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Rivista di etica e scienze sociali / Journal of Ethics & Social Sciences

 

Migrazioni, colonizzazioni, guerre, spostamenti di popolazioni sono per gli antropologi un campopdf privilegiato di studio sull’incontro e lo scontro tra culture ed i loro sistemi valoriali. Soprattutto lo scontro ed il conflitto rivelano infatti quanto di culturale c’è in noi, il nucleo profondo della nostra identità che oscura e sommerge i valori degli altri e produce violenza; a volte estrema ed oscura.

E’ il caso di alcune forme di violenza sessuale di massa compiute in guerra o durante rivoluzioni e conflitti interni. Tra i moltissimi esempi possibili citerò il caso delle così dette “marocchinate” come, con infelice espressione, sono state chiamate le vittime dei goumiers, truppe marocchine facenti parte dell’Esercito francese impiegate durante la seconda guerra mondiale in Italia, in particolare nel frusinate e basso Lazio (maggio 1944). L’interpretazione di queste violenze è a tutt’oggi opaca ed oscura. C’è chi la riconduce alla presunta ‘bestialità’ dei violentatori, chi alla connivenza dei vertici militari (la “carta bianca”), chi a ragioni ‘religiose’ e non mancano interpretazioni ‘etniche’ peraltro vaghe ed indeterminate fino a confondersi con un generico razzismo.

Vorrei proporre in questa sede una interpretazione di questo dramma come scontro culturale tra il valore berbero del goum e quello dell’onore di sangue proprio della nostra cultura popolare (in specie meridionale) per offrire un possibile e parziale orizzonte di senso e significato che certamente non sminuisce l’orrore ma contribuisce semmai ad una sua più consapevole conoscenza critica.

Il teatro di questo scontro furono i monti Aurunci dove si svolse una delle più sanguinose battaglie degli Alleati contro la Linea Gustav. Qui vennero a combattere soldati da tutto il mondo: spesso per una guerra che non capivano. Tra questi, i goumiers marocchini, truppe coloniali reclutate nei villaggi dei monti dell’Atlante con un’esplicita e dichiarata missione suicida, una sorta di “guerra santa” : “dobbiamo lavare la bandiera della Francia nel nostro sangue” 1. Questo era il prezzo dell’indipendenza promessa dai francesi.

I goumiers non avevano alcun idea della guerra moderna occidentale ma semmai della razzia o della repressione di razzie nemiche. Entrambe queste forme di conflitto prevedevano la predazione di beni e donne “nemiche”. La violenza sulle donne non era considerata uno stupro per i berberi (come per molti altri popoli nomadi); le sue valenze, molto più complesse, assumevano in combattimento il senso dell’ “accesso sessuale comune” ad una stessa donna per riaffermare la solidarietà maschile del gruppo combattente nel suo momento critico, esposto alla perdita ed alla disintegrazione.

In estrema e pertanto approssimativa sintesi, possiamo tradurre il significato berbero del goum 2 (una francesizzazione di qum) anzitutto come gruppo d’età (age group) che raccoglie i coetanei maschi dei villaggi berberi; un sodalizio fraterno teso a formare un nucleo coeso, reso immortale dalla sua unità che supera ogni contrasto, ogni egoismo, soprattutto la gelosia sessuale. 3 Una delle pratiche tradizionali (pre-islamiche) con cui veniva rinforzata la coesione dei coetanei era la pratica di una sessualità condivisa 4 con una stessa donna (al di là della propria sposa individuale). Quest’istituto (poliandrico) represso dall’islamismo, è sopravvissuto in pratiche residue e rituali, “trasferite” in contesti di guerra, razzia e conflitti tra villaggi e fazioni.

La pratica sessuale collettiva confermava l’ethos del gruppo ed i suoi valori contro gli egoismi particolaristici in un paese, come la Berberia, sempre esposta - scrive Robert Montagne 5 - al pericolo della dissoluzione, non individualistica ma particolaristica, delle tribù. L’endemica “anarchia” degli stati berberi appare infatti, secondo l’autore, sospesa e vinta proprio attraverso “la forza di un profondo sentimento di aiuto reciproco che si manifesta durante la guerra” 6. Questo ‘sentimento sociale’ è suscitato anche grazie a tale istituto consuetudinario ispirato - se non a forme poliandriche vere e proprie - allo spirito che le animava.


Investito di molteplici significati simbolici, il valore del goum si rivelava estremamente funzionale perché l’appartenenza, riconfermata anche nella morte in battaglia, avrebbe aperto ai caduti le vie del cielo ed assicurato ai superstiti l’unità, l’onore e la vittoria: in termini simbolici, l’eternità. Altre due componenti valoriali forti del principio goum derivano dall’analogia tra donna/terra e fecondazione e dall’esperienza precoce infantile della filiazione multimaterna.

