Il fatto che il testo è composto nell’edizione italiana da 300 pp. di contenuto e 200 di indici mette in risalto che si tratta di un’opera di consultazione, una specie di manuale.
Il lavoro è stato in cantiere per 5 anni presso il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ed ha usufruito dell’opera di un notevole staff di esperti da ogni parte del mondo. Nel frattempo è cambiato anche il capo del Dicastero: all’inizio era il vietnamita Nguyen Van Thuan, oggi è Renato Martino, che per lunghi anni è stato rappresentante vaticano a New York presso l’ONU. Inizialmente il titolo previsto era Catechismo, ma si è poi ripiegato su quello attuale, ritenendolo meno impegnativo. Il compendio idealmente fa parte dei testi fondamentali nati dal Vaticano II come il nuovo codice del Diritto Canonico, i testi della riforma liturgica, il Catechismo della Chiesa Cattolica, che nell’intenzione della Santa Sede costituiscono un insieme di direttive intese ad applicare le indicazioni conciliari di rinnovamento.
Le citazioni sono essenzialmente dalla Sacra Scrittura e dai documenti ecclesiali papali e dei vari Dicasteri della Santa Sede, soprattutto dal Catechismo. Gli unici autori citati sono quelli ecclesiastici del periodo patristico, più S. Tommaso (il maggiormente richiamato) e S. Teresa di Gesù Bambino (Atto di offerta all’Amore Misericordioso: con una sua citazione termina il testo del Compendio, n. 583). Tra le fonti ‘laiche’ troviamo solo la Carta delle Nazioni Unite (1945), la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948) e la Convenzione dei diritti del fanciullo (1989).
L’intenzione generale è dunque quella di offrire una breve esposizione organica delle posizioni ufficiali della Chiesa sui temi sociali ed economici riunendo insieme indicazioni dalle encicliche, dal Catechismo e dai documenti dei Dicasteri vaticani. Non si tratta però di una compilazione materiale, in quanto è stato necessario delineare un quadro teoretico generale nel quale inserire i frammenti, trovare uno schema organico che permettesse di organizzare il materiale per temi specifici e dare indicazioni per la loro applicazione nell’azione ecclesiale. Infatti ci troviamo di fronte non ad una trattazione teoretica bensì ad uno strumento che, se abbiamo ben capito, si pone tra la dottrina teoretica e l’azione sul campo.
Le tre istanze citate hanno dato origine alle tre Parti nelle quali il Compendio è diviso: una Prima Parte di ‘metateoria’ (cap. 1 Il disegno di amore di Dio per l’umanità; cap. 2 Missione della Chiesa e Dottrina Sociale; cap. 3 La persona umana e i suoi diritti; cap. 4 I principi della dottrina sociale della Chiesa), ed una Seconda Parte di temi specifici (famiglia, lavoro, vita economica, comunità politica, comunità internazionale, l’ambiente, la pace). La Terza Parte ha un unico capitolo: Dottrina sociale e azione ecclesiale, ma di notevole utilità operativa.
Non vanno poi trascurate le 10 pagine dell’Introduzione, dedicate a Un umanesimo integrale e solidale, né le 6 pagine finali della Conclusione: Per una civiltà dell’amore. Questi due titoli indicano bene da dove la Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) vuole partire e dove vorrebbe condurci.
Chi siano gli autori, secondo la tradizione vaticana, non è dato sapere ufficialmente. Possiamo però dire che Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio, ha lavorato molto al documento come anche che hanno dato contributi Ignazio Sanna (dell’Università Lateranense) e Mario Toso (dell’Università Salesiana di Roma). Sembra evidente nella parte economica anche l’opera di Stefano Zamagni (dell’Università di Bologna).
L’impresa portata a termine dal Pontificio Consiglio non è cosa da poco. Infatti se nel periodo immediatamente successivo al Vaticano II la giustificazione medesima della DSC, accusata di ideologia in senso marxista, era stata messa fortemente in discussione dall’interno stesso della Chiesa, attualmente le tendenze ecclesiali sono diverse. Le une, chiamiamole di alternativa sociale, la vorrebbero schierata con la sinistra solidaristica, le altre, chiamiamole borghesi, vorrebbe una piena accettazione del mondo capitalistico. Al di fuori della Chiesa poi le cose sono ulteriormente diversificate. Infatti sia i movimenti solidaristici che capitalistici non cristiani sono schierati su posizioni liberali, nel senso che vorrebbero che la Chiesa cattolica abbandonasse alcune sue posizioni morali tradizionali: riguardo agli embrioni, all’eutanasia, al divorzio, magari anche sull’assolutezza dei diritti umani, o sulla necessità che la coscienza non sia autorefenziale.
