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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

pdfLa grande diffusione dalla meta degli anni ’90 di applicazioni pratiche, documenti ufficiali, testi, discorsi, conferenze, proclami, convegni, articoli di stampa, ecc. sulla responsabilita sociale d’impresa (RSI), denominata anche “Corporate Social Responsibility (CSR)” nel dibattito internazionale, contribuisce a portare l’attenzione su un tema che ha avuto una storia non sempre lineare e che ora puo arrivare a configurarsi come una “moda”.

Il carattere interdisciplinare della RSI ha portato anche al rischio di elaborazione di studi parziali e con linguaggi non sempre uniformi fra le varie impostazioni.

Cio ha avuto alcuni effetti collaterali negativi ai fini di una rigorosa trattazione e applicazione della CSR: questo volume si propone di affrontare il tema dei “fondamenti della responsabilita sociale” d’impresa, essenziale per portare maggiore “scientificita” e rigore metodologico e filosofico nel dibattito e nella prassi. Troppo spesso infatti si parla di RSI senza dire fino in fondo quale e il suo contenuto e su quali presupposti filosofici, etici ed antropologici essa si basi, talvolta facendo coincidere la responsabilita sociale con specifiche iniziative di impegno sociale o semplicemente con la beneficenza e la sponsorizzazione di attivita del non profit. Si dimentica che la RSI, nel suo significato piu pieno e piu immune da rischi di strumentalizzazioni propagandistiche, riguarda la relazione fra l’attivita dell’impresa e i suoi effetti su tutte le persone in qualche modo in essa coinvolte.

E di grande aiuto a tutti i partecipanti al dibattito sulla CSR l’affermazione con cui uno dei curatori chiude il suo contributo: “Almeno per ora, crediamo di aver dimostrato a livello teorico che e possibile prendere decisioni socialmente responsabili, basate sull’etica e che risultino praticabili, senza escludere le motivazioni intrinseche, sfruttando un’antropologia personalistica quale approccio generale” (Alford, p. 228). In questo modo l’etica e la responsabilita vengono da un lato sganciate dalla fragile ed ambigua fondazione in termini di massimizzazione illuminata del profitto e dall’altro agganciate ad un solido fondamento antropologico, che, implicando che il vero bene talvolta possa non coincidere con il massimo guadagno, permette di evitare una ingenua e logicamente insostenibile visione in termini di “approccio a priori win-win” fra successo d’impresa e rispetto dei valori morali.

In questa breve presentazione si esaminano alcuni spunti dall’introduzione di Francesco Compagnoni e dai contributi di David Lutz e di Helen Alford, cercando di evidenziare in breve sintesi come questi Autori contribuiscano ad affrontare meglio il problema dei fondamenti della RSI.

Dell’introduzione si sottolinea il porre in luce che frequentemente si usano impegnativi termini etici, dando per implicito e scontato il loro significato: “..si da per scontato che la solidarieta sia un valore etico assoluto, come lo sia lo sviluppo sostenibile e il rispetto dei diritti umani (p. 5)”. Questa affermazione rinvia al rischio di proclamare valori senza averne fissato una solida base filosofica, con le connesse implicazioni sui contenuti e sulle scelte morali concrete.

Nel contributo su “Fondamenti filosofici contrapposti della RSI”, Lutz propone un confronto tra l’approccio PSC (Pensiero Sociale della Chiesa Cattolica), espresso in termini di contributi della tradizione filosofica classica anche precristiana (Platone, Aristotele e gli Stoici) e di successivi filosofi cattolici (come Agostino e Tommaso d’Aquino) e quella che viene definita MRSI (Moderna Responsabilita Sociale d’Impresa), che viene fatta risalire ad altri filosofi Greci (come Protagora, Senofonte ed Epicuro) ed a classici del pensiero moderno (da Hobbes fino a Kant). Senza entrare nei dettagli di questo ricco contributo filosofico, e basilare l’idea che l’approccio PSC concilia il rispetto dell’etica con il perseguimento del vero bene per la persona umana, riuscendo a superare la contrapposizione fra utilitarismo/consequenzialismo e deontologia. L’Autore arriva ad affermare che “le teorie di Kant e Mill dovrebbero essere concepite quali divisioni in frammenti della filosofia morale tomistica, che risulta contemporaneamente deontologica e teleologica senza essere priva di coerenza (p.57)…”.

Il saggio di Helen Alford su “Il pensiero sociale cristiano e le deboli radici etiche della RSI” e assai ampio e articolato; in questa sede ci si limita ad evidenziare l’obiettivo di dare un solido fondamento alla RSI dal punto di vista delle radici etiche, non ritenendo pienamente adeguati allo scopo ne un approccio contrattualistico, ne la visione kantiana della teoria degli stakeholder come emerge dal libro di Freeman e Gilbert del 1988 su “Corporate Strategy and Search for Ethics”.

Utilizzando i concetti di Persona e Bene Comune, questo dettagliato e profondo contributo si incentra sull’obiettivo di trovare, anche come barriera ad abusi e strumentalizzazioni, un solido fondamento filosofico alla RSI, proponendo di definire un concetto di bene che permetta di conciliare il comportamento etico con il bene della persona che lo pratica.

La relazione fra persona e comunita (anche aziendale) viene affrontata seguendo l’impostazione di Maritain dell’essere umano come dualita, sia individuo, sia persona. Cio viene collegato ad una profonda analisi del concetto di bene comune, che distingue in particolare fra beni comuni fondanti (che sono buoni e utili come le fondamenta di una casa, ma che servono per qualcosa d’altro) ed eccellenti (che utilizzano i beni fondanti e sono buoni in se). Questa distinzione permette sia di attribuire un valore etico anche al conseguimento di redditivita, produttivita e benessere personale in genere, sia di non dimenticare le finalita essenziali della persona umana.

Un’ultima osservazione generale su questo testo: l’attuale situazione economico-sociale non e caratterizzata solo da una grave crisi finanziaria ed economica, ma probabilmente dalla dimostrazione della inadeguatezza dipdf un troppo ottimistico dogma liberistico e dalla ricerca di qualcosa d’altro che non si e ancora trovato. Si tratta forse di costruire sistemi di pensiero economico meno fondamentalisti e piu aperti alla discussione sulla struttura dei loro secolari paradigmi, in senso kuhniano. Pur nel rispetto di ruoli ed autonomie nella ricerca, l’etica d’impresa potra sicuramente dare una mano a questo lavoro, ma solo se al di la delle diverse posizioni di principio, insistera nello studiare i suoi fondamenti, come appunto si fa in questo libro.

 

 

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