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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

 

Si è svolta ad Innsbruck la prima conferenza dei Sindaci d’Europa, su iniziativa del sindaco della stessa città Herwig Van Staa, in stretta collaborazione con il Movimento dell’Unità, espressione di impegno politico culturale del Movimento dei Focolari. La Conferenza Austriaca, che ha registrato la partecipazione di oltre 1000 “Primi Cittadini” dell’intero continente europeo, ha voluto sottolineare il ruolo delle autonomie locali nel processo costitutivo dell’Europa politica,pdf approfondendone i contenuti culturali, morali e spirituali. E’ questa una forte esigenza politica che serve a rinvigorire lo spirito democratico e generativo dell’Unione che oggi soffre una sorta di soffocamento, dovuto all’assenza di una convinta “prospettiva degli ideali” 1 a cui sapere ricondurre l’intero disegno istituzionale e legislativo europeo. Una sfida che riprende il sogno dei padri fondatori, i quali nutrivano l’ambizione di vedere recuperate le radici spirituali e culturali dell’Europa, nella prospettiva di una unificazione politica, prima ancora che economica, che fosse garante e promotrice della trilogia di ideali che da sempre ha ispirato il processo di conciliazione dei paesi europei: pace, prosperità, sovranazionalismo 2.

L’Europa degli ideali, quella dei diritti, della democrazia, della libertà, dell’uguaglianza, della tolleranza, dell’economia e del progresso sociale deve però guardarsi dall’Europa dell’edonismo, del “fondamentalismo mercantilistico”, dei calcoli aridi dell’economia. E’ da questa presa di coscienza che si costruiscono nuove strategie politiche, che si riscoprono gli obiettivi della politica, che si supera la mancanza di riferimenti ideologici, da tempo considerata la causa dello spegnimento del vigore progettuale europeo.

L’Europa ha bisogno di un nuovo slancio e di una nuova energia che la mettano in condizione di realizzare i suoi scopi primari, quelli per cui essa stessa è venuta alla luce. Nel convegno di Innsbruck, attraverso la voce di Chiara Lubich, è scaturito un appello che si inserisce a pieno titolo nel dibattito politico europeo, secondo una prospettiva che può aprire un nuovo percorso nel processo di unificazione ed allargamento dell’Europa. La Lubich ha presentato, per questo, una proposta: una nuova categoria politica, quella della fraternità, da concepirsi come il nuovo orizzonte della prassi politica e della dottrina, e non, dunque, “come qualcosa di ingenuo, o di superfluo, o che si aggiunga alla politica dall’esterno”. 3 Una categoria concepita come metodo per adeguare alla situazione odierna la fisionomia dell’Europa quale era pensata e desiderata dai suoi fondatori, quelli che, con spirito di Santità, hanno saputo vivere grandi ed imponenti esperienze di fraternità, legando tra loro diverse comunità sparse tra l’Atlantico e gli Urali 4. I contenuti della fraternità politica, poi, si spiegano partendo dalla dimensione cittadina, quella che rivela in maniera più definita la diversità culturale, linguistica, religiosa delle varie comunità civili e politiche d'Europa, ma che ha in sé la forza della prossimità o delle relazioni umane ravvicinate. “E perciò, da questo punto di vista il Comune è la più importante delle istituzioni, perché più vicina alle persone, di cui incontra direttamente tutti i tipi di bisogni. Ed è attraverso il rapporto con il Comune, nelle sue varie articolazioni, che il cittadino sviluppa la gratitudine - o il rancore - verso l’insieme delle istituzioni, anche quelle più lontane, quali lo Stato.” 5

L’Europa vuole essere pensata non solo nello spazio geo - economico, ma anche nello “spazio culturale”, concepito come il luogo dei valori, delle ambizioni comuni, condivise e prodotte da società politiche eterogenee.

I mille sindaci d’Europa, provenienti dall’Atlantico agli Urali, presenti ad Innsbruck, sono stati l’espressione più democratica ed autentica di tale eterogeneità culturale esistente sull’intero continente, da secoli crocevia di influssi culturali e spirituali legati al cristianesimo, alla Grecia, alla Roma Imperiale, ai celti, ai popoli latini, ai germanici, agli slavi e ugro-finnici, al mondo islamico, alla cultura ebraica e così via. Secondo il pensiero del Presidente della Commissione Europea Romano Prodi, intervenuto al convegno, occorre consolidare l’Unione nella ricerca dell’unità nella diversità, strada sicura nella riscoperta dell’anima dell’Europa, concepita quale “comune eredità di valori spirituali, espressi in modo sublime nelle mille forme culturali che convivono nel nostro continente”. 6

Lo stesso Aristotele nella sua Politica, aveva richiamato più volte la necessità di dedicare attenzione alle origini culturali e tradizionali del vivere sociale e politico, per consentire ad una comunità organizzata la continuità di uno stile di vita positivo, che il filosofo individuava nella cosiddetta “concordia” tra i cittadini. Il convegno di Innsbruck ha voluto superare la sfida aristotelica ed ha chiamato alla fraternità tutta la comunità europea, non escludendo “barbari” e “schiavi”, orientali e gruppi di minoranza, per sancire una definizione di fraternità di tipo universale. La sfida della fraternità universale si è posta alla riflessione dei presenti con gli strumenti della politica, in quanto attività etica, come tale chiamata ad essere vissuta da tutti con giustizia.