Il testo è ufficialmente indirizzato ai Vescovi (n. 11) “che troveranno le forme più adatte per la sua diffusione e la sua corretta interpretazione”. Da un punto di vista realistico l’influenza di questo testo passa attraverso le Facoltà di Teologia e nei Seminari, ma soprattutto le associazioni ecclesiali, come è ampliamente messo in risalta dalla Terza Parte. I partiti cattolici, presenti nel passato in Europa, o non esistono più o hanno un rapporto con la Chiesa molto labile e diverso dal passato. In un passato non troppo lontano la forma organizzativa della Chiesa era rappresentata dalla formazione del clero diocesano e religioso e dalla estesa compattezza della miriadi di associazioni laicali. Entrambi gli ‘eserciti’ sono molto cambiati dopo il Concilio, per cui anche la diffusione delle idee all’interno del corpo ecclesiale dovrà seguire vie diverse e differenziate (nn. 528-533). Comunque riteniamo che il Compendio possa contribuire all’orientamento soprattutto di coloro che determinano e costruiscono i programmi associativi di formazione.
Il paragrafo Trascendenza della salvezza e autonomia della realtà terrene (nn. 45-48) è essenziale per comprendere il modo nel quale il Compendio intende la relazione tra rivelazione cristiana e consistenza naturale delle realtà terrene.“Si può anzi affermare che la distinzione fra religione e politica e il principio della libertà religiosa costituiscono un’acquisizione specifica del cristianesimo, di grande rilievo sul piano storico e culturale” (n. 49)
L’affermazione è conseguente a quanto già detto al n. 45: “Quanto più l’umano è visto alla luce del disegno di Dio e vissuto in comunione con Lui, tanto più esso è potenziato e liberato nella sua identità e nella sua stessa libertà che gli è propria”.
Nel paragrafo Natura della dottrina sociale della Chiesa viene pienamente accettata la svolta teoretica impressa a suo tempo da Giovanni Paolo II: la DSC è di natura teologica e specificamente teologico-morale. Questo significa che essa trae il suo fondamento essenziale nella Rivelazione biblica e nella Tradizione della Chiesa, ma “La fede e la ragione costituiscono le due vie conoscitive della dottrina sociale, essendo due le fonti alle quali essa attinge: la Rivelazione e la natura umana” (n. 75). Pertanto “La DSC si giova di tutti i contributi conoscitivi, da qualunque sapere provengano, e possiede un’importante dimensione interdisciplinare” (n. 76).
Il n. 80 è dedicato alla comprensione che il Magistero ha della DSC sia a livello papale che episcopale. “In quanto parte dell’insegnamento morale della Chiesa, la dottrina sociale riveste la medesima dignità ed ha la stessa autorevolezza di tale insegnamento”.
“La dottrina sociale implica altresì responsabilità relative alla costruzione, all’organizzazione e al funzionamento della società: obblighi politici, economici, amministrativi, vale a dire di natura secolare, che appartengono ai fedeli laici, e non ai sacerdoti e ai religiosi. Tale responsabilità compete ai laici in modo peculiare, a ragion della condizione secolare del loro stato di vita e dell’indole secolare della loro vocazione: mediante tali responsabilità, i laici mettono in opera l’insegnamento sociale e adempiono la missione secolare della Chiesa” (n. 83).
Sarebbe stato forse opportuno affermare anche che i laici, proprio nel loro impegno secolare, traggono dalla prassi utili punti di vista, scoperte e suggerimenti che propongono nella Chiesa e che, se opportuno, verranno in seguito integrati nel Magistero. Ci sembra che questo risponda all’esperienza storica degli ultimi 150 anni di DSC. Proprio perché essa “non è pensata da principio come un sistema organico, ma si è formata nel corso del tempo” (n. 72), la DSC riceve linfa dall’esperienza, positiva e negativa, dei membri tutti della Chiesa che in tal modo partecipano al compito universale cristiano di insegnare. Il Magistero, quando assume i loro contributi e li integra con la Tradizione, dà la garanzia di autenticità evangelica alla DSC e in questo esplica la sua specifica ed unica funzione all’interno della Chiesa stessa e di fronte alla società.
