccio la differenza dovuta tra un argomento giusto e un argomento rilevante. Ve lo concedo e va osservato che, se un argomento è valido in virtù di una inconsistenza nelle sue premesse, non può essere un argomento "giusto". Giacché le premesse sono reciprocamente inconsistenti, non possono essere insieme vere. Nessuna conclusione può essere dimostrata vera mediante un argomento con premesse inconsistenti, poiché la congiunzione delle premesse è necessariamente falsa. Nondimeno i ragionamenti magici sembrano tutto dimostrare, almeno in apparenza. Questo risultato sorprendente costituisce il cosiddetto "paradosso dell’implicazione". Ogni e qualsiasi conclusione segue logicamente da proposizioni inconsistenti assunte come premesse. Un logico fa questa riflessione: "Le proposizioni inconsistenti non sono ‘prive di senso’: il loro difetto è esattamente l’opposto: esse significano troppo: esse significano ogni cosa, nel senso che implicano ogni cosa. E se viene asserita ogni cosa, metà di ciò che viene asserito è certamente falso, perché ogni proposizione ammette la sua negazione" 7. Tornando sul nostro esempio precedente del martello magico, la domanda relativa all’efficacia della sua martellata è contraddittoria: la risposta richiede che ci sia una massa urtante di immensa forza dirompente e di una massa urtata assolutamente non frantumabile. Ma entrambe queste masse non esistono; e se l’una esistesse, l’altra non esisterebbe. Analizziamo brevemente un altro esempio di questo paradosso. Siano p, q, i due enunciati seguenti:

p "si scambiano comunicazioni"

q "le percezioni sono sensoriali"

Questi due enunciati sono legati da implicazione

 É q

 

Si aggiunge poi l’assunto che ci sono percezioni extrasensoriali per mezzo delle quali si comunica con i defunti (~ p). Si ottiene allora la formula proposizionale:

~ p É (p É q), che equivale a ( ~ p Ù q) É q.

Questa formula è una tautologia, perché nella sua "tavola di verità", tutti i casi di sostituzione dei valori di verità (vero-falso) di p e di q sono veri. Certo, risulta altrettanto problematico dimostrare:

che ci sono percezioni extrasensoriali

che ci sono comunicazioni con i defunti.

Comunque, l’enunciato dell’esistenza di comunicazione con i defunti è una conclusione logicamente valida dell’enunciato dell’esistenza di percezioni extrasensoriali. Una obiezione si presenta: l’azione magica consiste principalmente in gesti e le formule che li accompagnano eventualmente sono rituali. Concediamo che l’aspetto propriamente verbale è soprattutto collaterale. Ciononostante, la magia divulgata viene spesso raccontata in conformità con certi schemi logici caratteristici. Altrimenti, come si spiegherebbe che la divinazione faccia parte della magia oppure la presenza frequente di motivi magici nei racconti fiabeschi? D’altro lato, il racconto di un’azione magica ubbidisce ad altre regole che il protocollo di un esperimento. Altri tipi di inferenze figurano nell’uno e nell’altro caso. Abbiamo precedentemente visto come operano nei ragionamenti magici le inferenze con premesse incompatibili. Esaminiamo ora come l’uso sistematico di inferenze circolari, nelle quali gli psicologi vedono l’autosuggestione, hanno un meccanismo logico molto diffuso 8.

 

2. Il Sofisma delle Inferenze Circolari Implicite.
La logica ha orrore della circolarità, così come la fisica, in tempi passati, ebbe orrore del vuoto. Qual è il sofisma più vistoso di quello che consiste nel presupporre ciò che si tratta di dimostrare? Costituisce la "petitio principii", che confonde la risposta con la domanda. Perciò, per i logici, tutti i circoli sono "viziosi".