1000 realtà geogra-fiche, economiche, sociali e politiche diverse, hanno rives-tito la fraternità di un signifi-cato politico nuovo, material-izzando in due giorni una esperienza di reciprocità che apre un orizzonte nuovo nella storia e che ripropone all’umanità quel valore che la Rivoluzione Francese aveva solamente declamato alle soglie della modernità.

Dei tre principi della Rivoluzione del 1789 infatti, lo ha ricordato nel suo intervento la Lubich, quello della fraternità è stato solamente annunciato ed ora si “impone” come metodo per la realizzazione del grande progetto dell’Unione Europea. La costruzione europea attualmente in corso, nel suo significato politico più autentico, rappresenta il tentativo di realizzare l’aspirazione ad una vera unità, che valorizza le diverse identità, in un dinamismo che, in tutte le sue forme politiche, comincia dalla dimensione comunale e locale, ed è, pur con le sue alterne vicende, il filo conduttore della storia dell’Europa. 7

Se pensiamo alla caduta della concezione hobbesiana della sovranità, alla fondazione di tematiche nuove, quali quelle della flessibilità o della “governance”, percepiamo la necessità di un percorso originale nella costruzione e nel rinnovamento delle istituzioni dell’Unione Europea, che tenga conto della Europa dell’oggi, quella del dialogo e della relazione. 8 Basta dire che l’attuale Carta dei Diritti dell’Unione Europea “non ha il sapore di una cesura storica rispetto al passato, anzitutto perché nell’Europa attuale non c’è un ancien régime da smantellare” 9; inoltre, la Carta non fa altro che riaffermare, in uno stile del tutto compilativo, quei principi e quegli obiettivi cui si riconduce tutto il metodo d’integrazione comunitaria.

Nell’Europa dialogica, dei trattati o delle convenzioni internazionali, la fraternità, quindi, diviene categoria politica necessaria per il divenire del vivere sociale e politico, che fonda la sovranità e legittima il processo di “unificazione” dei popoli e degli Stati.

Materia prima per la fraternità politica è l’amore evangelico “che non è mero sentimentalismo ma concreto agire, che tratta tutti da uguali; che, vissuto da più, diventa reciproco e genera appunto fraternità” 12. Una definizione questa che non sembra limitante e incompresa a qualcuno, ma che è condivisa dagli stessi padri dell’ateismo moderno.

Feuerbach, per esempio, parla compiutamente della realizzazione dell’uomo come contenuto della comunione, come unità dell’uomo con l’uomo, concepita come impulso ad una felicità reciproca che genera solidarietà sociale, vincolo, quest’ultimo, capace di realizzare istituti politici sopra–individuali. 11 L’Europa vuole essere l’espressione del sopra – nazionale, la compiutezza della solidarietà, della reciprocità, dell’amore che diventa rapporto morale, che lega le nazioni in un Patto di Fraternità, ciascuna pronta a dare se stessa per l’altra, per il bene, per la felicità, per la gioia dell’altra.

La presenza al convegno di sindaci provenienti da estrazioni politiche divergenti o da convinzioni religiose e culturali diverse, conferma la tensione dell’umanità a vivere per l’unità, divenuta oramai un segno dei tempi.

Questa percezione ci viene confermata dalla voce autorevole di Giovanni Paolo II, il quale, nella Lettera Novo Millennio Ineunte, ripropone all’intera Chiesa ed oltre, la cosiddetta “spiritualità di Comunione”, già presente nella Chiesa attraverso l’esperienza del Movimento dei Focolari, ma che, da oggi, è assunta dal Santo Padre per farla divenire l’anima dell’intera umanità. 12

Il processo di riunificazione dei popoli europei chiede, “ai politici europei, di interpretare i segni del tempo, e di stringere tra loro quasi un patto di fraternità, che li impegni a considerarsi membri della Patria europea come di quella nazionale, cercando sempre ciò che unisce e trovando insieme le soluzioni ai problemi che ancora si frappongono all’unità di tutta l’Europa.” 13

I sindaci presenti al convegno hanno accolto, quindi, una sfida importante anche in senso giuridico, contribuendo a generare quelle condizioni culturali che servono a formulare e interpretare i diritti riconosciuti a livello europeo; è intervenuto, cioè, un importante esperimento di comunicazione democratica che sola può consentire una effettiva e lucida concezione dei diritti della persona.

Dentro quel patto di fraternità prende vigore una concezione della persona che non è quella delle teorie sociali e politiche moderne, seppure l’affinità linguistica, celata dietro i nomi di “patto o contratto”, può indurre a pensarlo. Hobbes, per esempio, quando teorizza il concetto di “Patto” esclude una visione dell’uomo di tipo aristotelico, anzi “homo homini lupus” si dice nel “Leviatano”, per cui l’uomo per natura vive un incessante stato di guerra (bellum omnium contra omnes).