Alla collaborazione dei laici è dedicato tutto il paragrafo Dottrina sociale e impegno dei fedeli laici (n. 541 e ss.) ed all’interno di esso particolarmente rilevanti sono i nn. 549 e 550 esplicitamente dedicati alla DSC e l’esperienza asso ciativa. Il n. 554 e ss. trattano del servizio alla cultura dei fedeli laici. Questo aspetto è estremamente importante oggi, dal momento che viviamo nella società della comunicazione globalizzata, dove i contenuti culturali vengono moltiplicati all’infinito sia quantitativamente che qualitativamente.
Vorremmo concludere questa presentazione con una della ultime frasi del Compendio: “Finalità immediata della DSC è quello di proporre i principi e i valori che possono sorreggere una società degna dell’uomo. Tra questi principi, quello della solidarietà in qualche misura comprende tutti gli altri”.
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace
Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa
Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2004, pp. 519, € 15
Indice
SIGLE | VII |
ABBREVIAZIONI BIBLICHE | IX |
LETTERA DEL CARD. SODANO | XI |
PRESENTAZIONE | XV |
INTRODUZIONE
UN UMANESIMO INTEGRALE E SOLIDALE
PARTE PRIMA
CAPITOLO PRIMO
IL DISEGNODI AMORE DI DIO PER L’UMANITA’
I. L’AGIRE LIBERANTE DI DIO NELLA STORIA DI ISRAELE | 13 |
II. GESU’ CRISTO COMPIMENTO DEL DISEGNO DI AMORE DEL PADRE | 17 |
III. LA PERSONA UMANA NEL DISEGNO DI AMORE DI DIO | 20 |
IV. DISEGNO DI DIO E MISSIONE DELLA CHIESA | 26 |
CAPITOLO SECONDO
MISSIONE DELLA CHIESA E DOTTRINA SOCIALE
I. EVANGELIZZAZIONE E DOTTRINA SOCIALE | 32 |
II. LA NATURA DELLA DOTTRINA SOCIALE | 38 |
III. LA DOTTRINA SOCIALE NEL NOSTRO TEMPO: CENNI STORICI | 47 |
CAPITOLO OTTAVO
LA COMUNITA’ POLITICA
I. ASPETTI BIBLICI | 206 |
II. IL FONDAMENTO E IL FINE DELLA COMUNITA’ POLITICA | 209 |
III. L’AUTORITA’ POLITICA | 214 |
IV. IL SISTEMA DELLA DEMOCRAZIA | 222 |
V. LA COMUNITA’ POLITICA A SERVIZIO DELLA SOCIETA’ CIVILE | 227 |
VI. LO STATO E LE COMUNITA’ RELIGIOSE | 229 |
CAPITOLO NONO
LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
I. ASPETTI BIBLICI | 233 |
II. LA REGOLE FONDAMENTALI DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE | 235 |
III. L’ORGANIZZAZIONE DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE | 240 |
IV. LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO | 244 |
CAPITOLO DECIMO
SALVAGUARDARE L’AMBIENTE
I. ASPETTI BIBBLICI | 248 |
II. L’UOMO E L’UNIVERSO DELLE COSE | 250 |
III. LA CRISI NEL RAPPORTO TRA UOMO E AMBIENTE | 253 |
IV. UNA COMUNE RESPONSABILITA’ | 256 |
CAPITOLO UNDICESIMO
LA PROMOZIONE DELLA PACE
I. ASPETTI BIBLICI | 267 |
II. LA PACE: FRUTTO DELLA GIUSTIZIA E DELLA CARITA’ | 269 |
III. IL FALLIMENTO DELLA PACE: LA GUERRA | 271 |
IV. IL CONTRIBUTO DELLA CHIESA ALLA PACE | 282 |
PARTE TERZA
CAPITOLO DODICESIMO
DOTTRINA SOCIALE E AZIONE ECCLESIALE
I. L’AZIONE PASTORALE IN AMBITO SOCIALE | 287 |
II. DOTTRINA SOCIALE ED IMPEGNO DEI FEDELI LAICI | 295 |
CONCLUSIONE
PER UNA CIVILTA’ DELL’AMORE
INDICE DEI RIFERIMENTI | 323 |
INDICE ANALITICO | 349 |
INDICE GENERALE | 507 |