Orbene, per quanto banale sia il sofisma, risulta assai diffuso e frequente. Non è nemmeno così vistoso come si pensa, e perciò è difficile evitare il ragionamento circolare. In linea di massima, una dimostrazione si presenta come una concatenazione di ragioni che deve essere lineare. Può comportare ramificazioni, ma non deve contenere boccoli. Ma si è rilevato che, più radicalmente, quasi tutti i nostri ragionamenti sono incompleti, perché, oltre che dalle loro premesse esplicitamente menzionate, partono da premesse implicite tacite e subconsce. Non li tacceremo necessariamente di "circolarità viziosa", perché qualche circolarità è inevitabile. Chi si è occupato dei fondamenti della geometria, della statica, o di un’altra disciplina, è avvertito di queste difficoltà. Le conoscono bene gli "addetti ai lavori", impegnati nella discussione dei postulati di Euclide 9. Più comunemente, ogni asserzione è la risposta ad una domanda. E la forma della questione predetermina in qualche misura la risposta. Nella cronaca dei fatti di sangue, le istruttorie cominciano con la domanda: "Chi è stato l’assassino?". Si trovano sempre uno o parecchi indiziati, e l’incolpazione di un prevenuto può proseguirsi sino all’errore giudiziario. Un "colpo di scena" può inaspettatamente rivelare che la congiunzione degli indizi non doveva esser confusa con una prova giuridica. Talvolta, persino la domanda: "Chi è stato l’assassino?" viene soppressa: "C’è stata una morte repentina e sospetta, ma non ci fu uccisione". La magia offre molti esempi che si lasciano inquadrare in questo schema. Il famoso mago rinascimentale Michele de Nôtre-Dame (Nostradamus 1503-1566) era versatissimo nella magia evocativa 10. Alla corte di Caterina de’ Medici cominciò nel 1555 la redazione delle Centurie Astrologiche. Compì l’esperimento dello specchio davanti alla Regina: le mostrò i volti dei tre suoi figli che dovevano essere incoronati Re di Francia. Il presagio, che implicava morti premature, si rivelò infausto. D’altronde, aveva previsto la morte di Enrico II, il marito di Caterina. Inviso a tanti altri astrologi, sia per personali rivalità, sia per il suo ruolo di Cassandra, dovette allontanarsi dalla Corte. Troviamo nell’oracolo la premessa implicita: se lo specchio riflette il presente, perché non rifletterebbe, dopo preparazione rituale il tempo passato e il tempo futuro? Ma l’inferenza dal nascosto al rivelato ha anche la sua circolarità: lo specchio magico lascia intravedere la parte meno invisibile di ciò che è imprevisto. Le ambizioni di Caterina per i figli, le loro malattie e le violenze e i complotti che preannunciavano le guerre religiose, bastavano a far presagire lutti ripetuti. Le stesse osservazioni valgono per la magia prognostica, nella quale Nostradamus eccelse. Che cosa succederà, ad esempio, nel 1999, l’undici di agosto? In questa data, un allineamento eccezionale di pianeti, oltre ad un’eclisse, provocheranno una svolta cosmica, che il nostro Mago descrive enigmaticamente in una quartina controversissima delle Centurie Astrologiche:

"l’anno millenovecentonovantanove sette mesi,

verrà dal cielo un gran Re di spavento.

Resusciterà il grande Re d’Angolmois..."

La premessa implicita è di carattere chiaramente astrologico: una congiuntura astrale tanto eccezionale da essere irripetibile non può essere senza conseguenze insolite nel mondo terrestre. E, guarda caso, interessa la monarchia francese! Si può essere più circolari di così? I filologi hanno pensato di identificare nel "grande Re di spavento" il maestro di Nostradamus in magia: Ulrico di Magonza, negromante che faceva figura di potenza delle tenebre.

Il Re Francesco I aveva eretto l’Angoumois in ducato. La resurrezione del grande Re d’Angoumois potrebbe essere stato il ritorno di Enrico III, il terzo figlio di Caterina de’ Medici. Aveva vinto le truppe ugonotte a Jarnac del 1569: sua madre lo fece eleggere Re di Polonia (1573), prima che ritornasse in Francia per succedere al fratello Carlo IX (1574). Come Nostradamus poteva predire questi eventi, pochi anni prima della sua scomparsa, avvenuta nel 1566? E soprattutto, la ripetizione della cifra 9, che figura nella data degli eventi e nel fatidico 1999, ha un valore cronologico o simbolico? Comunque, i ragionamenti magici trasformano coincidenze in vere cause. Fanno di cause apparenti cause reali:

  • se la coincidenza è così esatta, non può essere altra che la causa dell’incidente fortuito;
  • inversamente, la causa immaginata oppure auspicata spiega necessariamente l’incontro che non può essere fortuito.

Così si ricade nella circolarità. La divinazione è paragonabile al processo indiziario in diritto penale. Fin dall’Antichità, regole furono fissate per inferire la colpevolezza di un delinquente dalla congiunzione di due principali indizi:

  • la presenza sul luogo e al momento del delitto;
  • l’esistenza di un movente per commettere il delitto.