Rousseau, inoltre, nel suo Discorso sull’origine della disuguaglianza tra gli uomini, definisce l’uomo non tanto come un essere buono, quanto dotato di tendenze e istinti positivi, per cui l’uomo è aperto al rapporto sociale ed intersoggettivo perché guidato dal solo istinto di perfettibilità o di perfezionamento individuale. Le relazioni sociali poi, a causa della proprietà privata, tendono in senso negativo, si aprono all’egoismo, alla brama di potere dell’uomo sull’uomo, alla violenza reciproca.

Nel patto di fraternità l’uomo non è più considerato Homo homini lupus, ma diviene, per dirla come Igino Giordani, Homo homini Christus, soggetto, cioè, che genera se stesso dall’incontro con l’altro, Amando l’altro. 14

Nell’Amore quindi troviamo l’essenza e l’originalità di questo patto di fraternità per l’Europa; per esso la politica è “l’amore degli amori, che raccoglie nell’unità di un disegno comune la ricchezza delle persone e dei gruppi, consentendo a ciascuno di realizzare liberamente la propria vocazione” 15.

E’ l’essenza del cristianesimo che si fa storia nella politica, che dilaga nella costruzione di ponti di reciprocità tra i popoli di tutte le estrazioni religiose e culturali, chiamate a riconoscersi su ciò che unisce e vivifica le esperienze umane. Igino Giordani sostiene in un suo famoso libro, che tutto questo è “un mistero semplice come il mistero di Dio. La religione sta tutta qui. E poiché essa è una assicurazione sulla vita, la vita è tutta qui: nell’amore. Chi odia è uno che muore. Uno può disporre dei più alti carismi, può vivere la fede sino a dare il corpo alle fiamme; se non ha la carità è niente. Al termine dell’esperimento in terra ciascuno sarà giudicato sull’amore” 16.

La sintesi dell’etica cristiana è iscritta nell’Amore, 17 la “forma delle virtù”, la sintesi dei comandamenti; tradotto nella espressione politica diventa collettivo, rivolto a tutti, ai nemici, alla comunità, al bonum commune, ai popoli della terra.

Il convegno austriaco ha ritrovato nella fraternità la categoria politica nuova che sola può consentire il compimento del disegno europeo ed ha riscoperto in essa le potenzialità strategiche finalizzate alla maturazione dell’unione dei popoli Europei, ancora prima del completamento dell’unione degli Stati d’Europa. pdf

Nel tempo della modernità in cui sembrano materializzarsi le profezie distruttive di Dostoevskij (I demoni) o di Alexis De Tocqueville, in politica, (La democrazia in America), l’esperienza di Innsbruck ha fatto incontrare le acquisizioni storiche della modernità con quei valori che il moderno non riesce ad attuare pienamente.

 

 

Note

 1 P. Ferrara, I principi politici dell’Unione europea: tracce, direzioni e percorsi, in Nuova Umanità, XXIII, maggio - agosto 2001, p.465.

 2 Cfr. P. Ferrara, op. ult. cit., pp. 465-469.

 3 C. Lubich, Lo spirito di fratellanza nella politica, come chiave dell’unità dell’Europa e del mondo, Innsbruck, 9/Novembre/2001, nel sito www.focolare.org.

 4 Nel suo intervento la Lubich fa un approfondito riferimento ai patroni dell’Europa: Benedetto da Norcia, Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Cirillo e Metodio, Edith Stein.

 5 C. Lubich, op. ult. cit.

 6 R. Prodi, La ricchezza delle diversità. La forza dell’Unione, Innsbruck, 9 Novembre, 2001.

 7 Cfr. Manifesto per l’Europa, Innsbruck, 10 Novembre 2001.

 8 Cfr. P. Ferrara, I principi politici dell’Unione Europea: tracce, direzioni, percorsi. Parte II - Tra Nazione e Federazione, in Nuova Umanità, XXIII Settembre/Ottobre 2001.

 9 R. Bifulco, M. Cartabia, A. Celotto, L’Europa dei Diriti - Commento alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, Il Mulino, Bologna, 2001, “Introduzione”, p. 12.

 10 C. Lubich, op. ult. cit.

 11 Cfr. L. Feuerbach, L’essenza del cristianesimo, 1841, tr. it. Feltrinelli, Milano 1960, p.310 ss.; cfr. L. Geymonat, Immagini dell’uomo, vol. 3, Garzanti, Milano, pp.122-125.

 12 Cfr. C. Lubich, op. ult. cit.

 13 C. Lubich, op. ult. cit.

 14 Cfr. I. Giordani, La rivoluzione cristiana, ed. Città Nuova, Roma, 1969, pp. 156 ss..

 15 C. Lubich, op. ult. cit.

 16 I. Giordani, op. ult. cit., p.156.

 17 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, numero 1970; cfr. Veritatis splendor, n. 20. 

 

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