Nei massicci montuosi, patria dei berberi, i sentimenti di solidarietà e mutualità si associano proprio all’appartenenza comune del gruppo alla terra. 7 La terra, a sua volta, come in molte società mediterranee mostra analogie profonde con la fecondità femminile, dalla tradizione della Grecia omerica 8 all’Islam. 9

La filiazione multimaterna 10 e la sessualità condivisa producono pertanto solidarietà, rendono fertile e domestica una terra estranea ed ostile, attraverso l’omologia forte coltivazione/lavoro sessuale così come l’allattamento tradizionale produce la fratellanza dei goumiers; partecipi dello stesso latte, della stessa vita, resa eterna dal legame spirituale che niente poteva rompere, ma che necessitava di pratiche reali e rituali in cui la donna è un elemento simbolico strategico e coesivo. Un episodio raccontato da alcune superstiti delle violenze dei goumiers nei Monti Aurunci illustra bene questa interpretazione 11.

Una coppia di contadini dei Monti Aurunci, rifugiatasi in montagna per sfuggire ai bombardamenti, viene sorpresa dai goumiers. Invano il marito cerca di proteggere la moglie, il suo onore ed il proprio. I goumiers lo uccidono, proprio per la sua resistenza attiva, e compiono poi uno strano rito. Tengono la donna per due giorni in una sorta di cerchio di pietre (chiamato ‘culla’ nelle narrazioni dei testimoni), esercitando l’accesso sessuale comune. Poi l’abbandonano sul posto, ritornando al fronte e nel partire le lasciano accanto caramelle, cioccolate, biscotti. Non si tratta di una “remunerazione” per l’uso sessuale, come si potrebbe pensare; è invece il riconoscimento rituale del ruolo di “sposa comune” , forzatamente impostole, che ha ricostituito la loro fratellanza spirituale. Per la donna invece si inaugura l’elaborazione del lutto associato alla colpa per il marito ucciso ed alla vergogna dell’onore perduto, che la seguirà per tutta la vita.

Colpa e vergogna sono sentimenti sociali; precocemente associati alla violazione di valori femminili quali la fedeltà, verginità e purezza sessuale e di valori maschili di difesa e protezione della propria donna e della propria famiglia. Producono devastanti dinamiche psicologiche nei superstiti che ancora oggi si conservano sotto forma di una memoria traumatica. Gli stupri dei goumiers lasciarono dietro di loro crudeli drammi “dell’onore”. Le stesse vittime si addossarono pesantissimi oneri di colpa (per aver tradito” il marito) e di vergogna (per la perdita di purezza e/o fedeltà) probabilmente non ignorati dai loro violentatori 12.

L’esito traumatico della scena di violenza ricordata non è legato pertanto solo alla violenza fisica e sessuale subita. Più devastante è stato l’esito di lungo periodo dell’onore perduto (violazione dell’honour concern) e della vergogna patita perché, come efficacemente commenta una testimone, “Non era colpa sua, ma comunque non era più una donna pulita 13.

La violazione dei valori, secondo i codici locali, va infatti al di là dell’intenzionalità: “Nelle culture della vergogna - scrive Andrea Mubi Brighenti - non esiste neppure il concetto dell’ingiusta accusa, poiché l’accusa di per se stessa genera oggettivamente la vergogna, un sentimento pubblico e visibile che non ha nulla a che fare con la (buona o cattiva) coscienza. Le culture della vergogna – quanto meno intese come tipi analitici ideali – sono anche culture dell’onore: la vergogna infatti è il sentimento che segue alla perdita dell’onore inteso come stima e buona reputazione di cui si gode”. 14

La guerra è spesso l’evento che denuncia le contraddizioni profonde esistenti tra culture ed in una stessa cultura in tutta la loro drammaticità. Se questo poteva essere considerato un tempo l’esito fatale dell’incontro-scontro tra popoli diversi che venivano a contatto per la prima volta, lo scenario contemporaneo di globalizzazione diffusa che mescola costantemente culture, etnie, popoli e valori pone un concreto problema di pedagogia dell’incontro inter- culturale. Cioè campagne attive e permanenti di conoscenza e confronto con le culture (valoriali ed etiche) degli altri, in forme reciproche, per emancipare dal pregiudizio e dall’insofferenza, dall’incomprensione e dall’ostilità, fino alla violenza. La conoscenza dei valori altrui può trasformare un’alterità estranea e pericolosa in una vicinanza possibile e negoziabile. La necessità di riflettere (e far riflettere) sui nostri ed altrui sistemi di valore, le loro diversità e somiglianze, è la necessità di evitare il ripetersi del loro ‘fatale’ confliggere, spesso strumentale alle politiche di vecchi e nuovi stati nazionali. Anche per evitare tali usi politico-economici sarebbe auspicabile promuovere conoscenze critiche dei valori come pietre di fondazione di durevoli culture di pace.