La forza logica della congiunzione dei due indizi dipende dalle prove indipendenti di ciascuno dei due. Se si ragiona, dicendo: "Poiché si trovava in tal posto, doveva avere un movente di commettere il delitto"; oppure: "Giacché aveva un movente doveva recarsi sul luogo dove il delitto fu compiuto", non si ha più la congiunzione di due indizi, ma la riduzione ad un solo ed unico indizio. Certo, la presenza sul luogo del delitto non poteva essere immotivata e puramente casuale; però ci sono molti motivi estranei al movente del delitto che possono spiegare la presenza in questo posto. Confondere l’affermazione connessa o congiunzione (p e q: p Ù q) con la doppia implicazione reciproca (p É q e q É p) dà la forma della circolarità. Quando il mago prende le vesti del guru, le inferenze magiche fanno nascere prodigi di veggenza, di bilocazione, di trasmissione di pensieri. Recentemente, una persona che aveva certe difficoltà a spostarsi e che aspirava ad incontrarsi con un maestro in arti magiche, appena arrivata alla Stazione Termini di Roma, aveva visto un ferroviere venirle incontro, portarle i bagagli, accomodarla sul treno. Il maestro le aveva mandato un messo! Non ho osato confessarle il mio scetticismo, pur se non metto assolutamente in dubbio l’eventualità di trovare sulle banchine della Stazione Termini di Roma ferrovieri servizievoli.

Evidenze circolari non scarseggiano. Un frate domenicano che aveva superato i novant’anni constatava che tutti i confratelli che non gli avevano voluto bene erano morti precocemente. E difatti tutti erano deceduti ultraottantenni di malattie varie.

Nostradamus si era fatto seppellire tenendo in mano una lastra di rame con su scritto "Guai a chi mi turberà per la seconda volta". Alla prima profanazione della tomba la predizione si avverò. Ma, spavento a parte, come poteva accadere altrimenti?

Tutti gli esempi proposti corroborano una opinione ampiamente condivisa dagli antropologi contemporanei: lungi dall’esser stata fase prelogica del pensiero umano, la magia ha preceduto la religione ed è stata la prima forma di scienza naturale 11. Perciò persiste nel pensiero più comune e coesiste con le forme più astratte del pensiero scientifico. Senza mettere in discussione l’universale validità delle leggi logiche, la psicologia genetica non esita a parlare di "una storia naturale della logica". Individualmente e collettivamente ci impossessiamo progressivamente delle strutture inferenziali e mano a mano ne controlliamo meglio e più oggettivamente le applicazioni.

 

3. Conclusioni
Giuseppe Faggin, l’autore di Le Streghe (1959), comincia un suo saggio con la considerazione: "Può sembrare strana e inspiegabile la fortuna che le cosiddette scienze occulte - l’astrologia, la magia, l’alchimia - godettero nel mondo culturale e filosofico del Rinascimento, sia perché, da un lato, il pensiero rinascimentale, per i suoi aspetti polemici, ci appare come la celebrazione della libera indagine di fronte e contro la tradizione, l’autorità e il dogmatismo, sia perché, dall’altro, le scienze occulte vengono considerate come la continuazione di una mentalità antiscientifica e prescientifica" 12. Questa diagnosi trova tutt’oggi un vastissimo campo di applicazione nel turbinìo di pensieri che agitano la cultura contemporanea. All’aggettivo "occulto" ho preferito quello di "paranormale", per qualificare la magia quale si presenta oggi. Ma soprattutto ho inteso sottolineare una caratteristica della magia odierna: essa pretende di estendere la razionalità al di là dei limiti dell’esperienza normale ed ordinaria. Non le fa difetto il ragionare, tutt’altro. Maghi, veggenti ed occultisti di ogni risma ragionano in modo intemperante, secondo una logica imperterrita. Preferisco chiamare questa logica "sofistica", piuttosto che "invalida", pur se dal punto di vista della logica formale le due qualificazioni si equivalgono. Il razionalismo critico ha dunque l’ultima parola di fronte alla magia? Sapere qual è il buon uso che si può fare di un enunciato equivale a proporne una dimostrazione? Indubbiamente, è opportuno avere diffidenze nei confronti di pure asserzioni di esistenza, la cui presunta dimostrazione non dà alcun mezzo di esibire l’oggetto del quale l’esistenza viene asserita. I razionalisti critici sono disposti ad ammettere che il significato di un fatto è dato dalla sua dimostrazione, e tutto il resto appartiene al campo sterminato delle credenze. L’esclusivo criterio della verità si ridurrebbe a possedere una dimostrazione di ciò che viene affermato 13. Ragionare in questi termini fa la forza dei sostenitori della magia. A ragione, costoro fanno vedere che la debolezza del razionalismo critico sta negli eccessi presuntuosi della razionalità scientifica. Ma come si potrebbe vivere, agire e comportarsi senza ricorrere a credenze indimostrate? Il canonico di Lovanio, Robert Teys (1889-1961), studioso dei metodi della "deduzione naturale" secondo i metodi di Gerhard Gentzen (1909-1945), ribadiva che colui che presuppone pochissimo deduce con estremo rigore conclusioni ristrettissime; colui, invece, che presuppone moltissimo deduce con minor rigore, ma con maggiore fecondità 14. Questa osservazione trova conferma nella cultura filosofica contemporanea: vediamo un contrasto stridente tra la miseria del cosiddetto "pensiero debole" che si sottopone alle fortissime esigenze logiche della filosofia analitica, da una parte, e dall’altra, la prolificità disordinata della saggistica. Lungi da noi l’intenzione di approvare e di giustificare la credibilità da concedere alle credenze magiche. Però ci sono credenze e credenze. Le convinzioni intime di diverso ordine, e in particolare la fede religiosa, sia di tradizione biblica, sia di altre religioni e spiritualità, non sono formate sulla base di dimostrazioni; rimandano a testimonianze e a discernimenti che non sono privi di ragionevolezza e che sono controllabili in altri modi.

Nessuna credenza deve completamente distaccarsi dalla credibilità ragionevole. L’innamoramento che sfocia in un impegno oppure in un progetto di vita, non è immune da illusioni né da delusioni, ma quale scriteriato lo ridurrebbe ad un vano ammaliamento del tutto irragionevole?

 

NOTE 

1. J. Beattie, Other Cultures, London, Cohen & West, 1964. L. Wittgenstein sostiene una tesi simile in Bemerkungen über Frazer’s The Golden Bough.

2. L’argomento è discusso da Raymond Boudon, L’art de se persuader des idées douteuses, fragiles ou fausses, Paris, Arthème Payard, 1990, versione italiana a cura di Giovanna Cifoletti, L’arte di persuadere se stessi, Milano, Rusconi, 1993 Cf particolarmente: cap. II, pp. 84-89, cap. IX pp. 393-411.

3. Irving Copi, Introduction to Logic, New York, The Macmillan Company, 1961, versione italiana a cura di Marialuisa Stringa, Introduzione alla Logica, Bologna, Il Mulino, 1964. Pp.338-342.

4. Cf. il ripensamento dello "a priori" kantiano ad opera di G.Simmel (1858 - 1918), in Filosofia del denaro, (Originale tedesco 1900) e Problemi di filosofia della storia, (originale tedesco 1905). Un modello simile di "a priori" come premesse implicitate che predeterminano le risposte alle domande è sviluppato da W.W. Barthley, Unfathomed Knowledge, Unmannered Wealth, La Galle (Illinois), Open Court, 1990.

5. Era la tesi di C. Lévy-Bruhl, La mentalité primitive, Paris, P.U.F., 1922. Versione italiana La mentalità primitiva, Torino, Einaudi, 1981.

6. Isaac Newton, I principi matematici della Filosofia Naturale. (Vers. Italiana a cura di Alberto Pala, Torino, UTET), Opere di Newton, Vol.1, pp.115-116.

7. Irving Copi, op. cit. p.341.

8. Irving Copi commenta: "se la proposizione che deve essere dimostrata è formulata esattamente con le stesse parole sia come premessa che come conclusione, l’errore è così lampante che non inganna nessuno. Spesso, tuttavia, le due proposizioni possono essere formulate in modo così diverso, che non sembra sia sempre la stessa proposizione quelle che ricorre come premessa e conclusione" (op. cit. p.82).

9. Nei tentativi di dimostrare il quinto postulato delle parallele nel corso dei secoli si celano sempre indimostrate proprietà equivalenti al postulato stesso.

10. Valerio Evangelisti, Magus, Milano, Mondadori, tre voll. 1999. Meno romanzata, la biografia di Michele Nostradamo ad opera di J. Maura e P. Louvet, Parigi, 1930.

11. Lynn Thorndike, A History of Magic and Experimental Science. 8 voll. New York, Columbia University Press, 1958.

12. "Gli occultisti dell’età rinascimentale" nella Grande Antologia Filosofica, vol. VI. Milano. Marzorati, 1964, p.339.

13. In logica l’intuizionismo sarebbe più esattamente chiamato "il construttivismo". Ha per tesi maestra che la verità deve assegnarsi soltanto a ciò che è dimostrato vero. Inoltre, in matematica, la dimostrazione consiste in una costruzione, e non si riduce ad una pura trasformazione logica. Cf. Jean Largeault, L’intuitionnisme, Paris, P.U.F. ("Que sais je?"), 1992. Intuition et Intuitionnisme, Paris, Vrin, 1993.

14. Robert Teys (1889-1961). "Les Méthodes récentes de déduction natu

 

 

A. F. Utz: Orientamento etico del progresso e dello sviluppo

T. Di Bonito, G. Sciamplicotti, A. Urso: Prosocialità e altruismo: una strada da percorrere

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