 

Bibliografia

Baxter, P.T.,W e Almagor, Uri (a cura di) Age, generation and time, St. Martin’s Press.New York1978;

Brighenti, Andrea (2008) Tra onore e dignità: per una sociologia del rispetto. Quaderni del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale , 40 . Università di Trento. ISBN ISSN: 1828 – 955 X – http://www.unitn.it
Benet, F. Les marchés explosives dans les montagnes berbères, New York, The Free Press, 1957;

Detienne M. Demeter. In : Dictionnaire des Mythologies. Paris : Flammarion; 1981;

Lacoste-Dujardin, Camille, La filiazione attraverso il latte nel Maghreb, http://www.cliniquetransculturelle.org

Levine Nancy e Sangree, Walter, Women with many husbands, Journal of Comparative Family Studies, 11(3): 385-410.

Robert Montagne, Ribelli del deserto. Vita sociale e politica dei berberi, L’Ancora del Mediterraneo, 2000;

A. Riccio, Etnografia della memoria. Storie e testimonianze del secondo conflitto mondiale nei monti Aurunci, 2008, Kappa edit., Roma;

The Encyclopaedia of Islam, New Edition, Leiden, E.J. Brill, London Luzac & Co., 1960, PISAI, n. 4953 R2200;

Schultz, E. e Lavenda, R., Antropologia culturale, Zanichelli, Bologna, 2010:282

 

NOTE

1 nel film Indigènes , 2006, del regista francese-algerino Rachid Bouchareb.

2 Voce qum, in: The Encyclopaedia of Islam, New Edition, Leiden, E.J. Brill, London Luzac & Co., 1960, PISAI, n. 4953 R2200 .

3 Schultz e Lavenda, Antropologia culturale, Zanichelli, Bologna, 2010:282; Baxter, P.T.,W e Almagor, Uri (a cura di) Age, generation and time, St. Martin’s Press.New York1978:17).

4 Levine Nancy e Sangree, Walter, Women with many husbands, Journal of Comparative Family Studies, 11(3): 385-410.

5 Robert Montagne, Ribelli del deserto. Vita sociale e politica dei berberi, L’Ancora del Mediterraneo, 2000:93.

6 Robert Montagne, Ribelli del deserto. Vita sociale e politica dei berberi, L’Ancora del Mediterraneo, 2000:46.

7 F. Benet, Les marchés explosives dans les montagnes berbères, New York, The Free Press, 1957.

8 Detienne M. Demeter. In : Dictionnaire des Mythologies. Paris : Flammarion; 1981. “Attraverso la cerimonia del matrimonio, la donna si vede identificata con un campo sul quale il lavoro della terra e la semina sono fatti dallo sposo, procreando figli legittimi”.

9 Sura II, La giovenca, versetto 223 : “Le vostre spose per voi sono come un campo. Venite pure al vostro campo come volete, ma predisponetevi”.

10 Camille Lacoste-Dujardin, La filiazione attraverso il latte nel Maghreb, http://www.cliniquetransculturelle.org

11 A. Riccio, Etnografia della memoria. Storie e testimonianze del secondo conflitto mondiale nei monti Aurunci, 2008, Kappa edit., Roma.

12 “ Il concetto di onore e i suoi codici si declinano geograficamente in modi distinti ma anche con notevoli parallelismi, se si considerano comparativamente gli studi sulle culture africane [Evans-Pritchard 1940; Spencer 1965], mediterranee e mediorientali [Abu-Lughod 1999; Boehm 1984; Campbell 1964; Peters 1964; Stewart 1994] e nordiche [Miller 1990], cfr, Brighenti, Andrea (2008,p. 36).pdf

13 A. Riccio, Etnografia della memoria. Storie e testimonianze del secondo conflitto mondiale nei monti Aurunci, 2008, Kappa edit., Roma, p. 185.

14 Brighenti, Andrea (2008) Tra onore e dignità: per una sociologia del rispetto. Quaderni del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale , 40 . Università di Trento. ISBN ISSN: 1828 – 955 X – http://www.unitn.it

 

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